Nato a Winterthur, Ernst aveva ottenuto il Nobel nel 1991: le sue scoperte hanno aperto la strada alla moderna risonanza magnetica
Il premio Nobel per la chimica del 1991, lo svizzero Richard Ernst, è morto venerdì scorso all'età di 87 anni a Winterthur (ZH). Lo ha reso noto oggi la sua famiglia. Era considerato il padre della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare.
Ex professore del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) viveva dall'inizio dell'anno scorso in una casa per anziani della sua città natale. Lascia una moglie e tre figli.
Nato il 14 agosto 1933 a Winterthur, Ernst ha studiato chimica e trascorso tutta la sua carriera all'ETHZ. Il Politecnico federale di Losanna (EPFL) e l'Università di Monaco gli hanno conferito un dottorato honoris causa. È stato inoltre insignito dei premi Ampère, Benoist, Wolf e Horwitz.
Ha ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 1991 per i suoi contributi allo sviluppo della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, detta anche spettroscopia NMR, che ha aperto la strada alla tomografia a risonanza magnetica. Ha contribuito in particolare a migliorare la sensibilità di questa tecnica, testata per la prima volta negli anni Quaranta.
Alla fine degli anni Cinquanta in ambito scientifico si riteneva che la risonanza magnetica nucleare (NMR) fosse in un vicolo cieco, data la sua applicazione limitata. Richard Ernst fu uno dei primi a raccogliere questa sfida, lavorando su un tomografo NMR di Fourier durante un soggiorno negli Stati Uniti fra il 1963 e il 1968.
Al suo ritorno in Svizzera, ha continuato le ricerche in questa direzione in qualità di professore all'ETHZ. Il lavoro di Ernst ha gettato le basi per la moderna risonanza magnetica, che oggi viene usata in ogni ospedale e permette la visualizzazione non invasiva e senza radiazioni dei tessuti e degli organi del corpo.
Ernst è uno degli otto svizzeri ad aver vinto il premio Nobel per la chimica. L'ultimo è stato il vodese Jacques Dubochet nel 2017. Ha investito gran parte del denaro del prestigioso riconoscimento - 1,4 milioni di franchi all'epoca - nella sua collezione d'arte tibetana.
Appassionato d'arte, Ernst ha anche tenuto conferenze sulla pittura in Asia centrale o sull'analisi dei pigmenti con la spettroscopia Raman. Nel 2020 ha pubblicato la sua autobiografia, nella quale è molto critico nei confronti della ricerca accademica e invita gli scienziati a esprimersi pubblicamente sulle questioni sociali.