Residente nella provincia di Como e impiegato in una fabbrica svizzera, è coinvolto nell’inchiesta della Procura di Milano
C’è anche un 24enne residente in provincia di Como impiegato in una fabbrica in Svizzera fra i dodici giovani indagati in Lombardia per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Nelle loro case sono state trovate bandiere con simboli nazisti, volumi del Mein Kampf di Hitler, volantini di propaganda e diverse armi ad aria compressa, tra cui un fucile e una pistola automatica.
Gli indagati hanno tra i 17 e i 24 anni. Le perquisizioni della polizia si sono svolte in diverse parti d'Italia, nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura di Milano. Tramite canali e gruppi Telegram chiamati ‘Tricolore del sangue italico’, ‘Ordine attivo terzista’, ‘Spirito fascista’, ‘Rinascita popolare italiana’ e ‘Sangue e suolo’, gli indagati avrebbero diffuso idee naziste e fasciste sulla superiorità della razza bianca, oltre che sull'odio razziale nei confronti degli ebrei, istigando anche a commettere atti di violenza. Accuse che coprono il periodo tra il dicembre del 2023 e il settembre di quest'anno, durante il quale sono stati effettuati gli accertamenti volti a individuarli. I giovani finiti sotto inchiesta sono tutti studenti universitari iscritti alle facoltà di Lingue, Storia, Filosofia, Lettere Classiche e Veterinaria, a eccezione di un 24enne residente in provincia di Como, unico lavoratore tra gli indagati e impiegato in una fabbrica in Svizzera. Il più giovane, per il quale procede la Procura dei Minori, è invece uno studente all'ultimo anno delle scuole superiori.
A quanto emerso dall'indagine coordinata dal pm di Milano Leonardo Lesti e condotta dalla Polizia Postale con la collaborazione della Digos, che ha consentito di individuare i ragazzi tramite attività tecniche di intercettazione telefonica e telematica, i membri di tali gruppi Telegram, "dichiaratamente appartenenti all'ideologia della ‘Terza Posizione’", avrebbero manifestato "propositi violenti verso chi non rispondeva ai tratti distintivi della cosiddetta ‘razza ariana’". I post e i messaggi, stando all'inchiesta, sarebbero stati caratterizzati da "contenuti nazionalsocialisti, suprematisti, razzisti e antisemiti", con "continui incitamenti alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali ed etnici" e una "esplicita istigazione al compimento di atti di violenza nei confronti di appartenenti a gruppi etnici solitamente osteggiati dall'ideologia nazionalsocialista e suprematista". Dalle conversazioni analizzate, inoltre, è emerso l'intento di "tirare fuori i camerati dal virtuale", un proposito che si sarebbe poi concretizzato nell'organizzazione di raduni in presenza e nella promozione di azioni concrete per "cambiare lo stato delle cose". La mera appartenenza ai gruppi Telegram, infatti, "veniva ritenuta del tutto insufficiente - come si legge in una nota diffusa dalla polizia - se non accompagnata da un impegno concreto nel mondo reale".
L'operazione denominata ‘Genus Album’, che nasce da un monitoraggio della rete da parte della Polizia postale, ha portato ieri mattina alla perquisizione dei giovani sotto inchiesta tra le regioni di Lombardia, Lazio, Veneto, Toscana, Puglia, Campania, dove risiedono. Oltre alle armi e agli oggetti con simboli nazisti, sono stati sequestrati i dispositivi informatici, analizzati direttamente sul posto grazie all'uso di strumenti di digital forensics, mentre tre fucili da caccia sono stati ritirati in via cautelativa. Le analisi di cellulari e computer, ha fatto sapere la polizia, hanno fornito "ampi riscontri" a quanto già emerso nelle precedenti fasi delle indagini, consentendo inoltre di acquisire "elementi utili al prosieguo dell'attività investigativa".