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Preventivo '25 e tagli alla scuola, sindacati in trincea

Erredipi consegna una petizione con 4mila firme, Ocst-Docenti vota una risoluzione: si rinunci a colpire le scuole comunali e la pedagogia speciale

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(Ti-Press)
4 dicembre 2024
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Quasi 4mila firme, per la precisione 3'913, raccolte in tre settimane «senza nemmeno fare troppa fatica, ci fossimo mobilitati di più sarebbero state il doppio» e consegnate oggi a Palazzo delle Orsoline nelle mani del cancelliere Arnoldo Coduri. È ‘pesante’ la petizione che Erredipi, la Rete a difesa delle pensioni dei dipendenti pubblici, ha lanciato per chiedere a parlamento e governo di rinunciare a tagliare i contributi del Cantone alle scuole comunali come previsto dal Preventivo 2025, che sbarcherà in Gran Consiglio da lunedì prossimo. Come noto, spiega Erredipi, “il governo propone di modificare il sistema di finanziamento cantonale scorporando dalla massa salariale che determina il contributo per sezione di scuola comunale il costo delle docenti e dei docenti specialisti non obbligatori (di educazione fisica e di educazione musicale), così come delle docenti e dei docenti di appoggio”. Si tratta “di una decurtazione di 4,4 milioni di franchi che avrebbe conseguenze importanti sulla qualità dell'insegnamento e dell'apprendimento per migliaia di allievi e di insegnanti”. La petizione, conferma Umberto Boisco dopo la consegna delle firme, «ha raccolto un ampio successo nel mondo della scuola, ma anche presso le famiglie che verrebbero colpite da questo taglio alla qualità dell'insegnamento per i loro figli. La società sta rispondendo contro questi tagli». Sempre a proposito di tagli, Erredipi contesta anche quelli portati dalla «recentissima decisione della commissione della Gestione, ovvero ridurre il previsto aumento delle spese per la pedagogia speciale di due milioni, facendolo passare da 6,5 a 4,5 milioni».

Ocst-Docenti: ‘Si rinunci a ogni taglio nella scuola’

Anche per Ocst-Docenti “è ora di trovare una rotta e di seguirla”, in fatto di scuola. Perché “nessun professionista può adempire al proprio mandato se non sono date le condizioni necessarie: questo principio vale anche per gli insegnanti”. Questo, e molto altro, è messo nero su bianco nella risoluzione dell'assemblea ordinaria tenutasi martedì, assemblea che “deplora la persistente assenza di una visione politica condivisa, solida e coerente sulla scuola”. E, perentoriamente, Ocst-Docenti chiede a Gran Consiglio e Consiglio di Stato “non solo di rinunciare a tutte le misure di peggioramento della qualità della formazione ticinese e delle condizioni di lavoro dei docenti, ma anche di invertire la tendenza e di adottare finalmente una valida politica del personale docente e una visione solida, condivisa e coerente della scuola che è un bene comune su cui si fondano tutte le future attività della collettività”.

Per i docenti cristiano sociali “mentre da una parte si chiede di adattare sempre più l'insegnamento alle specificità e ai bisogni individuali degli allievi, promuovendo un approccio personalizzato, differenziato e flessibile con un conseguente aumento delle responsabilità e del carico di lavoro, dall'altra si vuole ridurre di due milioni di franchi le finanze della pedagogia speciale, si peggiorano le condizioni di lavoro degli insegnanti e si rende la professione meno attrattiva non riconoscendo gli incarichi ai supplenti dopo 16 settimane, né un adeguamento salariale al costo della vita, aumentando anzi i prezzi dei posteggi”. E ancora, “mentre da un lato si inneggia a una scuola che offra pari opportunità agli allievi di tutte le regioni del cantone, dall'altro si tagliano i finanziamenti cantonali ai Comuni per i docenti di educazione fisica e di educazione musicale, alimentando disparità educative secondo la forza economica”.

IN VISTA DEL VOTO

L’Udc: ‘Manca ancora il coraggio’

Un documento contabile che “conferma ancora una volta il mancato coraggio del governo nel decidere delle misure strutturali e incisive sul medio-lungo termine per arginare il disastro finanziario al quale il nostro Cantone sta andando incontro”. È perentorio il giudizio dei democentristi sul Preventivo 2025 del Cantone. Un giudizio contenuto nel rapporto di minoranza stilato da Roberta Soldati e Tiziano Galeazzi. L’Udc, scrivono i due relatori, “boccerà” il Preventivo sfornato in settembre dall’Esecutivo (deficit di 64 milioni di franchi), incluse le misure (“altrettanto poco incisive e poco coraggiose”) proposte nel rapporto di maggioranza della commissione che ridurrebbero il disavanzo da 103 milioni, dopo il no del Gran Consiglio alla tassa di collegamento e alla modifica della progressione a freddo, a 92 milioni. Una bocciatura quindi su tutta la linea che, ma per motivi diversi, va ad aggiungersi a quella espressa da socialisti e Verdi nel loro rapporto minoranza.

Soldati e Galeazzi rimproverano fra l’altro al Consiglio di Stato di non essersi “chinato debitamente sul prossimo pacchetto di risparmi della Confederazione, che certamente avrà un impatto sulle finanze del Cantone, così come i nuovi oneri derivanti dall’esito della votazione sul finanziamento uniforme della LAMal, votato dal popolo svizzero lo scorso 26 novembre (Efas, ndr)”. Per l’Udc “iniziare a prevedere delle misure concrete in funzione di questi due temi doveva essere una priorità del Preventivo 2025”. Ma “il detto ‘meglio prevenire che curare’ sembra non star di casa a Bellinzona”.

Insufficiente anche il pacchetto di misure di risparmio

Non soddisfa l’Udc neppure il (secondo) pacchetto di misure di risparmio sfornato dal governo col Preventivo 2025. “Delude profondamente sia per il metodo che per il contenuto”. Nel frattempo, aggiungono Soldati e Galeazzi, “si è sprecato un ulteriore anno presumibilmente in attesa dei risultati dei lavori riconducibili all’iniziativa elaborata per la revisione della spesa dello Stato accolta il 5 febbraio di quest’anno dal Gran Consiglio. Nella peggiore delle ipotesi, entro la fine del 2024, sul tavolo della Commissione gestione e finanze doveva arrivare il messaggio governativo contenente le richieste di crediti per il conferimento del o dei mandati esterni. A oggi non si è visto nulla. Questo significa che il ‘cantiere della revisione dei compiti e della spesa dello Stato necessiterà ancora di numerosi anni per essere implementato e di questo passo, fino ad allora, saremo costretti ad assistere impotenti al definitivo dissesto finanziario del nostro Cantone”.

L’Udc afferma dunque di temere “fortemente” che “non sia rispettato il principio del freno ai disavanzi iscritto nella Costituzione cantonale”. Per questo allega al rapporto un decreto legislativo “per correggere la spesa e porre un freno alla sua crescita”. In sostanza sottopone all’approvazione del Gran Consiglio il ‘Decreto Morisoli bis’ oggetto dell'iniziativa parlamentare presentata nella forma elaborata a metà settembre. Primo firmatario il capogruppo Sergio Morisoli. Dato che l’obiettivo del pareggio dei conti cantonali entro fine 2025 (primo Decreto Morisoli, quello approvato in votazione popolare nel maggio 2022) appare impossibile da conseguire, l’Udc punta ora all'equilibrio finanziario “nel 2027”. Anche il Decreto bis, si ricorda nel rapporto, “agisce sulla spesa fissando dei paletti di crescita”. Nel Decreto, annotano i due relatori di minoranza, “si lascia libero il governo di agire di concerto: in questo modo si auspica che si incominci a superare il dipartimentalismo che si è cristallizzato negli anni e che finalmente si agisca secondo il principio dell’efficienza e dell’efficacia nell’applicare le leggi settoriali, secondo i criteri della parsimonia e dell’economicità, come previsto dalla Legge sulla gestione finanziaria”.