Culture

La vita da iena di Mister Blue, fra carcere e libri bestseller

Dopodomani sarebbe caduto il 90° compleanno di Edward Bunker, strepitoso romanziere crime che ha ispirato l’opera di Quentin Tarantino e di altri cineasti

In sintesi:
  • Non fosse scomparso nel 2005, dopodomani avrebbe compiuto 90 anni Edward Bunker, fra i maggiori romanzieri crime statunitensi
  • Grande ammiratore di questo scrittore è Quentin Tarantino, che alle sue opere si è ispirato e che ha voluto omaggiare Bunker affidandogli perfino una parte in ‘Le iene’, uno dei suoi capolavori
29 dicembre 2023
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Tutti coloro che amano i film di Tarantino avranno per sempre un debito con Edward Bunker, romanziere crime che con la sua opera e la sua biografia ha ispirato Quentin più di chiunque altro autore.

Molte scene, parecchi dialoghi, un montaggio sempre sorprendente e numerosissimi dettagli di film come ‘Le iene’ o ‘Pulp Fiction’ – ma anche di ‘Natural born killers’ di Oliver Stone, di cui il regista cresciuto in California scrisse la sceneggiatura – sono infatti direttamente estratti, per sua stessa ammissione, dai romanzi di Bunker, narratore che se fosse ancora vivo compirebbe dopodomani 90 anni e che ebbe un’esistenza ancor più affascinante e movimentata delle storie che scriveva.

Venuto al mondo nel 1933 non povero – ma trascurato dai genitori – Edward Heward Bunker, fin da piccolo irrequieto come un cavallo domato di fretta e allergico a ogni regola, crebbe fra servizi sociali, ospedali psichiatrici, riformatori e carceri, da cui spesso riuscì a fuggire, mettendo insieme un curriculum di tutto rispetto: a 17 anni, per dire, divenne il più giovane detenuto della storia che fosse mai stato rinchiuso nel famoso penitenziario di San Quentin.

Accusato di volta in volta di falsificazione di denaro, rapina a mano armata, traffico di droga ed estorsione, fino ai 45 anni trascorse oltre metà della sua vita dietro le sbarre, dove si fece una notevole cultura letteraria (Dostoevskij, Cervantes, Hemingway, Thomas Wolfe…) e dove, grazie alla macchina da scrivere ricevuta in dono da Louise Fazenda – ex star del cinema muto per la quale aveva lavorato come giardiniere fra una detenzione e l’altra quand’era ragazzo – si mise a scrivere racconti e romanzi per lo più direttamente basati sulle sue esperienze criminali di giovane sbandato.

Venne scoperto dal cinema

Il linguaggio scarno e diretto, il ritmo mozzafiato delle sue storie e l’aver vissuto sulla propria pelle il 99% di ciò che raccontava infusero alle sue opere un’invidiabile efficacia e ne fecero da subito un must per gli appassionati di quel tipo di narrativa. Testi che trovarono ben presto sbocco anche nel cinema, un mondo sempre alla ricerca di soggetti capaci di unire azione e crimine a una non trascurabile sensibilità nel tratteggiare i personaggi e la loro psicologia.

Il successo e i guadagni che ne ricavò permisero così a Bunker di poter vivere senza più delinquere e di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, che non si limitava più a romanzi e racconti, ma aveva ormai sconfinato nella stesura, di proprio pugno, di soggetti e sceneggiature.

Qualche titolo

‘Come una bestia feroce’ (No beast so fierce), romanzo del 1973 scritto interamente in cella, è un lucidissimo spaccato di un mondo abitato da personaggi spietati che nel crimine riconoscono l’unico codice a cui si sentono in dovere di rispondere. Cinque anni più tardi, su sceneggiatura firmata dallo stesso Eddie, quel libro diventerà – anche grazie alla magistrale interpretazione di Dustin Hoffman – uno dei film (‘Vigilato speciale’) più riusciti sul tema della difficoltà del reinserimento sociale per coloro che vengono liberati dalla detenzione e si ritrovano costretti, loro malgrado, a frequentare soltanto altri ex galeotti, finendo ovviamente per tornare a delinquere.

Sulla vita carceraria è basato invece un altro suo capolavoro, e cioè ‘Animal factory’ (1977), che all’inizio del nuovo millennio troverà una trasposizione cinematografica grazie alla regia di Steve Buscemi, che proprio come Tarantino ama alla follia Bunker, il quale anche in questo caso vergò personalmente il copione.

Di carattere ancor più autobiografici sono ‘Little boy blue’ ed ‘Educazione di una canaglia’ – come tutti gli altri pubblicati in Italia da Einaudi – che di fiction hanno pochissimo (il primo) o proprio nulla (il secondo), essendo fedelissimi resoconti della vita di Ed. Capitoli che spaziano fra le terribili esperienze giovanili, i lunghi anni trascorsi in gattabuia (ad esempio nella celeberrima struttura di Folsom oltre che nel già citato San Quentin), dove scrisse ben sette romanzi rimasti a lungo inediti e dove divenne confidente di Caryl Chessman – il più celebre detenuto-scrittore americano, poi giustiziato nella camera a gas – per giungere infine agli anni della redenzione.

Sul set a sua volta

L’entrata nel mondo del cinema consentì a Bunker di diventare amico di parecchi attori e registi, che impressionati dalla sua persona e dalla sua storia oltre che dai suoi scritti, gli vollero affidare parti – piccole o grandi – in una ventina delle loro pellicole. Senza dimenticare ovviamente le preziose consulenze e i fondamentali contributi che Eddie fornì a sceneggiature di film quali ‘Heat, la sfida’ o ‘A 30 secondi dalla fine’.

La sua più celebre partecipazione fu quella di cui lo omaggiò Quentin Tarantino, che ne ‘Le iene’ – grandiosa storia criminale – gli affidò la parte di Mister Blue. Di breve durata fu la partecipazione del romanziere (che da iena visse davvero per un lungo periodo della sua vita) a quel capolavoro del 1992, ma per nulla banale: in una delle scene iniziali, fitta di chiacchiere futili come spesso accade in Tarantino – in quel caso sul contenuto delle canzoni Madonna –, il personaggio interpretato da Eddie se ne esce, serissimo, con una sentenza categorica quasi si stesse parlando di massimi sistemi: ‘A me Madonna piaceva all’inizio, quando cantava Borderline, ma da quando è entrata nella fase Papa don’t preach non la seguo più’.

Più profondo è invece il tenore dei dialoghi di un’altra scena, che pare solo uno stillicidio di battute politicamente scorrette, ma che in realtà non è affatto scontata: Bunker – spalleggiato da Harvey Keitel (Mister White) – cerca di far capire a Steve Buscemi (Mister Pink) quanto sia importante lasciare la mancia alle cameriere, fonte di entrata indispensabile per la sopravvivenza di un sacco di ragazze prive di titoli di studio.

Da parte di Tarantino, che anche in seguito ha sempre tenuto a citare e a ringraziare i suoi maestri, fu una sincera dimostrazione di riconoscenza verso una persona dalla vita fuori dall’ordinario e le sue stupefacenti opere, senza le quali lui non sarebbe mai diventato lo strepitoso regista che oggi conosciamo. E Bunker, da vero amico, volle a sua volta ricambiare il favore: in ‘Cane mangia cane’, uno dei suoi best seller, scrive che Troy, uno dei personaggi principali, se ne va al cinema a guardarsi in santa pace ‘Pulp fiction’. Era il 1995, dieci anni prima che Eddie, malato di diabete, morisse a 71 anni lasciandoci otto grandi romanzi e alcune fra le migliori sceneggiature crime della storia del cinema.