Non sarà l’Orson Welles di ‘The Stranger’, ma Leon Prudovsky e il suo ‘My Neighbor Adolf’, film che ha fatto discutere, non passano inosservati
Affollata conferenza stampa, di giorno, per il film ‘My Neighbor Adolf’ passato in Piazza Grande ieri notte. Erano presenti il regista Leon Prudovsky, l’attore scozzese David Hayman che nel film è l’ebreo Mr. Polsky, il divo tedesco ma trapiantato negli Usa Udo Kier che qui è Mr. Herzog, sospettato di essere Hitler, e l’attrice austriaca Olivia Silhavy che nel film interpreta Frau Kaltenbrunner, la segretaria di Herzog, e che con arguzia ha anticipato il moderatore nel presentare il film. Proprio Udo Kier, 260 screen credit inclusi film di Rainer Werner Fassbinder, Gus Van Sant, Lars von Trier e Alexander Payne – annunciando che a dicembre lo rivedremo nella parte di Hitler accanto a Al Pacino nella serie TV ‘Hunters’ – ha chiesto ai giornalisti presenti di evitare domande politiche, suscitando un po’ di malumore, visto che il clamore mediatico suscitato da diverse voci negli Usa e in Israele contrarie al dettato del film, era un sentiero interessante da seguire.
Il regista, Leon Prudovsky, ha spiegato la lunga gestazione del film, che nasce da un incontro con il co sceneggiatore Dmitry Malinsky in Brasile, una decina di anni fa, poi sviluppatosi anche attraverso il ricordo dei suoi nonni, cittadini russi che durante la Seconda guerra mondiale furono divisi: lui a combattere, lei in un campo d’internamento dove maturò una folle paura per i cani. E nel film questa paura la ritroviamo nel personaggio dell’ebreo. "Ho voluto raccontare una storia che mi è vicino – continua il regista – nonostante io rappresenti la terza generazione dopo la Shoah, per cui mi sento di poter anche prendere con un po’ di umorismo questo tragico e incancellabile evento". David Hayman ricorda che nel film, pur giocando con il fantastico, non si nasconde una parte che resta sempre oscura. Udo Kier spiega il suo approccio al personaggio, che adombra la figura del dittatore nazista: "Ho interpretato Hitler in tante commedie e film, e come ispirazione ho sempre la recita straordinaria di Charlie Chaplin in ‘The Great Dictator’. In America stanno criticando il film senza tener conto che non è un documentario, ma è una tragicommedia. E sono contento che Locarno abbia accettato di farlo vedere, è uno di quei film che non vedrete mai a Cannes e Venezia, festival troppo attenti al commerciale. Il film era finito due anni fa, cinque giorni prima delle chiusure per la pandemia e il tenerlo fermo è stato per tutti un bel problema, non sapevano più come rilanciarlo e Locarno è stata la grande occasione internazionale".
‘My Neighbor Adolf’, che ha accontentato Piazza Grande, è un nuovo film su un tema che il cinema ha a lungo frequentato, quello della caccia ai criminali nazisti sfuggiti alla giustizia internazionale al termine della Seconda guerra mondiale: uno per tutti, lo splendido ‘The Stranger’ che Orson Welles firmò e interpretò nel 1946. Leon Prudovsky non è uno che passa inosservato, se questo film sta provocando polemiche: anche il precedente, ‘Hamesh Shaot me’Pariz’, sua opera prima, ne aveva provocate tante, addirittura finendo tolto dai cartelloni delle sale in Francia. Lui non è certo Orson Welles, ma sa ben trattare il tema spinoso che va ad affrontare; non si dimentichi che si è fatto la mano con documentari e pubblicità. Qui ci porta in un remoto cantone rurale della Colombia per presentarci due anziani signori che per uno dei casi che la vita sottolinea si ritrovano vicini di casa, in quel luogo lontano dalla civiltà.
Siamo negli anni ’60 del secolo scorso, proprio al tempo in cui i servizi segreti israeliani avevano rapito in Argentina il criminale Adolf Eichmann, e uno dei due, Mr. Polsky (un intenso David Hayman) ha un numero tatuato sul braccio, ricordo di una prigionia in un campo di sterminio dove ha perso tutta la sua grande famiglia; come unico ricordo, il terrore per il ringhiare dei cani lupo, e il volto di Hitler visto un giorno nel 1934 durante un torneo di scacchi che il dittatore visitò. L’altro, Mr. Herzog (un sempre puntuale Udo Krier), vive appartato con l’unica compagnia di un fedele cane lupo e le visite frequenti della sua strana segretaria, una donna autoritaria che ogni tanto porta con sé delle persone misteriose. Polsky, solitario e scontroso, si convince che il vicino sia proprio Adolf Hitler; non è convinto che sia morto suicida, ma che, come altri criminali, sia riuscito a fuggire. Lo denuncia all’ambasciata israeliana, ma questi non credono al povero vecchio superstite e le prove che porta sono solo supposizioni. Decide allora di diventarne amico per scoprirne il segreto e l’altro accetta la sua amicizia, aiutata proprio dal gioco degli scacchi.
Polsky cerca all’interno della casa dell’altro, rischiando, le prove e una notte, mentre fugge dalla casa dell’altro inseguito dal cane lupo uccide l’animale per difendersi. Ma non ha tempo di pentirsi perché, notti dopo, vede uno dei visitatori misteriosi alzare il braccio teso e sente quell’agghiacciante ‘Heil Hitler’. Ora si convince anche l’ambasciata, ma le storie non sono così come sembrano, soprattutto se il tarlo dell’amicizia vuol cambiare le carte anche di fronte all’evidenza. Dicevamo di un film ben raccontato, con un cast adeguato, una buona fotografia del premiato Radek Ladczuk, e un attento montaggio di Hervé Schneid, quella di ‘Amélie’. Un film, ‘My Neighbor Adolf’, che merita, al di là delle polemiche, un caldo successo.