Il no delle associazioni economiche: ‘La proposta del governo penalizza le aziende’. Il sì del Municipio di Lugano: ‘Attrattività fiscale a rischio’
Camera di commercio e Associazione industrie ticinesi dicono no alla moratoria, il Municipio di Lugano ribadisce invece il proprio sì.
Si scaldano i motori, quelli dell’economia privata e quelli della politica, in vista dell’imminente discussione in Gran Consiglio (sessione al via lunedì prossimo) sulla proposta del governo di sospendere parzialmente per cinque anni la disposizione di legge, derivante dalla riforma fiscale del 2019, che dal 2025 consente ai Comuni di fissare due moltiplicatori d’imposta distinti, ovvero uno per le persone fisiche e uno per quelle giuridiche. Concretamente, il Consiglio di Stato sottopone all'approvazione del parlamento una norma transitoria in base alla quale per i periodi fiscali dal 2025 al 2029 compreso il moltiplicatore d’imposta comunale delle persone giuridiche non può essere inferiore al moltiplicatore delle persone fisiche: uguale o superiore (non può però superare di oltre 60 punti quello delle persone fisiche), ma non sotto. Una sorta di moratoria sulla quale si è nel frattempo spaccata la commissione ‘Costituzione e leggi’. In Gran Consiglio si andrà infatti con due rapporti. Uno di maggioranza (per un solo voto) – redatto dalla liberale radicale Simona Genini e sostenuto da tutti i commissari del Plr, da quelli dell’Udc e da due del Centro – contrario a quanto prospettato dall'Esecutivo. E un rapporto di minoranza, favorevole, allestito dal centrista Gianluca Padlina e dal leghista Andrea Censi: lo hanno sottoscritto i commissari del Ps, della Lega, dei Verdi e un deputato del Centro.
D’accordo con la maggioranza commissionale sono Cc-Ti e Aiti. Le due associazioni economiche non condividono pertanto la proposta del governo, poiché, si legge in un comunicato congiunto, “penalizzante per le aziende del nostro territorio e quindi per la nostra economia”. Per Camera di commercio e Associazione industrie, “la concorrenza fiscale è una realtà ben nota in Svizzera e in Ticino e permette agli enti pubblici virtuosi di attrarre sul proprio territorio contribuenti interessanti. Si tratta tra l’altro di una delle motivazioni che ha indotto il Consiglio di Stato a proporre la recente riforma fiscale cantonale, approvata in votazione popolare lo scorso 9 giugno: il Ticino, con la citata riforma, ha voluto rientrare nella media nazionale e parare il colpo dei Cantoni concorrenti”. Ebbene, “per le stesse ragioni” ritengono che “anche a livello comunale si debba procedere nella medesima direzione, sulla base dei medesimi principi”. No dunque alla moratoria. Oltretutto “un dietrofront a meno di due mesi dall’entrata in vigore – con vari Comuni che hanno già previsto questa differenziazione nei loro preventivi 2025 – creerebbe un pericoloso precedente”.
A sostegno della moratoria di cinque anni, il Municipio di Lugano. “Rappresenta una misura – seppur provvisoria – indispensabile atta a preservare il precario equilibrio finanziario della nostra Città determinato dalle risultanze di Preventivo 2025 e di Piano finanziario 2025-2028 recentemente licenziati dall’Esecutivo cittadino”, scrive in una lettera inviata ai deputati al Gran Consiglio domiciliati a Lugano. “Più in generale – prosegue la missiva – rammentiamo inoltre che l’applicazione del moltiplicatore d’imposta differenziato a livello comunale comporta per i centri urbani unicamente un rischio significativo di perdita di attrattività fiscale, rispetto ai Comuni degli agglomerati, ritenuto come normalmente il gettito delle persone giuridiche dei centri urbani risulta essere una quota percentualmente importante delle risorse fiscali”. Se il parlamento cantonale non approverà la moratoria, avverte il Municipio, “la completa applicazione dal prossimo 1° gennaio delle modifiche introdotte dalla già votata riforma fiscale per le persone giuridiche (ulteriore riduzione dell’aliquota fiscale dall’8 al 5.5%) farà sì che i Comuni con un forte gettito delle persone giuridiche non potranno fare altro che recuperare parte della perdita attraverso una maggiorazione del moltiplicatore delle persone giuridiche”. Il che “comporterà un’accresciuta perdita di attrattività fiscale dei centri urbani a favore dei Comuni limitrofi”. Non solo: “La prospettata possibilità di ulteriormente differenziare i moltiplicatori delle persone giuridiche al di sotto del moltiplicatore delle persone fisiche non potrà che accrescere il rischio di perdita di attrattività e conseguentemente di gettito, portando a un ulteriore squilibrio, che genererà ulteriori effetti negativi nell’ambito della calcolazione dei contributi perequativi”.