Spettacoli

Hollywood omaggia John Waters, il ‘Papa’ del cinema trash

Il regista più controverso e censurato ha 77 anni, 60 li ha spesi dietro la macchina da presa. Dopo la stella sulla Walk of Fame, la retrospettiva

‘Pope of Trash’
(Keystone)
19 settembre 2023
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Lunedì scorso ha scoperto la stella con il suo nome sulla Walk of Fame; il giorno dopo ha inaugurato una vasta retrospettiva all'Academy Museum of Motion Pictures. John Waters, 77 anni e 60 dietro alla macchina da presa, è il regista più controverso, censurato e dissacrante del cinema americano, a oggi considerato un incorreggibile outsider. “Sono così rispettabile che mi viene il vomito”, ha commentato in occasione della presentazione della mostra ‘Pope of Trash’, che occuperà fino al 4 agosto 2024 l'ultimo piano del museo disegnato da Renzo Piano. L'epiteto – affibbiatogli dallo scrittore William S. Burroughs – rappresenta il titolo perfetto per i più di 400 oggetti esposti: manifesti, ritagli di giornali e riviste che l'hanno ispirato, foto dei casting, abiti di scena, props di ogni tipo e dimensione e tanti spezzoni dei suoi 12 cortometraggi. Un omaggio coloratissimo, kitsch e intrigante, che, insieme alla carriera di Waters dagli esordi indipendenti alle ribelli produzioni hollywoodiane, ricostruisce il nascere e l'affermarsi della sottocultura trash, come critica grottesca ai valori dominanti.

“Camminare tra le sale dell'esposizione è stato come aprire un cestino dell'immondizia pieno di ricordi. Sono solo grato che questo omaggio non sia postumo!”, scherza il regista di ‘Pink Flamingos’, ‘Hairspray’ e ‘Serial Mom’, che aggiunge: “Sono felice anche che siano rappresentati tutti quei lunatici antisociali che ho messo in scena. La mostra è una vera e propria reunion dei Dreamlanders”, gli abitanti della terra dei sogni: è questo il termine che fin dai primi esperimenti autoprodotti nelle periferie di Baltimora Waters ha usato per indicare la colorita banda di attori, artisti e manovali da set che popola il suo cinema davanti e dietro la macchina da presa. La capofila è ovviamente l'iconica drag queen Divine, protagonista, tra gli altri, del suddetto ‘Pink Flamingos’, film del 1972 nel quale interpreta una criminale che vive in una roulotte insieme al figlio Crackers, un feticista del sesso, la madre Edie, un'anziana obesa ossessionata dalle uova, e l'amica Cotton, una guardona.

Questa coraggiosa retrospettiva dedicata al Re del cinema di serie B proprio nel cuore dell'establishment hollywoodiano, di solito assai più convenzionale, rappresenta un paradosso che non sfugge allo stesso Waters: “Mi ritrovo nello stesso edificio dello Shirley Temple Education studio – ironizza nel catalogo della mostra –. Blasfemia? Miracolo? Entrambe le cose, spero”.