Il Gran Consiglio ha ritenuto di esprimersi sulla modifica parziale della Legge sull’organizzazione giudiziaria durante la sessione parlamentare in corso
È stata ritenuta urgente dal Gran Consiglio l’iniziativa elaborata dalla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ presentata dal suo presidente, il centrista Fiorenzo Dadò, per colmare i vuoti normativi indicati di recente dal Cdm, il Consiglio della magistratura. L’iniziativa – che deriva anche dalla assai difficile situazione in cui versa il Tribunale penale cantonale (‘caos Tpc’) – mira alla modifica parziale della Legge sull’organizzazione giudiziaria (Log) per dare così all’organo che vigila sul funzionamento dell’apparato giudiziario cantonale, con anche poteri disciplinari su giudici e procuratori, la possibilità di prendere misure cautelative in un procedimento penale o giudiziario a carico di un magistrato. In altre parole: la possibilità di sospenderlo. Con sessanta voti a favore, dodici contrari e tredici astenuti (erano necessari i due terzi dei sì sommati ai no) l’aula ha dunque accettato di esprimersi nel merito dell’iniziativa durante questa sessione parlamentare. La discussione avverrà domani o dopodomani.
«Se oggi siamo chiamati a esprimerci sull’urgenza – esordisce senza girarci intorno Dadò – non è per uno sfizio, ma perché ci è stato chiesto dal Cdm. La magistratura è colpita da una grave crisi istituzionale e di immagine. È quindi nostro compito adottare ogni modifica legislativa che si renda necessaria per il buon funzionamento del Paese, anche in forma urgente». E rincara la dose: «Spiace constatare come questa modifica legislativa, inizialmente voluta e condivisa da quasi tutti, si scontri con l’inopportuna quanto strana ingerenza da parte dell’Esecutivo su richiesta del Dipartimento istituzioni che sembrerebbe interpretare à la carte la legge di questo Gran Consiglio. Non si vorrebbe che all’origine della coalizione contraria vi fosse un certo timore reverenziale nei confronti di quella rete vassalla in cui opera la lunga mano di colui che ha cucinato e servito al Paese questa brodaglia».
È elencando i numerosi passaggi che hanno portato all’elaborazione del testo che il liberale radicale Matteo Quadranti chiede all’aula «quali potrebbero essere le obiezioni all’urgenza». In commissione il testo ha fatto il «pieno di voti», rievoca il deputato che ipotizza: «Ci sono forse ragioni non del tutto trasparenti». Pronta la risposta della Lega: «A fermarci – afferma Alessandro Mazzoleni – è la separazione dei poteri. Il Giudiziario ha un compito, il Legislativo ne ha un altro. Una modifica di legge va affrontata con i giusti tempi». Contrario all’urgenza anche il Ps. «Questa modifica di legge – rileva il capogruppo Ivo Durisch –, pur scaturendo da un episodio puntuale, guarda al futuro e non potrà essere applicata ai casi già aperti. A meno che non si ripresenti un episodio analogo domani, l’urgenza non è data».
Dal canto suo, il consigliere di Stato Norman Gobbi osserva che «sarebbe stato utile sottoporre formalmente il testo dell’iniziativa a chi poi dovrà applicare questa modifica legislativa».