Si trova a 2,7 miliardi di anni luce dalla Terra. Rilevati anche due buchi neri molto più piccoli ma molto vicini a noi, a 1'500 e 3'000 anni luce
Un colosso, 32,7 miliardi di volte la massa del nostro Sole, e due ‘farfalle’ vicinissime alla Terra: la capacità di individuare e studiare i buchi neri, mostri cosmici per definizione invisibili, fa passi da gigante e lo dimostrano due studi pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society usando due innovativi metodi completamente differenti.
Quello scoperto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da James Nightingale, dell'Università di Durham nel Regno Unito, è uno dei buchi neri supermassicci più grandi mai individuati, una massa di ben 32,7 miliardi di volte quella del Sole, e si trova a 2,7 miliardi di anni luce.
"Tutto ciò basta a renderlo interessante ma a rendere il lavoro ancor più importante – ha commentato Crescenzo Tortora, dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell'Istituto Italiano di Astrofisica (Inaf) - è il metodo con cui è stato identificato, ossia l'uso di una lente gravitazionale". Si tratta di un fenomeno di distorsione della luce, già previsto dalla relatività di Einstein, che si sta utilizzando sempre di più in questi ultimi anni e permette di aprire nuove possibilità per l'astronomia: "Le lenti gravitazionali sono una sorta di miraggio dovuto alla forza di gravità", ha detto Tortora.
"In qualche modo – ha proseguito – è simile a quel che osserviamo quando vediamo un oggetto dietro a un bicchiere di vetro. La luce dell'oggetto viene distorta dal vetro, nella lente gravitazionale la distorsione è dovuta alla gravità generata da una grande massa posta tra noi e un oggetto lontano".
La lente di questo studio è la galassia al centro dell'ammasso Abell 1201 che nelle immagini scattate da Hubble appare circondata da affascinanti immagini distorte di una galassia più lontana alle spalle di Abell 1201. In questo caso al centro dell'attenzione non è stata l'immagine distorta ma la lente stessa: analizzando la distorsione si è verificato che al centro della galassia-lente c’è un colosso invisibile, un buco nero di 32,7 miliardi di volte la massa del Sole.
Metodo completamente differente ha permesso invece a ricercatori guidati da Kareem El-Badry, del Centro Harvard-Smithsonian e Istituto Max Planck, di scoprire invece due ’farfalle’, due buchi neri molto più piccoli (circa 10 volte la massa del Sole) ma molto vicini a noi, a 1’500 e 3’000 anni luce, i più vicini mai scoperti da sempre.
Questa volta la scoperta è arrivata dall'incredibile sensibilità di Gaia, il satellite dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) che sta realizzando la più completa mappa delle stelle della nostra galassia e in grado di osservare anche i più piccoli movimenti delle stelle.
I ricercatori hanno osservato delle piccole ‘vibrazioni’ di alcune stelle che sembrerebbero ruotare attorno a una loro piccola e densa compagna però invisibile: analisi più approfondite indicano in due casi essere 2 piccoli buchi neri che non emettono alcun tipo di radiazione e di fatto sarebbero praticamente invisibili.
"Si tratta di metodi molto interessanti – ha commentato Tortora – e per quanto riguarda le lenti gravitazionali contiamo a breve di avere importanti miglioramenti soprattutto con il telescopio spaziale dell'Esa Euclid che si lancerà quest'estate. A oggi conosciamo solo qualche centinaio di casi di lente gravitazionale, con Euclid prevediamo di poterne scoprire centinaia di migliaia".