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Roma dice sì alla tassa sulla salute con autocertificazione

La Camera dei deputati vota la legge di bilancio per il 2025. Ma la soluzione, frutto di un emendamento, per applicare il balzello solleva diversi dubbi

Manifestazione contro il balzello. Era il maggio di quest’anno
(Ti-Press)
20 dicembre 2024
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Con 211 sì e 117 no la Camera italiana dei deputati ha votato oggi la fiducia, posta dal governo Meloni, sulla legge di Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2025 e di Bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027. Legge di Bilancio che da una settimana alimenta un'ampia discussione transfrontaliera a seguito di un emendamento dello stesso governo al centro del quale ci sono i ristorni dei frontalieri e la ‘tassa sulla salute’, temi che comprensibilmente, al di qua e al di là della frontiera, sono molto avvertiti, non solo dai lavoratori, ma anche dai comuni di frontiera e dalle istituzioni lombarde e ticinesi. Per quanto concerne la controversa ‘tassa sulla salute’ - contemplata dalla legge di Bilancio 2024 e mai applicata in quanto i cantoni Ticino, Grigioni e Vallese si sono rifiutati di fornire l'elenco dei frontalieri in servizio prima del luglio dello scorso anno, nonché i loro redditi netti sui quali calcolare il contributo al Servizio sanitario nazionale -, l'emendamento approvato dalla Camera dei deputati prevede per ogni singolo lavoratore un balzello mensile di 400 euro, quasi 5mila euro all'anno. Lo stesso emendamento introduce l'autocertificazione. Che tuttavia presenta non pochi dubbi. Insomma, la strada maestra per applicare la tassa sembra essere solo quella che passa da un accordo fra Roma e Berna.

A questo proposito le sollecitazioni del governo Meloni non sono mancate. Ci sono stati anche contatti, che per quanto è dato sapere sino ad ora non hanno portato a un accordo. C‘è a questo punto da segnalare che sul versante lombardo non è passata inosservata la mozione (di cui ha dato notizia ’laRegione') del consigliere nazionale dell'Udc Piero Marchesi: "Il Consiglio federale è incaricato di subordinare qualsiasi decisione alla conclusione di un accordo che garantisca agli istituti finanziari svizzeri un accesso equo e pieno al mercato finanziario italiano come previsto dalla road map firmata il 23 febbraio 2015". Che, ricordiamo, spianava la strada alla nuova fiscalità dei frontalieri. Un accordo, allora, finito in un nulla di fatto e notevolmente modificato rispetto a quello ratificato nell'estate dello scorso anno. "Una cavolata", il lapidario commento di Massimo Mastromarino, presidente dell'Associazione nazionale comuni di frontiera, nonché sindaco di Lavena Ponte Tresa, sulla proposta del deputato democentrista. "Può essere considerata legittima la richiesta di garantire alle banche di accedere al mercato finanziario del nostro paese, ma non si può pensare a uno scambio con l'anagrafe fiscale dei nostri lavoratori in Svizzera", rileva Mastromarino. La ’tassa sulla salute‘ che invece Regione Lombardia continua a voler applicare sarebbe in parte destinata a finanziare un bonus per frenare la fuga di medici e infermieri in Ticino. Del balzello in questione si continuerà dunque a parlare ancora a lungo.

Dossier ristorni

Così come per i ristorni dei frontalieri, un tesoretto che fa gola a molti. In discussione la ripartizione, sempre a seguito di un emendamento del governo, che escludeva dal beneficio una ventina di comuni del Comasco e del Varesotto, che già nei bilanci comunali 2025 prevedevano alla voce entrate quanto nei mesi scorsi il ministero delle Finanze aveva comunicato. Su pressione dell'Associazione nazionale comuni di frontiera c’è stata una correzione di rotta, con l'approvazione in sede di commissione Bilancio della Camera dei deputati di un subemendamento presentato da tre parlamentari della maggioranza – Andrea Pellacini e Andrea Mascatelli (Fratelli d'Italia) e Stefano Candiani (Lega), che hanno raccolto le forti proteste provenienti dal territorio–, per cui quanto era stato promesso è stato mantenuto, ma non per tutti i comuni: Varese deve rinunciare a 4,5 milioni di euro, la quota che non più tardi di tre mesi fa gli era stata assegnata, sulla scorta della ripartizione prevista dalla legge di Bilancio 2024. Questo perché per Varese la legge di Bilancio 2025 fissa il limite del 4% del rapporto tra frontalieri e popolazione (la percentuale del capoluogo varesino attualmente è 3,85%). In questi mesi il Varesotto è attraversato da gravi crisi aziendali che stanno mettendo in discussione diverse centinaia di posti di lavoro. Pensare di affrontare una grave crisi occupazionale con una mezza dozzina di milioni di euro appare illusorio.