La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin a tutto campo su alluvioni, canicola, cambiamenti climatici, ruolo degli ecologisti. Che però arretrano...
«Avere uno sguardo verde significa averlo su tutto, anche sull’economia. E non vuol dire castigare, punire o obbligare le persone a fare certe scelte: significa essere lungimiranti, resilienti e dimostrare con esempi pratici quanto l’agire avrà dei costi sempre inferiori a quelli causati dall’inazione nella lotta al riscaldamento climatico». La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin, a colloquio con ‘laRegione’, ne è convinta: «Occuparsi dei danni senza pianificare cambiamenti strutturali e misure di prevenzione a lungo termine costerà sempre di più, anche a livello di vite umane». E lancia un appello: «Il tema riguarda tutti, ognuno con la propria sensibilità politica deve capire che siamo coinvolti dalla prima all’ultima persona e dal primo all’ultimo settore della società».
Prima le alluvioni in Mesolcina e Vallemaggia, poi la canicola più lunga mai registrata nella Svizzera italiana. Anche il 2024 conferma che l’emergenza c’è. Come prenderne atto in maniera, dal vostro punto di vista, più costruttiva?
Lei giustamente parla della storia degli ultimi due mesi, ma allarghiamo il compasso: l’anno scorso abbiamo avuto la grandine con centinaia di milioni di danni nel Locarnese, la siccità nel Mendrisiotto con la moria di boschi e una seria rimessa in discussione della gestione delle acque. Abbiamo notato, negli ultimi tre anni, come gli eventi estremi siano diventati una questione quotidiana: ogni giorno c’è un’allerta, da noi o in un cantone a noi vicino. Queste allerte e queste emergenze riguardano tutti, perché mostrano come se costruiamo un sistema produttivo e infrastrutturale che funzionano solo in condizioni di normalità, ora che la normalità è cambiata, non siamo più resilienti e arrischiamo di non sopravvivere perché collassa tutto.
A onor del vero però più di qualcosa è stato fatto, e se il mondo avesse gli standard della Svizzera staremmo parlando di tutt’altro.
Quello che dicevano i Verdi quarant’anni fa non è diverso da quello che dicono oggi. Ci siamo aggiornati, perché la situazione è peggiorata ben al di là delle previsioni. Tuttavia il nostro pungolo a livello istituzionale funziona da decenni e ha spinto il nostro Paese a promulgare leggi che prevedono aiuti anche ai privati per la transizione energetica e a sviluppare i trasporti pubblici. Oggi le tecnologie ci sono e abbiamo diverse basi legali che ci permettono di affrontare il tema, ma vanno aggiornate, completate e implementate più rapidamente, senza pregiudizi. È semplicemente una questione di volontà.
Volontà politica o popolare?
Politica, per iniziare. Cruciale è il ruolo dei Comuni nella lotta contro le isole di calore, contro i terreni sigillati che non smaltiscono le acque, per adeguare le vie di comunicazione al trasporto lento. Il Comune stesso può implementare queste misure, alcuni lo fanno molto bene, altri meno. Le regole lo permettono ma bisogna essere più attivi spiegando bene alla popolazione che al di là degli obblighi ci sono una serie di incentivi: per esempio per sostenere l’isolamento delle case, per cambiare il sistema di riscaldamento, per installare pannelli solari. A livello cantonale, il nuovo Piano energetico e climatico cantonale va nella giusta direzione, ma è solo un punto di partenza. Il Canton Grigioni, per esempio, dispone già di una base legale per affrontare gli eventi estremi e copre l’80% dei costi, mentre in Ticino lavoriamo in procedura ordinaria con la burocrazia e la complessità del caso. Ecco perché noi Verdi abbiamo appena depositato in Gran Consiglio la proposta di istituire un fondo destinato a finanziare le misure di adattamento e a coprire i danni degli eventi estremi. A livello federale i Verdi hanno depositato le firme per l’istituzione di un Fondo per il clima con lo scopo di finanziare le misure di decarbonizzazione. Recentemente abbiamo inoltre lanciato l’iniziativa solare per accelerare la transizione energetica sfruttando il potenziale di tetti e facciate. È la prova che bisogna lavorare davvero su ogni fronte. Investendo anche sulle previsioni e sulla ricerca. Il cambiamento climatico, non ci si deve mai stancare di dirlo, riguarda tutte e tutti e servono, dalla politica, soluzioni pratiche.
D’accordo, però intanto il vostro partito a livello federale e cantonale arretra. È perché la popolazione si è abituata e non vede più un’emergenza pressante nel cambiamento climatico o avete sbagliato qualcosa a livello comunicativo?
Non ho una risposta immediata, ma siamo in un momento dove ci sono guerre, problemi finanziari, calo del potere d’acquisto e dove il cambiamento climatico rischia di essere percepito come un tema di importanza secondaria ed è umanamente comprensibile. Però, che il clima si stia surriscaldando nessuno può oramai più contestarlo ed è necessario agire. Dobbiamo quindi mostrare alla popolazione che le soluzioni ci sono e che implementarle è vantaggioso per la nostra salute e il nostro benessere e addirittura per il borsellino. Personalmente ci sto lavorando e per questo mi sono attivata anche a livello nazionale assumendo la carica di vicepresidente dei Verdi Svizzeri.
E in tutto questo discorso, concretamente, cosa possono fare più e meglio i Verdi?
Sfatando qualche mito, anche. Quando si pensa ai Verdi, in modo superficiale si pensa solo alla questione ambientale, ma già adesso siamo molto di più. Per esempio a livello cantonale siamo stati noi Verdi a lanciare l’iniziativa che ha portato al salario minimo. O a proposito di clima, le conseguenze del surriscaldamento non sono solo sulla natura ma anche su salute, economia, agricoltura, bosco, economia forestale, protezione dei villaggi, infrastrutture, edifici, gestione delle acque, turismo, energia, biodiversità, vale a dire su praticamente tutti gli aspetti della nostra società. Consideriamo anche solo gli eventi di questa estate: avremo centinaia di milioni di franchi di danni, ma occuparsi solo dei danni senza pianificare cambiamenti strutturali, misure di prevenzione e di protezione della popolazione a lungo termine ci costerà molto di più. Se non si ha uno sguardo ad ampio raggio sulle conseguenze, sull’azione o l’inazione, ci saranno sempre più vittime. Ecco perché serve l’impegno di tutti e non solo dei Verdi. Perché la società siamo noi. Quando sento dire che non ci sono soldi per queste sfide epocali rabbrividisco. Ricordo che nel 1965 era vietato nuotare nei fiumi e nei laghi svizzeri tanto erano inquinati da acque di scarico urbane e industriali, da ruscelli ribollenti di schiume maleodoranti. Le morie di pesci, i rifiuti nei fiumi e nei laghi erano all’ordine del giorno. In meno di 40 anni, costruendo 130’000 km di canalizzazioni fognarie, nota bene tre volte la circonferenza della terra, e 800 impianti di depurazione, spendendo 50 miliardi di allora, la Svizzera è riuscita a rendere i nostri corsi d’acqua di nuovo balneabili e vitali. E non dovremmo essere capaci di decarbonizzare il nostro Paese? Il nostro Paese è sempre stato capace di grandi cose.