Il biologo evoluzionista statunitense era conosciuto per i suoi studi sulla variabilità genetica umana, criticando i lavori sul legame tra razza e intelligenza
È morto lo scorso 4 luglio, a Cambridge, Richard Lewontin, genetista e biologo evoluzionista statunitense, uno dei pionieri della genetica delle popolazioni. A darne la notizia l'Accademia nazionale dei Lincei, di cui era socio. Nato a New York il 29 marzo 1929, Lewontin si laureò prima nel 1951 in Biologia all'università di Harvard, poi in Statistica matematica nel 1952, per poi conseguire il dottorato in Zoologia alla Columbia University, dove fu allievo del genetista Theodosius Dobzhansky. Dopo aver insegnato in varie universitá, dal 1973 è stato docente di Zoologia e di Biologia all'università di Harvard. Socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Lewontin ha avuto un ruolo guida nello sviluppo delle basi matematiche della genetica delle popolazioni e della teoria dell'evoluzione, ed è stato uno dei primi ad applicare tecniche di biologia molecolare, come l'elettroforesi su gel, per lo studio di problemi di variazione ed evoluzione genetica. "La sua influenza internazionale, ma anche la sua costante partecipazione a iniziative italiane, lo hanno reso un attore vivace nel panorama culturale nazionale, anche per temi socialmente rilevanti", ha ricordato Giorgio Parisi, presidente dei Lincei. Tra le sue numerose opere vanno ricordati i due articoli del 1966, pubblicati con J.L. Hubby sulla rivista Genetics, con cui ha contribuito a porre le basi della moderna disciplina dell'evoluzione molecolare, e il volume 'La base genetica del cambiamento evolutivo'. In un suo articolo Lewontin mostrò che la maggior parte della variazione (80-85%) tra le popolazioni umane si verifica all'interno di gruppi geografici locali, e che le differenze attribuibili ai tradizionali gruppi razziali costituiscono una parte minore della variabilità genetica umana (fino al 15%).