Lo chiede una risoluzione delle vicepresidenti dei Verdi Bourgoin e Schlatter che verrà discussa sabato in assemblea. Un tema che tocca anche il Ticino
“La Svizzera deve promuovere attivamente l’adattamento al cambiamento climatico”. Sono diverse le misure che i Verdi ritengono sia fondamentale implementare in questo senso. Ed è su questo tema che si articola la risoluzione che verrà presentata sabato dalla vicepresidente dei Verdi svizzeri e co-coordinatrice della sezione ticinese Samantha Bourgoin e dalla consigliera nazionale di Zurigo e anche vicepresidente dei Verdi svizzeri Marionna Schlatter. Risoluzione che verrà discussa e votata dall’assemblea che si riunirà a Briga.
Un argomento che tocca da vicino anche il Ticino. La risoluzione prende in effetti spunto dalle diverse alluvioni avvenute tra la fine di giugno e l’inizio di luglio dello scorso anno. A essere toccate non solo Vallemaggia e Mesolcina, ma anche numerose valli del Vallese. “In soli dieci giorni – viene rimarcato nel documento – le tempeste di una violenza straordinaria hanno provocato almeno dieci vittime, centinaia di edifici sono andati distrutti o danneggiati e i danni hanno superato i 200 milioni di franchi”. Per le due verdi è chiaro, “gli eventi estremi sempre più frequenti e intensi dimostrano che la crisi climatica è ormai una realtà, anche in Svizzera”. Ragione per cui va fatto di più. “Le nostre infrastrutture, i nostri ecosistemi e perfino la nostra salute – rilevano Bourgoin e Schlatter – spesso non sono in grado di farvi fronte”. E spiegano: “Ecco perché anche in Svizzera le misure di adattamento al clima che si sta surriscaldando sono diventate urgenti”. Quanto fatto finora, sostengono le due ecologiste, non basta: “Contrariamente a quanto afferma il consigliere federale Albert Rösti, le misure di adattamento al clima sono ben lungi dal rappresentare una politica climatica, esse hanno tuttavia un senso solo se accompagnate anche da una coerente tutela del clima e da una drastica riduzione delle emissioni di gas a effetto serra”. Tant’è che, “anche in Svizzera, sono necessarie in modo più urgente che mai”. Da qui il rimprovero a una parte della politica: “Almeno dalla scorsa estate, è purtroppo ormai chiaro che la maggioranza borghese di Berna non si rende conto dell’urgenza. Ciò mentre le regioni colpite dai disastri hanno più che mai bisogno di un sostegno concreto”.
Già subito dopo il nubifragio in Vallemaggia, il gruppo dei Verdi in Gran Consiglio aveva chiesto con una mozione la creazione di un fondo per far fronte alle calamità climatiche. La risoluzione in discussione sabato si inserisce proprio in questo solco. Numerose, come detto, le richieste. “Il trasporto su gomma – osservano le vicepresidenti dei Verdi svizzeri – è responsabile di circa il 40% delle emissioni di anidride carbonica della Svizzera ed è quindi uno dei principali motori del surriscaldamento del clima”. Quindi? “Invece di destinare altri miliardi al Fondo nazionale per le autostrade per espandere ulteriormente la rete autostradale (politica che, come abbiamo visto recentemente, non gode più del sostegno della maggioranza della popolazione), ebbene – propongono – questo fondo dovrebbe essere utilizzato per cofinanziare le misure di adattamento al clima nelle zone montane, nelle campagne e nelle città. Una parziale riconversione del Fondo servirà a ridurre le emissioni di gas serra derivanti dai trasporti e aiuterà così a contrastare gli effetti del surriscaldamento del clima”. Non solo. “Occorre – aggiungono – un’assicurazione climatica per coprire i costi dei danni causati dagli eventi naturali estremi. Stando agli esperti, nel corso dei prossimi decenni i costi derivanti dall’ulteriore riscaldamento globale aumenteranno enormemente e ammonteranno per la Svizzera, già entro il 2050, a diversi miliardi di franchi all’anno. Il governo federale deve dunque valutare come questi danni possano essere assicurati con una soluzione statale”. Ma anche. “Le misure di protezione dalle inondazioni e di rinaturazione dei corsi d’acqua – osservano Bourgoin e Schlatter – rappresentano una soluzione vantaggiosa per proteggere la popolazione e l’economia dai danni causati dalle inondazioni e allo stesso tempo creano aree naturali di alta qualità, atte a proteggere la biodiversità e a permettere attività ricreative interessanti. Chiediamo quindi che progetti, come ad esempio la terza correzione del Rodano, vengano portati avanti in modo rapido e deciso”. Di più. “L’aumento degli eventi meteorologici estremi – constatano – sta portando a una maggiore richiesta di soccorsi in caso di calamità e di aiuti da parte dell’esercito nelle aree colpite. Invece di continuare a sprecare soldi in più carri armati e artiglieria, l’esercito svizzero dovrebbe quindi affrontare le sfide dei disastri ambientali e sviluppare una strategia climatica e di difesa. Invece di raddoppiare il bilancio militare per l’acquisto di armamenti, Consiglio federale e parlamento devono rafforzare la protezione civile dalle catastrofi”. Nel mirino anche le riserve d’acqua, le regioni montane, le città e la protezione della salute.