L’amministratore apostolico Alain de Raemy apre in Diocesi il Giubileo 2025 indicando gli ingredienti per una fede vera
Una Messa particolare quella celebrata domenica, 29 dicembre, nella Cattedrale di San Lorenzo a Lugano e trasmessa in diretta televisiva sulla Rsi. La funzione, preceduta da una processione avviatasi dalla chiesa di Sant’Antonio, ha aperto ufficialmente l'anno del Giubileo 2025.
Passato, presente e futuro. Sono questi gli ingredienti, indicati dall'amministratore apostolico, monsignor Alain de Raemy, nella sua “ricetta di ogni Giubileo”. La guida della Diocesi di Lugano ha fatto riferimento alla lettera di san Giovanni: “Sul passato: vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio (1Gv 3,1). Nel presente: noi fin d’ora siamo figli di Dio, e lo siamo realmente (1Gv 3,2). Verso il futuro: quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è (1Gv 3,2)”.
Per de Raemy è proprio “questa la coniugazione del tempo nella bella prospettiva della nostra fede”. Sì, ma poi cosa diventa, cosa ne facciamo nella realtà della nostra vita? Si è chiesto il vescovo: “Credenti e non credenti (ci assomigliamo tanto!), vi chiedo: pur essendo stati tutti noi a scuola, sappiamo davvero coniugare al passato, al presente e al futuro? Sappiamo coniugare la nostra vita e la nostra epoca rispettando i tempi passato, presente e futuro? Davvero? Non ci siamo forse abituati a usare per il futuro piuttosto il modo condizionale?”. “Non serve aver figli perché chi sa domani quale mondo ci sarà...” ha spiegato.
Non ha poi mancato metafore forti: “E cosa dire della nostra gestione o considerazione del presente: a volte, anzi sovente, non ce la facciamo neanche a guardare la realtà in faccia. Vogliamo subito dimenticarla... con la cannabis dei poveri o il 5 stelle dei ricchi!”.
E il passato? “Spesso quasi lo sospettiamo, diffidiamo della trasmissione fatta, a tal punto che cediamo, talvolta, alla tentazione del revisionismo, del riformismo... Sì, il modo di concepire passato, presente e futuro segna le nostre vite e tutta la nostra società. Passato, presente e futuro sono gli ingredienti del Giubileo. Diciamolo subito: se c’è qualcosa del tutto contrario al Giubileo è sicuramente quel modo di vedere, quella ‘forma mentis’ o ‘Weltanschauung’ che recita: nel passato abbiamo fatto così, nel presente facciamo così, e nel futuro faremo anche sempre così... Un Giubileo è tutto il contrario! Dai tempi biblici l’unica sua permanente identità, la profondità caratteristica e dunque continua dello scopo, della finalità di un Giubileo è sempre stata, a cadenza di 25 o 50 anni: l’azzerare tutto, un reset generale, il riavvio dei rapporti nella società, perché lo status quo, le condizioni generali di vita spesso sono la conseguenza del prolungamento infinito di una condanna, di un’ingiustizia, di un litigio, di una caduta, di uno sbaglio, di una sfortuna, di un fallimento. Un Giubileo è l’esatto contrario di una condanna a vita, il Giubileo è l’opposto della pena di morte. È incompatibile con qualunque idea di fatalismo o di irreversibile predestinazione...”.
Con questo Giubileo, per de Raemy, “entriamo dunque nella dinamica di una rinnovata coniugazione di passato, presente e futuro. Il nostro Giubileo, però, per corrispondere davvero alle sfide di oggi ci interroga, ci interpella non tanto sul nostro ‘prendersi cura’ dei più piccoli – lo facciamo tanto a scuola, lo facciamo con la catechesi, con la comunione, con le cresime – il Giubileo ci interpelli piuttosto sull’attenzione rivolta a tutti, e in particolare ai... genitori, agli adulti! Tanti adulti, pur non volendo abbandonare una loro radice, non ce la fanno da soli”.
Per de Raemy “tocca a noi, oggi, stupirci del modo nel quale i nostri giovani crescono, interrogano o s’interrogano, cercano o sbagliano... Tocca a noi esserci con loro nel contesto digitale segnato dall’intelligenza artificiale. Anche quando loro ci sfidano quasi come Gesù: ma perché mi cercate, non sapete! Non voglio dire che i nostri giovani siano paragonabili a Gesù che è Dio; Gesù è davvero un mistero insondabile anche per Maria e Giuseppe. Ma, a modo loro, sono davvero una sfida per noi adulti del 2024. Eppure, non serve neanche pensare che noi, oggi, non ce la facciamo con i nostri giovani e delegare tutto a qualche specialista”.
Il Giubileo, ha chiosato de Raemy, “ci faccia coniugare con entusiasmo il passato, il presente e il futuro. Il Giubileo operi, anche da noi in Ticino, un prima e un dopo Giubileo. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio (1Gv 3,1). Forza!. Cogliamo il presente senza paura, come sorpresa di Dio all’opera, con le possibilità che ci vengono offerte dai social, dal digitale, dall’intelligenza artificiale, e dal globale. Prepariamo il futuro con l’unico legittimo estremismo: l’estremismo dell’Amore e del perdono, l’estremismo dell’indulgenza e della pazienza”.