Per l'amministratore apostolico Alain de Raemy le vette come metafora della vita dove ‘superi una prova e subito se ne presenta un’altra’
Le previsioni meteo avverse hanno imposto giovedì, Festa nazionale, di celebrare la Messa del Primo agosto anziché sul tradizionale Passo del San Gottardo, nella chiesa parrocchiale di Airolo.
Nell’omelia, monsignor Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, ha però citato proprio le cime che ogni giorno ci si presentano davanti: “Non so se ne avete già fatto l’esperienza. Quando uno sale in montagna, la montagna talvolta ci inganna. Hai l’impressione che stai per raggiungere una cima, ma, non appena ci sei, se ne presenta un’altra... Così anche nella vita. Superi una prova e subito se ne presenta un’altra”.
Un Vangelo che ha riportato d'attualità il tema della pace, proprio nei giorni di forti tensioni internazionali: “Il rito ambrosiano, nel quale celebriamo questa Santa Messa – ha ricordato De Raemy – ci invita, prima di iniziare a preparare l’altare, a offrire la pace alle persone accanto a noi. Non è per caso. È fatto proprio per ricordarci quello che ci dice il Signore nel Vangelo: “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
Tra fratelli e sorelle, ma soprattutto fra Stati: “Anche da svizzeri la domanda che ci pone il Signore è questa, da nazione fra le nazioni. Non solo: a chi hai dei rimproveri da fare, a chi potrebbe essere in difficoltà per colpa tua, per mancato interesse da parte tua! Dal punto di vista politico o economico: a chi potrebbe mancare qualcosa, perché tu, Svizzera, non fai la tua parte? Non si tratta di vivere da individuo, da famiglia o da nazione, in una ossessiva cattiva coscienza... Ma sì, di non accontentarsi del paragone che lascia gli altri in svantaggio: ‘Ma guarda, se hanno più problemi di noi è perché loro sono meno democratici, meno organizzati, meno generosi...’. Visto dall’alto, visto da Dio, non basta che io faccia nel mio angolo le cose bene o abbastanza bene. Visto dall’alto, come da un drone, e tanto più dall’altezza di Dio, quello che accade in un angolo fa parte dell’insieme, e può diventare contributo o meno al bene comune. Santa inquietudine!”, ha evidenziato l'amministratore apostolico.
Carissimi, ha chiosato l'alto prelato, “quando Dio sembra troppo esigente, quando attingere alla vita vera, generosa, altruista, sembra cosa da pochi, ricordiamoci la salita in montagna. Quando stiamo per raggiungere una cima, ma poi se ne presenta un’altra ancora, se perseveriamo, arriverà quel raggiungimento della vera cima, da dove ci si presenterà un panorama da toglierci il fiato! Ne vale la pena! Dio ha sempre questo panorama davanti a sé. Lui sa dove si trova la nostra felicità. San Paolo insiste con ragione: ‘Non porre la speranza nell’instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne’. Prendiamoci un attimo di silenzio, in questa splendida cornice, per chiederci, ognuna e ognuno, da persona privata e da membro di questa Confederazione: ‘Chi potrebbe essere ancora più presente alla mia vita?’. Santa inquietudine!”.