Scienze

Dal petrolio alle biotecnologie, la storia di Chakrabarty

I bassi prezzi del greggio negli anni Sessanta, l'idea di poter mangiare il petrolio e il primo brevetto per un organismo geneticamente modificato

Una fuoriuscite di petrolio, giustificazione ufficiale per i batteri di Chakrabarty (Archivio Keystone)
25 aprile 2020
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Prezzi così bassi per il petrolio, addirittura negativi, non si vedevano dall’inizio anni Settanta, da prima della crisi energetica del 1973. Un periodo in cui era così economico che alcuni hanno addirittura pensato di mangiarlo, il petrolio – o meglio di trasformarlo in una fonte di proteine per l’alimentazione animale. Un’idea che oggi appare assurda, tanto che si fa grosso modo il contrario con i biocombustibili, trasformando alimenti in carburante, però all’epoca economicamente sensata. Tanto da diventare un settore di ricerca che, pur non arrivando mai a un risultato concreto (anche per via della già ricordata crisi energetica), ha indirettamente portato alla rivoluzione delle biotecnologie e alle polemiche ancora oggi attuali sui brevetti degli organismi geneticamente modificati.

Una storia che può essere utile ripercorrere e che ha un protagonista inaspettato: Ananda Chakrabarty, figlio di commercianti di cereali indiano che, dopo il dottorato in microbiologia all’Università di Calcutta, ottiene un assegno di ricerca dell’Università dell’Illinois. Poi, nel 1971, l’assunzione nei laboratori della General Electric a Schenectady, nello Stato di New York. Cosa ci fa un microbiologo nei prestigiosi laboratori dove, negli anni, sono usciti diodi laser, motori a reazione e turbine? La risposta è semplice: negli anni Settanta – complice probabilmente anche la conclusione del programma Apollo – gli investimenti nel settore aerospaziale erano in calo, quindi perché non esplorare altri settori? Chakrabarty in particolare si occupava della trasformazione del letame in una sostanza più versatile, ma la sua passione era la degradazione degli idrocarburi e così il tempo libero lo trascorreva in laboratorio a cercare dei batteri in grado di “digerire” il petrolio, in modo da trasformare questa sostanza abbondante ed economica in pregiate proteine. Poi, certo, c’era anche la possibilità di impiegare questi batteri per la bonifica ambientale in caso di fuoriuscite dagli impianti di estrazione. Nel 1972 i suoi sforzi arrivarono a un risultato: un batterio nuovo, geneticamente modificato prendendo pezzi di Dna di altri batteri, in grado di “mangiare” il petrolio. Una scoperta, o invenzione, che Chakrabarty ha subito pensato di annunciare al mondo, andando a un convegno internazionale a Tel Aviv – per partecipare al quale doveva però chiedere l’autorizzazione ai capi. Poco prima della partenza, il microbiologo incontrò il vicepresidente della General Electric Arthur Bueche nel bagno degli uomini, e così lo storico Daniel Kevles ricostruisce il dialogo: “Fai sul serio con i batteri mangia-petrolio?” “Certo, infatti la vado a presentare” “Se sei sicuro della cosa, la prima cosa da fare non è una presentazione, ma la richiesta di un brevetto”.
Così i batteri sono finiti nelle mani dei legali dell’azienda che si sono occupati della richiesta. I tempi stavano già cambiando e così nel brevetto è stata lasciata da parte la faccenda delle proteine, concentrandosi sulla bonifica ambientale – ma la scelta decisiva fu un’altra. Una qualsiasi azienda farmaceutica avrebbe infatti cercato di brevettare il procedimento per ottenere quei batteri, ma non i batteri stessi, considerati non brevettabili in quanto esseri viventi. “Perché no?” pare abbia risposto il legale della General Electric Leo MaLossi.
Il caso è noto: l’Ufficio brevetti statunitense rifiutò la domanda, ma Chakrabarty (formalmente il brevetto era suo) fece ricorso. Il caso arrivò fino alla Corte suprema degli Stati Uniti che a maggioranza decise in favore del microbiologo (e della General Electric): la vita è brevettabile – o meglio il fatto che i batteri siano esseri viventi non impedisce che possano anche essere il frutto dell’inventiva umana.

Da qui, grazie anche alla tecnologia del Dna ricombinante che Chakrabarty ancora non conosceva, il grande sviluppo delle biotecnologie – e i grandi dibattiti sugli organismi geneticamente modificati, nel quale i “brevetti sulla vita” sono oggetto di contese non sempre equilibrate. E tutto deriva da lì, dalla passione di un microbiologo indiano e il basso prezzo del petrolio.