Recuperare Roger de La Fresnaye dall’oblio: è quanto si propone il Museo d’arte Mendrisio nella mostra a lui dedicata, dal 22 ottobre al 4 febbraio
Della particolarità della mostra dice a priori il catalogo, prima opera su Roger de La Fresnaye pubblicata in lingua italiana, ‘deliberato’ tentativo di recuperare, includendo il côté letterario, un artista misteriosamente (ma non troppo) finito nell’oblio. Il tutto cominciando – è uno degli auspici di Barbara Paltenghi Malacrida, direttrice del Museo d’arte di Mendrisio e curatrice della mostra insieme a Francesca Bernasconi – dalla corretta pronuncia del nome: Roger de la Fresnaye. È ‘Il nobile cubista’, contenuto nel titolo dell’esposizione, che Mendrisio vuole riconsegnare alla storia, restituendo all’artista francese quel ruolo di spicco del cubismo degli anni Dieci e Venti che si era conquistato, tanto da indurre Pablo Picasso a inserirlo nella rosa degli artisti dell’Armory Show, o Esposizione internazionale d’Arte moderna, organizzata dall’Associazione dei pittori e scultori americani, prima grande mostra d’arte moderna negli Stati Uniti, nata nel 1913.
Partendo da qui, e dal decennio di esposizioni nelle sedi più prestigiose, dalla partecipazione al dibattito culturale, dalla frequentazione dei luoghi delle avanguardie, la mostra che si apre domenica per chiudersi il 4 febbraio del 2024 vuole dare risposte al perché oggi Roger de la Fresnaye sia un nome pressoché sconosciuto, perché non compaia sui manuali di Storia dell’Arte, nemmeno alla voce ‘Cubismo’, e come su di lui, anche in patria – quella patria che lui per primo ha ampiamente citato e celebrato – sia calato il silenzio. Almeno sino alla decisione di esporre in Ticino un cospicuo numero di opere per le quali si è mosso generosamente anche il Centre Pompidou di Parigi, prestandone ben dieci, attestato di stima verso il museo di Mendrisio ma anche “occasione per colmare il vuoto”, parole di Paltenghi Malacrida dall’incontro di presentazione. “Grazie a de La Fresnaye si può comprendere il fenomeno cubista, ridotto al carisma di poche figure, ma ricco di molteplici aspetti e declinazioni. L’artista ci dimostra che il cubismo è disciplina, stato d’animo condiviso, eterogeneo e polimorfo, non sempre riconducibile ai soli Picasso, Bracque e Gris”.
‘Il nobile cubista’ nasce l’11 luglio del 1885 a Le Mans da padre matematico votato alla carriera militare e madre discendente da una ricca famiglia di Lione. Si forma in ambiente severo ma culturalmente fecondo, e dopo una formazione classica si trasferisce, con la famiglia, a Parigi. Studia all’Académie Julian, dove incontra artisti con i quali stringerà rapporti duraturi, poi supera l’esame di ammissione all’École des beaux-arts, interrompendo gli studi pochi anni dopo per iscriversi all’Académie Ranson a Montmartre, luogo in cui le lezioni di Paul Sérusier e Maurice Denis risultano decisive. Sono anni di letteratura simbolista divorata, di sale concerto assiduamente frequentate e di scultura, appresa da Aristide Maillol. I trasporti simbolisti e nabis mutano in trasporti cubisti, per una virata definitiva che ha un luogo e un ‘civico’ precisi: la sala 43 del Salon des Indépendants, sede della sua esposizione, distante due sale soltanto da quella che ospita i cubisti del momento.
Christies’s Image Limited
Nature morte au carré jaune, 1913 - olio su tela 54 x 73,2 cm. Collezione privata
È la Prima guerra mondiale a cambiare radicalmente i progetti di un giovane che “avendo sempre vissuto di rendita, fin da studente (…) organizzava la sua esistenza come meglio credeva”, scrive Michel Charzat in uno dei saggi in catalogo. Per un figlio di nobile militare non vi è altra destinazione che il fronte. Durante il conflitto la pittura si arresta, non i disegni. La fase post-bellica riparte all’insegna del neoclassicismo, ma la morte prematura lo coglie mentre, malato di tubercolosi, si aggrappa agli antichi maestri.
La Fresnaye se ne va a quarant’anni senza eredi né mercanti d’arte che ne possano promuovere il nome, conservando una certa fama sino alla retrospettiva del 1950, in quello che è oggi il Centre Pompidou. L’oblio di cui parla Paltenghi Malacrida è lo scomparire dalle sale, le opere dislocate in periferia; la curatrice cita ‘La conquista dell’aria’, la sua opera più conosciuta, che il MoMA espone fino al 1996 per poi trasferirla. Si va avanti così sino alla scomparsa dai cataloghi del cubismo e a un’ultima mostra che risale a vent’anni fa, nella sua Le Mans. I motivi, dunque: “Il razionalismo, in primis”, spiega la curatrice, “il suo glorificare figure epiche. Nella prospettiva europeista, il patriottismo ha giocato contro di lui e altrettanto ha fatto l’essere un aristocratico”. E poi “l’eterogeneità della produzione”, nel mondo dell’arte che “preferisce gli artisti identificabili a quelli trasversali”. Infine, la scure di critici d’arte come Guillaume Apollinaire, che definì il suo cubismo “troppo decorativo e poco radicale”. Chiude così Paltenghi Malacrida: “I limiti della lettura modernista lo hanno condannato a lunga dimenticanza, nella categorizzazione tra precursori, discepoli e marginali”, per qualità che “se considerate nella loro interezza, sono valori aggiunti e non difetti”.
Centre Pompidou, Parigi
Le Prestidigitateur, 1921-1922, olio su tavola 45,4 x 55 cm
Ritratti, paesaggi, nature morte, i soggetti più cari a Roger de La Fresnaye, ‘illustrato’ in ordine cronologico e tematico, con approfondimenti sull’attività di illustratore, la produzione al fronte e il rapporto con la malattia. «La Fresnaye è un artista che possiamo usare come campione di quelli che sono stati i disastri di una tradizione modernista», spiega a Mendrisio (quotando la curatrice) Federico De Melis, altra voce del catalogo, critico d’arte ed esperto di un cubismo che «per com’è ancora concepito oggi, anche a livello di formazione universitaria, segue sempre l’idea di Kahnweiler», il mercante d’arte di Picasso, Bracque e Gris, «secondo i cui principi di tipo idealistico kantiano, al di fuori del sublime analitico dei suddetti non vi è cubismo». E questo vale «per ogni linguaggio misto in cui il cubismo non si realizza in pieno», forzando le premesse teoriche. «Questa impostazione taglia via de la Fresnaye ma anche altri artisti e suoi amici stretti». Anche per questo, l’invito è a vedere le opere «senza pensare a particolari rotture, mettendo in primo piano lo spirito personale dell’artista». E rinunciando a qualsiasi tentazione di lettura scolastica.
Tra gli eventi collaterali a ‘Roger de La Fresnaye. Il nobile cubista’, domenica alle 15 l’esperta Françoise Lucbert parlerà di ‘Cubismo in una prospettiva europea’. Sabato 11 novembre alle 18.30, il concerto-spettacolo del flautista Davide Formisano, su musiche dei tanto amati – da La Fresnaye – Fauré, Debussy e Saint-Saëns (vernissage questa sera alle 18. Informazioni: www.museo.mendrisio.ch).