Oltre i limiti del linguaggio, il museo di Villa dei Cedri di Bellinzona dedica una mostra all'artista tedesca
È possibile prendere la parola scritta, privarla di quel che contraddistingue la scrittura – l’essere un segno distinto che rimanda ad altro – e ottenere qualcosa che non solo riconosciamo come un testo scritto, ma che ne costituisce in qualche modo l’essenza? Irma Blank, artista tedesca vissuta in Italia – il particolare biografico non è un dettaglio, come si vedrà – fa esattamente questo: la sua opera, in mostra al museo Villa dei Cedri di Bellinzona, è una “scrittura senza parole”, come la definiscono le curatrici Johanna Carrier e Joana P. R. Neves, una riduzione del testo alle sue componenti spaziale e grafica che tendiamo a trascurare o comunque a considerare accessorie, abituati ad associare, a quei segni, suoni e significati.
Il testo ridotto a linea tracciata, arabesco, ghirigoro, a inchiostro su pagine di libro o giornale, a pennellata che respira su pagina e tela componendo onde o montagne, persino una lingua inventata, con un alfabeto composto di poche consonanti.
L’allestimento di Villa dei Cedri ruota intorno ai colori: il percorso è innanzitutto cromatico, partendo dal rosa e dal viola delle prime sale al piano terreno fino al blu che occupa praticamente tutto il secondo piano. Una scelta interessante, certamente più suggestiva di un allestimento prettamente cronologico o per nuclei tematici, anche se potenzialmente dispersivo quando più serie di opere si intersecano tra loro. La mostra è parte di un progetto di ricerca internazionale sull’opera di Irma Blank durato tre anni: Villa dei Cedri è una delle sette istituzioni che hanno collaborato alla realizzazione dell’approfondita monografia e che ospitano la mostra: Villa dei Cedri arriva dopo il Cultugest di Lisbona, il Mamco di Ginevra, il Capc di Bordeaux, il Cca di Tel Aviv e prima del Bombas di Valencia e dell’Ica di Milano.
Si era accennato alla vita di Irma Blank: nata in Germania, in Bassa Sassonia, nel 1934, a metà degli anni Cinquanta ha seguito quello che poi sarebbe diventato suo marito a Siracusa. Scontato parlare di shock culturale, di disorientamento per il nuovo contesto geografico e sociale. Ma per la giovane Irma Blank la solitudine era soprattutto una questione di comunicazione: “Ero consapevole dei limiti del linguaggio, soffrivo per l’inadeguatezza delle parole nell’esprimete ciò che sentivo” ha spiegato nell’intervista di Hans Ulrich Obrist presente nel catalogo. “Mi ero resa conto che il linguaggio non può esprimere ciò che sentiamo veramente”.
Di nuovo, scontato parlare di incomunicabilità, dell’arte come linguaggio universale in grado di superare ogni divisione. Anche perché – come ci ha spiegato la direttrice di Villa dei Cedri Carole Haensler durante una visita alla mostra – il lavoro di Irma Blank è prevalentemente intimo, parte sempre da una ricerca personale, non da una critica sociale. La mostra a Villa dei Cedri la possiamo inserire in un percorso di valorizzazione di figure artistiche femminili magari trascurate, ma anche qui senza volerci leggere rivendicazioni sullo status della donna.
Punto di accesso per comprendere l’opera di Irma Blank è quindi il suo interesse, la sua passione per la letteratura e in generale per le varie forme del testo. Questa centralità la si vede molto bene nel passaggio dalla serie delle ‘Eigenschriften’ – che potremmo tradurre come “scritture del sé” –, le prime opere in cui la scrittura è quasi un diario in un alfabeto immaginario, alle successive ‘Trascrizioni’ nelle quali, influenzata anche dal nuovo ambiente milanese, viene riprodotta la tipografia di romanzi, poesie, giornali. Ancora più indicativa la serie, iniziata nel Duemila, dei ‘Global writings’ fondata su un alfabeto ridotto a otto consonanti (c, d, h, j, l, m, r, t) che fa da punto di partenza per nuovi testi che ritroviamo stampati su tela, specchi di acciaio o anche, con tanto di correzioni a mano, su fogli di carta.
Una menzione la meritano anche le serie ‘Hyper-Text e ‘Avant-testo’: apparentemente lontane ma che l’artista ha considerato legate. Nella prima abbiamo, sovrapposte fino a diventare quasi completamente irriconoscibili, “normali” parole in italiano, tedesco e inglese; nella seconda il testo sparisce del tutto, ridotto a gesto di tracciare un segno che arriva a coprire l’intero spazio e anzi a fuoriuscirne, diventando quasi performance – e a Villa dei Cedri troviamo un filmato realizzato nella tappa di Bordeaux dell’esposizione che mostra che cosa si intende.
L’esposizione ‘Blank’ rimarrà aperta a Villa dei Cedri fino ad agosto; appena possibile saranno organizzate le visite guidate.