Francesco Gabbani, 'Viceversa' - ★★★★✩ - Ha un talento per gli inni che pare Modugno. Ed è il pop come sempre dovrebbe essere (sorriso e baffetti inclusi)
Nel volerlo paragonare a Domenico Modugno, uno che da vivo infilava successi a raffica, il titolo di questo articolo poteva pure essere ‘Nel blu dipinto di blu’, ma solo per chi avesse acquistato la versione deluxe con copertina a soffietto e involucro trasparente rigido a sé stante, una di quelle tentazioni delle cartotecniche che oggi rendono appetibile il supporto fisico di cui quasi nessuno sa più che farsene. Feticismi a parte, si parla del nuovo di Francesco Gabbani, che ha lo stesso titolo del singolo che ha quasi vinto Sanremo, e non solo perché il binomio sorriso-baffetto del carrarese faccia impazzire la fascia di pubblico femminile 25-90.
Nella ‘Viceversa’ del Festival, Francesco spostava la filosofia dal senso della vita a dinamiche più terra terra per spiegare “il complesso meccanismo che governa l’armonia del nostro amore” (non sarà la scimmia nuda, ma ne va comunque della nostra felicità). Perle pop-letterarie alla ‘Magellano’ (disco di ‘Amen’, ‘Occidentali’s karma’, granite, granate e tutto il resto) non mancano nemmeno nel ‘Viceversa’-album, identificativo del miglior pop che non è la parola che oggi unisce Pupo a Paul McCartney per il non essere di nicchia.
‘Viceversa’ è album di inviti: l’invito a rallentare in ‘Cinesi’, tastierosa alla maniera degli Ultravox (“Tutti che ci guardano perché non li guardiamo, noi che siamo in pace perché siamo quel che siamo”); l’invito a pesare le cose in ‘Einstein’ (“Grava la gravità, cadendo mi sollevo”), con citazioni di Marco Castoldi sui funerali e affettuoso buffetto al Mahmood-style; l’invito alla tolleranza, alla gentilezza, alla tenerezza, perché ognuna è una ‘Bomba pacifista’ (“Esplode dentro, danno che ti aggiusta”, con Pacifico); e l’invito al latin jazz di ‘Shambola’ [“Contiene un estratto di ‘September Second (Live)’ di Michel Petrucciani, Steve Gadd & Anthony Jackson)]. Ci sono pure la già estiva ‘È un’altra cosa’, la già edita ‘Duemiladiciannove’ e l’inedita ‘Cancellami’, mood ‘La mia versione dei ricordi’.
I carraresi (a proposito, giallo e blu sono i colori della Carrarese) chiedono i suoi versi sugli edifici cittadini e il Gabbani ricambia dedicando alla città l’autobiografica traccia fantasma ‘L’amico Fritz’ (“Nato nell’82 nella curiosa cittadina della pietra”), uno swing in cui, passi il sovrapompato mastering del tutto, si ha ulteriore conferma che il Gabbani è un musicista non solo perché i suoi hanno un negozio di musica. Insomma: avercene.