laR+ La retrospettiva

Sentito omaggio alla signora con la torcia

‘The Lady with the Torch. Il cinema e la Columbia’, classici e tesori nascosti dello studio hollywoodiano tra l’avvento del sonoro e la fine dei Cinquanta

Curata da Ehsan Khoshbakht e organizzata dal Locarno Film Festival in partnership con la Cinémathèque suisse
7 agosto 2024
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A cosa servono le Retrospettive? Oggi più che mai servono a non far morire il Cinema, la sua Storia che poi è la Storia di tutti noi. Soprattutto in questa che noi chiamiamo la civiltà delle immagini, quelle che riempiono i telefonini, i computer, le tv, le strade, gli aeroporti e le stazioni. A questo servono le Retrospettive. Lo sanno da tempo festival come Berlino e Locarno, che delle loro Retrospettive si fanno vanto; ci rinunciano in parte Cannes e, di più, Venezia, che in mente hanno tappeti rossi, copertine e selfie.

A febbraio la Berlinale ha presentato ‘An Alternate Cinema’, retrospettiva che analizzava il cinema tedesco tra il 1960 e il 2000, anni di Guerra fredda, muri, Germania divisa, crollo di ideologie e confini, pagine dolorose ed esaltanti di cui il cinema è stato testimone. Ecco a Locarno ‘The Lady with the Torch’, un cammino tra i film per raccontare gli Stati Uniti tra gli anni 20 e 60 dello scorso secolo, una società che cambia profondamente e della quale il cinema è parte integrante, tra la libertà dell’industria cinematografica del periodo, la Hollywood pre-codice tra l’adozione diffusa del sonoro nei film alla fine degli anni 20 e l’applicazione delle linee guida sulla censura del Motion Picture Production Code (popolarmente noto come Codice Hays), il 1° luglio 1934. Un periodo in cui alcuni film raffiguravano o implicavano allusioni sessuali, relazioni tra bianchi e neri, linguaggio volgare lieve, uso di droghe illegali, promiscuità, prostituzione, infedeltà, aborto, violenza e omosessualità. E i primi titoli della Retrospettiva appartengono a questo straordinario periodo di libertà.

‘Corned Beef and Cabbage’

La Columbia Pictures era nata, con altro nome, il 19 giugno 1918, quando i fratelli Jack e Harry Cohn e il socio in affari Joe Brandt fondarono la Cohn-Brandt-Cohn (CBC) Film Sales Corporation. Tra l’élite di Hollywood, la piccola reputazione dello studio ha portato alcuni a scherzare sul fatto che ‘CBC’ stava per ‘Corned Beef and Cabbage’ (Manzo in scatola e cavoli). Venne adottato il nome Columbia Pictures il 10 gennaio 1924 (e continuò operando come Columbia Pictures Corporation fino al 23 dicembre 1968). Nel 1926 cominciò a utilizzare quale logo l’immagine della personificazione femminile degli Stati Uniti. Il primo lungometraggio fu l’oggi perduto ‘More to Be Pitied Than Scorned’ di Edward LeSaint, del 1922. Il film, 20mila dollari di budget, fruttò alla società 130mila dollari di entrate. La linea di prodotti della Columbia consisteva principalmente in lungometraggi e cortometraggi con budget moderato, tra cui commedie, film sportivi, vari serial e cartoni animati. Harry Cohn divenne presidente nel 1932 e rimase anche a capo della produzione, concentrando nelle sue mani un enorme potere. Avrebbe diretto la Columbia per 34 anni, uno dei mandati più lunghi di qualsiasi capo di studio. A cambiare la storia della Columbia, attore minore a Hollywood, fu alla fine degli anni 20 l’associazione con un regista ambizioso, Frank Capra. Tra il 1927 e il 1939, questi spinse Cohn a ottenere materiale migliore e budget maggiori. Una serie di successi da lui diretti all’inizio e alla metà degli anni 30 consolidò lo status della Columbia come studio importante. In particolare, ‘It Happened One Night’, che quasi invase gli Oscar del 1934 e mise la Columbia sulla mappa delle grandi case hollywoodiane.

La Retrospettiva, curata da Ehsan Khoshbakht e organizzata dal Locarno Film Festival in partnership con la Cinémathèque suisse, racconta gli anni ruggenti di questo Studio che ebbe star come Jean Arthur e Cary Grant e poi Rita Hayworth e Rosalind Russell, Glenn Ford e William Holden. Columbia Pictures è membro della Motion Picture Association (Mpa), sotto Sony Pictures Entertainment, che ha collaborato alla Retrospettiva. Forse, per capire quanto è importante conoscere il Cinema storico per comprendere anche il presente, basta un titolo minore della bella scelta di film che compongono la sezione. Si tratta di ‘Sahara’ di Zoltán Korda, film del 1943 interpretato da Humphrey Bogart nei panni di un comandante di carri armati americano in Libia, basato sul romanzo ‘Patrol’ di Philip MacDonald e su un incidente descritto nel film sovietico del 1936 ‘The Thirteen’ di Mikhail Romm. L’adattamento è di John Howard Lawson, in seguito fu membro della lista nera degli Hollywood Ten.

Titoli

Tra i film da non perdere, ‘Three Wise Girls’ di William Beaudine (1932 pre-Code), di cui il critico di Variety scrisse: “… è fisicamente impossibile per Miss Harlow assumere i lineamenti ascetici che sono la base della virtù per il pubblico cinematografico, i suoi contorni e il modo di mostrarli non le permetteranno mai di intrufolarsi nella categoria delle brave ragazze, non importa quanto sinceramente lo desideri”. Di ‘Man’s Castle’ di Frank Borzage (1933 pre-Code) scrive Peter von Bagh, sulla Treccani: “Nelle immagini che chiudono il film, il treno sfreccia attraverso il paesaggio. Loretta Young è sdraiata nell’angolo di un carro bestiame, Spencer Tracy le poggia la testa sul petto. La macchina da presa sale lentamente e fa di quel loro primo piano una delle immagini più romantiche di tutta la storia del cinema – una visione trionfale di come niente sia impossibile, quando si tratta dell’umana felicità”.

Imperdibile “The Whole Town’s Talking” di John Ford (1935) con Edward G. Robinson nei panni di un uomo rispettoso della legge che ha una sorprendente somiglianza con un assassino. E ‘Craig’s Wife’ di Dorothy Arzner (1936), dell’unica regista del programma. Non ci si può dimenticare di Capra e del suo ‘Mr. Deeds Goes to Town’ e di ‘The Lady From Shanghai’ di Orson Welles (1947), con Rita Hayworth. Non resta che scusarsi per l’assenza qui di tutti gli altri titoli di una ghiotta Retrospettiva, che si scopre anche in un libro, ‘The Lady with the Torch. Columbia Pictures 1929-1959’, curato da Ehsan Khoshbakht.