Sogno o son Festival

Loredana, Angelina e Annalisa, un Sanremo per tre (le pagelle)

Bertè è ‘Pazza’ e l’Ariston è pazzo di lei. The Kolors fuori dalla Top 5. Nel Sanremo delle case d’artista, ‘Ti muovi’ di Diodato è un’opera d’arte

In vetta
(Keystone)

Dopo la prima serata, per la giuria stampa e web Loredana Bertè è in vetta alla Top 5 di Sanremo. Dietro di lei, Angelina Mango, Annalisa, Diodato e Mahmood. Premesso che “sì, andateci voi su quel palco se ne siete capaci”, così alle nostre orecchie sono suonate le canzoni del 74esimo Festival della Canzone italiana, in ordine di apparizione sul palco:

Clara, ‘Diamanti grezzi’ – ★★★✩✩ – In mise catarifrangente, Miss Sanremo Giovani non canta perché è la Crazy J di ‘Mare fuori’, ma perché il regista di ‘Mare fuori’ l’ha sentita cantare su Instagram. Brano un po’ Madame e un po’ Lazza, radiofonico tanto quanto lei è televisiva. Ci invita a prendere “oro dai fallimenti”, e noi raccogliamo. Giudizio: claro (che sì)

Sangiovanni, ‘Finiscimi’ – ★★✩✩✩ – Con frammenti di Achille Lauro (“Aspetto la fine, tradiscimi”), Santantonio canta un brano supermelodico da vero matusa, nell’abuso di vocali tipico suo, lui che riesce – in quanto santo, anche se non sono pani e pesci – a trasformare le ‘a’ in ‘o’ (“Tu che non mi omi e io oncora che ti chiomo per dirti”. E anche “Bugiordo”). E vogliamo parlare di “Ti ho scritto mille lettere e non dirti neanche una parola”? Giudizio: santocielo

Fiorella Mannoia, ‘Mariposa’ – ★★★★★ – Pare la sera delle cover e invece è la gara. Un fior di canzone per un cantar di donne senza retorica, un po’ sudamericano come piace a chi ha cantato il ‘Sud’. Perché è di mariposas come questa che Sanremo ha estremo bisogno. Giudizio: deandreiana. Anzi, fossatiana. Anzi, mannoiana

La Sad, ‘Autodistruttivo’ – ★✩✩✩✩ – Ci sono un veneto, un pugliese e un bresciano, ma non è una barzelletta. O forse sì. Più Avril Lavigne che Sex Pistols (cit), anche al netto dell'impegno sociale (ma qui comanda la musica). Giudizio: autostop

Irama, ‘Tu no’ – ✩✩✩✩✩ – “Solo una stupida canzone / per riuscire a riportarti da me”, verso del quale scegliamo la prima metà. Giudizio: è nel titolo

Ghali, ‘Casa mia’ – ★★★✩✩ – Generose stelle al groove e al vecchio concetto che casa mia o casa tua sono uguali perché il cielo è lo stesso. Bella l’idea di un alieno che arriva sulla terra a dire la sua, anche se non nuovissima. E un appunto: un posto a sedere per l’extraterrestre, l’Ikea poteva pure pagarlo. Giudizio: E.T. telefona Ghali

Negramaro, ‘Ricominciamo tutto’ – ★★★✩✩ – Nel mood (ma anche nelle note) di ‘Stella di mare’ di Dalla, e con omaggi espliciti a Battisti, forse non la miglior canzone di sempre ma nemmeno la peggiore, che dal vivo dirà sempre di più. Giudizio: l’amore al tempo di Sangiorgi

Annalisa, ‘Sinceramente’, ★★★★★ – Scarrone canta l’invito a ritagliarsi i propri spazi prima di condividerli con lui, o con lei (o con lei che bacia lui). Insomma, in questa canzone che funziona fino all’ultima nota (e il reggicalze non c’entra) il mon amour è l’amour per sé stessi prima di tutto. Giudizio: decisamente

Mahmood, ‘Tuta gold’ – ★★★✩✩ – La voce è un marchio, le storie metropolitane anche e pure il Maghreb pulsante. Il sospetto è che di tutto il testo l’Italia abbia compreso solo “5 cellulari nella tuta gold”. Giudizio: all’intenzione

Diodato, ‘Ti muovi’ – ★★★★★ – Diodato da Diodato, generato non creato, la canzone se l’è scritta da sé partorendo un elefante, quando gli altri si mettono in dieci per partorire topolini. Prima faceva rumore, ora si muove: sono le cose che si muovono dentro, come le belle canzoni. E quando entrano i danzatori... Giudizio: molto mosso, con moto ondoso in aumento

Loredana Bertè, ‘Pazza’ – ★★★✩✩ – Madonna le ha rubato il look e forse anche Billie Eilish. Scritta da altri con la biografia in mano, è l’ennesima ‘Non sono una signora’, che paga sempre. Nel momento finto rock spicca, alla maniera di “sei bello e ti tirano le pietre”, il verso “prima ti dicono che sei pazza, poi ti fanno santa”. Giudizio: santa subito (grida l'Ariston)

Geolier, ‘I p’ me, tu p’ te’ – ★★✩✩✩ – Ci sono un D’Alessio (Francesco) che firma la musica e un D’Alessio (Giggino) che duetterà di venerdì. Emanuele Palumbo canta storie (napoletane) di tutti i giorni, quelle di chi nonostante il successo non ha lasciato il quartiere d’origine (che non è proprio Montecarlo). Musicalmente, ci prende per sfinimento; quanto al testo, magari uno non ci capisce nulla, ma quanti italofoni conoscono a memoria i testi di Eminem? Giudizio: chi vuole capire, capisca

Alessandra Amoroso, ‘Fino a qui’ – ★★★★✩ – Un po’ ‘Due vite’ e un po’ ‘Sally’ (dichiaratamente, “senza avere più voglia di fare la guerra“). Bella canzone notturna retta dal poetico cadere da un grattacielo e giungere alla conclusione che – prima di spiattellarsi al suolo, o di aggrapparsi al marciapiede come nella nota barzelletta – tutto sommato non è ancora finita. Giudizio: fino a qui, mica male

The Kolors, ‘Un ragazzo una ragazza’ - ★★★★★ – È vero, “l’amore non si può cantare in una strofa da otto”, ma l’italofunky à la Daniele Silvestri sì. Il tormentone è virale come “dan dabadan dabadan” o come “Apri la porta a un guerriero di carta igienica”. Viva i ragazzi e le ragazze, quelli di una volta e quelli di oggi, in bianco e nero o a Kolori. Giudizio: italogusto

Angelina Mango, ‘La noia’ – ★★★★★ – È una pentola a pressione con dentro il talento, Angelina, sa di etnico e neomelodico, di ritmico e autoterapico. Babbo Mango, sette volte a Sanremo, duetterebbe orgoglioso e a suo modo lo farà venerdì (alla faccia degli haters). “È la cumbia della noia”, la noia creativa, che pare un assurdo e invece è soluzione. Giudizio: ciumbia!

Il Volo, ‘Capolavoro’ – ★★★★✩ – Echi di Sakamoto e canto lirico quanto basta a ricordare che sì, cantano bene anche il pop, ma sono pur sempre I tre tenori. È il momento ‘Scuola di musica’, luogo in cui la melodia è rispettata, l’armonia anche e il buon gusto pure. Non sarà nuovo, ma è bello. Giudizio: tutti i sogni ancora in Volo

BigMama, ‘La rabbia non ti basta’ – ★★★✩✩ – Vista lo scorso anno a cantare ‘American Woman’ con Elodie, torna in prima persona a cantare di quando le tiravano le pietre, e non è Antoine. La sua gioia sul palco è riscatto, accettazione, conquista. La sua pasta patate e provola, invece, è nella Rosticceria poco dopo il Palafiori e te la offre lei. Giudizio: mama son tanto felice

Ricchi e Poveri, ‘Ma non tutta la vita’ – ★★★✩✩ – Dirige la storia della musica italiana Lucio Fabbri. Che gli vuoi dire ad Angela e Angelo, monumenti dell’italodisco in uno stornelletto ballerino che pare scritto per Annalisa. Gli arrangiatori se la sono spassata, saccheggiando (in minore) ‘Can’t Take My Eyes Off You’ e recuperando i timpani di ‘Tanti auguri’, quelli sui quali la Raffa, trent’anni prima di Shakira, scuoteva il bacino e il casco biondo. Anche gli autori del testo devono essersela spassata quando hanno scelto di cominciare con “Che confusione”, che è un po’ come se il prossimo singolo di Vasco iniziasse con “Respiri piano”. Giudizio: la vita l’è (abbastanza) bèla

Emma, ‘Apnea’ – ★★✩✩✩ – E all’improvviso arriva una canzone tipo Umberto Tozzi. Tra Emily Dickinson (“Se avessi un telecomando non ti cambierei mai”) e Coco Chanel (“Tagliami il cuore se vuoi con un paio di forbici”), due stelle al ritornello col ‘giro di do’, soluzione armonica che è come il fritto, rende mangiabile tutto (anche gli insetti). Giudizio: Emma, stiamo qui, stiamo là

Renga e Nek, ‘Pazzo di te’ – ★★★✩✩ – “L’amore è un giudice / È un miserabile / Lo trovi in tasca ma / Non lo puoi spendere”. Sempre di pazzia si canta, ma più rock di ‘Pazza’. Passa il tempo e il vibrato di Renga è sempre più renghiano e quello di Nek è sempre più stinghiano. Inizia ‘Margherita’, continua ‘Senza parole’ e finisce bella. Almeno per noi. Giudizio: elogio della follia

Mr. Rain, ‘Due altalene’ – ★✩✩✩✩ – È il Ludovico Einaudi del pop, quattro accordi non uno di più, metti che poi la casa discografica si offende. Nell’immobilismo armonico, il Balardi (Mattia) che scrive solo nei giorni di pioggia se ne esce sempre con qualcosa che resta, l’altra volta erano i ‘Supereroi’, stavolta le comete, che non saranno “Comete come te” (‘Noi no’, Claudio Baglioni), ma alla fine decide il pubblico. Giudizio: altalenante

BNKR 44, ‘Governo punk’ – ★★✩✩✩ – Cinque simpatici giovani cazzari che cantano com’è bella la città, com’è grande la città, ma la provincia è il massimo che c’è (anche se “la nebbia è la stessa dal 2003”). Tutto il nostro appoggio alla generazione italiana che aspetta un governo punk e invece si ritrova un governo fascista. Giudizio: piove, governo punk

Gazzelle, ‘Tutto qui’ – ★★★✩✩ – Il giovane con la faccia da Noel Gallagher canta la più minimalista e tananiana di tutte le canzoni di quest’anno, retta da un concetto semplice semplice: guardare il soffitto stesi sul letto col raffreddore (con tutti gli eventuali problemi di respirazione derivanti dalla posizione). Giudizio: tutto qui? Sì, ed è bello così

Dargen D’Amico, ‘Onda alta’ – ★★★★★ – Il voto alla canzone è a come sarebbe stata, perché nella sua prima esecuzione il D’Amico va a farfalle, e non sono mariposas. Nel martello “Navigando navigando verso Malta / Senza aver nuotato mai nell’acqua alta”, come un moderno Renato Rascel (“È arrivata la bufera, è arrivato il temporale”) Dargen fa ballare l’umanità alla deriva, in un finale apocalittico alla ‘Don’t Look Up’. Dedicato ai degregori ritiratisi sotto la campana di vetro del “no, io questi temi non li canto più”. Giudizio: di’ qualcosa di sinistra

Rose Villain, ‘Click boom!’ – ★★✩✩✩ – A Sanremo Lucio Dalla cantò ‘Paff… bum’, ma è solo assonanza. Al netto di note autotunate lunghe come coltelli per il pane, il ritornello è “una canna”, come si dice nei migliori bar di Sanremo. Giudizio: notte Rose

Santi Francesi, ‘L’amore in bocca’ – ★★✩✩✩ – Da Sanremo Giovani. Il titolo è pirandelliano, ma è solo un errore di ortografia (si doveva chiamare ‘L’amaro in bocca’). Giudizio: acqua in bocca

Fred De Palma, ‘Il cielo non ci vuole’ – ★★✩✩✩ – Stonare con l’autotune è criminale e a rimetterci è un buon pezzo. Giudizio: nemmeno noi

Maninni, ‘Spettacolare’ – ★★✩✩✩ – Il nome d’arte sembra l’incedere di un canto popolare sardo, perfetto per un duetto coi Tenores de Bitti se non li avesse già scelti Mahmood. Da piccolo, Maninni si è innamorato di Mary Jane, la ragazza di Spiderman, e almeno su questo siamo in sintonia. Giudizio: mah(ninni)

Alfa, ‘Vai!’ – ★✩✩✩✩ – Nel dare i fiori all’orchestrale, Alfa confonde il contrabbasso con un violino, “ma son ragazzi”. È quello di ‘Bellissimissima’, nell’estate 2023 dei superlativi assolutissimi. E all’improvviso arriva un pezzo tipo ‘Wanderwall’ degli Oasis. Giudizio: vai pure

Il Tre, ‘Fragili’ – ★✩✩✩✩ – È l’autotune che dovrebbe essere ingrediente e qui diventa espediente, con tutto il rispetto per il tema, cui va la stella. Giudizio: Fragile (quella di Sting)


Keystone
Diodato, ‘Ti muovi’ è performance