Il Castoldi canta un testo al vetriolo, diverso dall'originale, diretto al collega che lascia il palco. La sala stampa sceglie Diodato. Stasera la finale
Bugo abbandona il palco, non prima di essersi portato via uno dei due fogli sui quali – entrambi, presumibilmente – c’è una nuova versione di ‘Sincero’, riveduta e corretta da Morgan per dissidi che vengono dal pomeriggio di ieri, giornata di duetti che ha visto Morgan disertare le prove. I due non tornano sul palco e sono squalificati dal Sanremo 2020. «Poco male, abbiamo un pezzo in meno», commenta Fiorello, una di una lunga serie di battute. È il colpo di scena della serata di venerdì, e si deve a questi versi, riscritti da Castoldi per l’occasione:
Le brutte intenzioni la maleducazione
La tua brutta figura di ieri sera
La tua ingratitudine la tua arroganza
Fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa
Certo il disordine è una forma d’arte
Ma tu sai solo coltivare invidia
Ringrazia il cielo sei su questo palco
Rispetta chi ti ci ha portato dentro
E questo sono io
Era cominciata così
Di promessa in promessa, a patto di andare di record in record (di share), aveva promesso di vestirsi da Cantante Mascherato e così è stato, tranne che sotto la maschera da «Coniglio tattico nucleare» c’era la parrucca di Maria De Filippi. Nel Sanremo 2020 che per seguirlo «c’è gente che sotto la poltrona ha il pappagallo», nel Settantesimo di ‘Montagne verdi’ cantata su musica di ‘Generale’ di FDegregori (cit. Elio), e dopo il bacio a Tiziano Ferro, che il Dio dello spettacolo ci preservi Fiorello.
È questo il prologo di una serata interminabile nella quale Amadeus conduce da Paolo Jannacci (‘Voglio parlarti adesso’) fino alle 02.21. A ridosso della mezzanotte, quando sul palco dell’Ariston va in scena l’ennesimo ritorno di Mister Quandoquando Tony Renis, su ventiquattro cantanti se ne sono esibiti nove ed è certo che Masini si confronterà con se stesso (‘Il confronto’) davanti a un paio di brioche appena sfornate.
L’addio di Mollica
Lo salutano Vasco, Benigni e Sandrelli. Sarà l’ultimo balconcino per Vincenzo Mollica che va in pensione, ma prima passa dal Roof a dare l’arrivederci: «E adesso leviamoci di torno (edulcorato), che qui hanno da fare». L’extra-gara, più che per Dua Lipa, ha un senso per Ghali, che per la teoria “nascono trap e muoiono pop” presenta una gran bella cosa chiamata ‘Good times’, sempre meno trap, sempre più pop.
Vince Leo Gassmann e non ‘Va bene così’
È stata anche la serata di Gianna Nannini e di Tiziano Ferro nell’ultimo tributo a Sanremo (‘Portami a ballare’ di Luca Barbarossa). È stata la sera della finale delle Nuove proposte. Prima il dovere di cronaca e poi il commento, che del dovere di cronaca farà un sol boccone. La gara delle Nuove proposte è vinta, in orari da Carosello, da Leo Gassmann, artista di nota dinastia artistica, con ‘Vai bene così’. Ma non c’è molto altro da dire, se non registrare che il titolo dice il contrario di quanto ascoltato da dicembre a oggi, e prendere atto delle misteriose strade che portano al consenso popolare in quei meccanismi assurdi che sono propri delle cosiddette ‘gare canore’. La sedicenne Tecla, con ‘8 marzo’, resta un passo indietro (esattamente come la fidanzata di Valentino Rossi), malgrado Sanremo le abbia dato ulteriore consacrazione.
Si apre l’ennesima riflessione di gruppo che per tutta la settimana è ruotata attorno a una categoria dalla quale dipende il futuro del buon gusto musicale italiano; riflessione che parte dalla scelta di affidare a una giuria demoscopica di sole trecento persone la ‘sfoltitura’ che ha portato ai quattro finalisti. Vince Leo Gassmann, si è detto, con tutti i molti suoi problemi di metronomo (inizia il pezzo un quarto fuori, lo chiude battendo le mani dove non deve, si perde e si ritrova, e poi si riperde di nuovo, ritmicamente).
La musica, comunque, ringrazia Gassmann per quello 0,1 per cento in più – e già la parità è preoccupante – che in semifinale ci salva dall’ascoltare ancora una volta ‘Per sentirmi vivo’ del giovane Fasma, una melodia che poco si discosta dalla tromba bitonale dei clacson. L’orrore sonoro giunto sino a ieri la dice lunga sul concetto che oggi fare musica è più facile e che “se una volta a scuola, in una classe, c’erano al massimo due o tre musicisti, oggi potrebbero esserci anche venti trapper”, che non sono parole del giornalista, ma del direttore d’orchestra Peppe Vessicchio. Tecla, perfetta, preparata, talento naturale, se ne va col Premio Enzo Jannacci consegnatole dal Nuovo Imaie e col premio della Sala Stampa Lucio Dalla. E con la certezza che per lei, sì, va bene così.
Il voto della sala stampa
1. Diodato
2. Francesco Gabbani
3. Pinguini Tattici Nucleari
4. Le Vibrazioni
5. Piero Pelù
6. Tosca
7. Rancore
8. Elodie
9. Achille Lauro
10. Irene Grandi
11. Anastasio
12. Raphael Gualazzi
13. Paolo Jannacci
14. Rita Pavone
15. Levante
16. Marco Masini
17. Junior Cally
18. Elettra Lamborghini
19. Giordana Angi
20. Michele Zarrillo
21. Enrico Nigiotti
22. Riki
23. Alberto Urso
Eliminati: Bugo e Morgan