Ticino

Calamità climatiche, i Verdi chiedono un fondo per farvi fronte

Una mozione di Samantha Bourgoin e Matteo Buzzi ne sollecita la creazione ‘immediata’ per sostenere Cantone, Comuni, economia e privati

‘Fenomeni estremi mai visti a memoria d’uomo nelle nostre regioni’
(Ti-Press)
3 luglio 2024
|

Un fondo per far fronte alle calamità climatiche, per l’adattamento, la previsione e la prevenzione dei pericoli naturali a beneficio del Cantone, dei Comuni, dell’economia e dei privati. È quanto chiede il gruppo dei Verdi in una mozione all’indirizzo del Consiglio di Stato firmata dalla co-coordinatrice Samantha Bourgoin e dal capogruppo Matteo Buzzi.

‘Eventi sempre più frequenti e intensi a causa del riscaldamento climatico’

“Gli eventi di queste ultime settimane nel Moesano, in Vallese, in Ticino e in particolare in Vallemaggia, senza parlare della Svizzera romanda, di Basilea o della vicina Italia – si legge nel testo della mozione inoltrata oggi ai servizi del Gran Consiglio – hanno messo in evidenza la particolare fragilità delle regioni alpine e non solo, quando sono confrontate alla manifestazione violenta e intensa dei fenomeni meteorologici estremi. Sempre più frequenti e intensi a causa del riscaldamento climatico di origine antropica, particolarmente pronunciato nel nostro Paese”. Per il gruppo dei Verdi è quindi necessario agire con urgenza, investendo “di più e più velocemente nella decarbonizzazione per limitare il più possibile la componente umana di mutamento climatico di origine antropica”, come pure “nell’adattamento delle infrastrutture all’evoluzione dei mutamenti climatici già in corso e già previsti”, ma anche ridefinendo “le zone di pericolo in funzione dei mutati pericoli e della vulnerabilità della nostra società, ripensando di conseguenza anche l’uso del territorio”, e puntando “maggiormente nei sistemi di prevenzione e previsione dei pericoli naturali e degli eventi estremi”, come le allerte meteorologiche e idrogeologiche o sistemi efficaci di monitoraggio e comunicazione dei pericoli in arrivo.

‘Vite umane a rischio, questo settore non può subire la logica dei tagli lineari’

In quest’ottica e al fine di contribuire a ripristinare le infrastrutture danneggiate dagli eventi estremi rendendole adatte a questi cambiamenti, sono secondo i Verdi centrali delle puntuali risorse economiche. “Visto che sono in gioco anche delle vite umane – scrivono Bourgoin e Buzzi – questo settore non può subire la logica dei tagli lineari”. Da qui la richiesta al governo della creazione “immediata” di un fondo per il clima che vada a sostenere Cantone, Comuni, economia e privati nell’adattamento, previsione e prevenzione di questi pericoli naturali. Il fondo, chiariscono i due deputati, “viene alimentato con un contributo annuale (di almeno il 2 per mille del Pil Cantonale, con i dati 2021 corrisponderebbe a 66 milioni di franchi annui) vincolato per interventi di adattamento al mutamento climatico”. Per contribuire a riempire il fondo, rimarcano, se necessario il governo dovrebbe chiedere l’aiuto della Confederazione. Non solo. “Il finanziamento annuale destinato al fondo – rendono attenti la co-coordinatrice e il capogruppo dei Verdi – non deve ridurre le spese e gli investimenti nel campo sociale, nella sanità e nella formazione, nella protezione dell’ambiente e nella transizione ecologica”. Qualora bisognasse aumentare la pressione fiscale per finanziare il fondo, proseguono, “questa non potrà avvenire a scapito del ceto medio e medio-basso”. Non da ultimo. “Almeno il 50% del contributo annuale riversato nel fondo deve essere investito in misure di adattamento. Il rimanente può essere usato per far fronte a calamità già successe e ripristinare infrastrutture compromesse. Il fondo può finanziare direttamente le opere o coprire interessi e ammortamenti dei crediti richiesti”.

‘Una volta rientrata l’emergenza, non si lascino sole queste zone’

Rievocando quanto successo nei giorni scorsi in Vallemaggia, Bourgoin e Buzzi non nascondono come, “con il ritorno del sole, le immagini del disastro che ha colpito l’alta valle sono ancora più drammatiche e crude. La tempesta non solo ha cambiato i connotati a quella che i suoi abitanti per secoli hanno chiamato casa, travolgendo vallate intere, cancellando pascoli, inghiottendo case, strade o il paesaggio caratteristico, ma hanno anche portato con sé delle vite colpendo le famiglie, gli amici e la comunità tutta intera”. Se la solidarietà finora non è mancata, per i due deputati è fondamentale che, una volta rientrata l’emergenza, queste zone non vengano lasciate sole: “I lavori di soccorso, ancora in pieno svolgimento, stanno mostrando grande solidarietà di istituzioni ed enti con le autorità e la popolazione locali, senza dimenticare il sostegno degli abitanti”. Nelle loro visite il consigliere federale Ignazio Cassis e la presidente della Confederazione Viola Amherd hanno assicurato che non faranno mancare il loro sostegno, e sono state numerose le testimonianze di vicinanza di aziende e privati. Ma, evidenziano Bourgoin e Buzzi, “quando saranno ultimati i primi lavori di sgombero e tornerà il silenzio, sarà importante, come detto dalla sindaca di Cevio Wanda Dadò e dal sindaco di Lavizzara Gabriele Dazio, non lasciare sole le autorità locali, che rimarranno al fronte anche dopo questi giorni drammatici”.

‘Indispensabile è avere delle opzioni di finanziamento per danni infrastrutturali’

Come detto, questi eventi sono sempre più frequenti e intensi. “Secondo MeteoSvizzera – rilevano i granconsiglieri – la temperatura in Svizzera è già aumentata di 2,8 gradi, ossia più del doppio della media globale (1,3 gradi) rispetto al periodo preindustriale. Gli anni dal 2015 al 2023 sono stati i più caldi dall’inizio delle misurazioni. Più l’aria è calda, maggiore sarà il quantitativo di vapore acqueo che può contenere e di conseguenza maggiore sarà il potenziale di forti precipitazioni”. Per Bourgoin e Buzzi, “è già sin d’ora evidente che dobbiamo far fronte a eventi estremi mai visti a memoria d’uomo nelle nostre regioni”. E aggiungono: “È indispensabile avere delle opzioni di finanziamento per danni infrastrutturali che non si sono potuti evitare e che non sono coperti dalle assicurazioni. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, prevenire costa meno di curare. L’inazione ha dei costi che non possiamo permetterci. I danni nel nubifragio registrati nel Moesano, per il solo territorio di Lostallo, sono valutati a 38 milioni di franchi, mentre quelli assicurati per la grandinata dello scorso 25 agosto nel Locarnese superano i 300 milioni di franchi (senza contare quelli non assicurati), il che corrisponde all’1% del Pil del Cantone”.

Leggi anche: