Insieme a una manciata di musicisti, l’illustratore ha realizzato un progetto indipendente che parla del consumo di sostanze attraverso sei facce
Stranianti e a tratti inquietanti, di certo colorate e ipnotiche. A guardare le sei facce si rimane rapiti, anche solo per quell’andirivieni psichedelico a spirale spezzato dalle pasticche variopinte che escono dalle narici.
Ci si chiederà che cosa si stia mai osservando. Sono i personaggi protagonisti di ‘The Freakouts’, nuovo progetto indipendente di animazione del graphic designer e illustratore Bruno Machado, che vive e lavora in Ticino. Il suo nome non è affatto nuovo su queste colonne, soprattutto per gli affezionati dell’Ultima (pagina) del nostro quotidiano che da dicembre 2022 ospita, ogni venerdì, il suo fumetto ‘Millennial’, che racconta le (dis)avventure di coloro che sono nati fra il 1981 e il 1997 nel ‘Canton Piccino’ (rimandiamo all’intervista al graphic designer apparsa su ‘laRegione’ il 16 dicembre dello scorso anno).
Facciamo un po’ d’ordine. A leggere il titolo del progetto (che verrà pubblicato domani, mercoledì 8 febbraio), impossibile non cadere nella trappola dell’associazione libera (almeno per chi scrive) e sentire rimbombare nella testa le note del celebre pezzo funk ‘Le freak’ (ancora meglio "le freak c’est chic") che il gruppo musicale Chic pubblicò nel 1978. Ma il lavoro di Machado non ha niente a che vedere con quel brano, anche se la musica c’entra eccome. Sì, perché «‘The Freakouts’ (tradotto, lo dice il dizionario, sta per "fenomeni da baraccone", ma fa riferimento anche al delirio; ndr) è un progetto che vuole unire musica e animazione», chiarisce l’autore, che aggiunge: «Ho creato sei personaggi animati dedicati ognuno a un musicista» che molto autonomamente ha realizzato la "colonna sonora" della clip video. «Ognuno di loro è stato libero d’interpretare l’immagine assegnatagli; lettura che ha preso quindi corpo nella composizione musicale». Bruno ha così invitato a collaborare con lui Flavio Calaon, Pool Moon Elephant (Ivan Nurchis e Riccardo Studer), Matteo Ballabio, Animor (Romina Kalsi), Pl433 (Andy Frigerio) e Gionata Zanetta. I generi musicali sono vari – dalla trance alla house, passando per il rock – e quasi tutti strumentali, eccetto l’ultimo, il sesto, che ha un breve testo cantato.
Dalla prospettiva grafica, oltre alle fonti dichiarate di cartoni animati e fumetti, i sei personaggi (che non hanno un nome proprio) nonostante a colpo d’occhio possano sembrare semplici, sono curati nei minimi dettagli, soprattutto nella caratterizzazione: insomma, Bruno è uno che sa bene ciò che fa.
Ma il contenuto? «Sono cresciuto a Lugano in un periodo in cui c’è stato un boom di rave e Goa party, cui partecipavo col mio gruppo d’amici», comincia a contestualizzare ‘The Freakouts’ l’illustratore. Osservando ciò che accadeva intorno a lui, non poteva non accorgersi del «consumo di sostanze, che caratterizza la nostra società. Ne ho viste di cose…». Soprattutto a interessarlo «sono le ragioni per cui alcune persone assumono droghe», puntualizza. Di là dalla riflessione intima sul fenomeno del consumo di sostanze, lo slancio alla realizzazione del progetto Machado lo trova leggendo il saggio ‘Homo Deus’ dello storico e scrittore Yuval Noah Harari, che dedica ampio spazio al tema.
«I miei personaggi sono caricaturali, strani, in grado di esprimere l’esperienza del consumo di sostanze. In questo progetto non c’è però alcun intento moralista. Non voglio insegnare niente. Il proposito è raccontare un’esperienza che taluni hanno osservato e talaltri hanno vissuto; partendo da un approccio ironico». Una coordinata per la lettura delle opere multimediali: come scritto qualche riga più su, dalle narici di ciascun personaggio fluiscono pasticche (non solo illegali) caratterizzate per colore e, soprattutto, per simbolo impresso che «ha un significato metaforico». Simboli che possono essere decodificati e legati all’effetto che una droga può avere. Quindi «la corona è il senso di onnipotenza; l’ufo è l’alienazione; la saetta è l’euforia…», chiarisce l’autore.
La pubblicazione dell’opera multimediale avverrà sul canale YouTube ‘Brunothecloud’ e sulla piattaforma Opensea: «Abbiamo pensato di lanciare il progetto in una Blockchain, creando degli Nft in vendita», annuncia l’illustratore. Apriamo una parentesi breve: la sigla Nft sta per "non-fungible token", ovvero gettone non riproducibile. Si tratta di un gettone che è al contempo atto di proprietà e certificato d’autenticità, nonché unicità, dell’opera. «È una tecnologia inventata per dare la possibilità di creare opere che sono uniche ed è anche un modo indipendente per gli artisti di esporre il proprio lavoro». (www.brunomachado.ch)