A lungo direttore della Divisione giustizia, ha contribuito a portare a Bellinzona la sede del Tpf. Il ricordo di Gobbi, Pedrazzini, Respini e Martinelli
È scomparso domenica Giorgio Battaglioni, pilastro dell’Amministrazione cantonale per decenni. Nato a Bellinzona nel 1956, avvocato, dal 1983 al 2016 ha svolto la funzione di segretario di concetto dell’allora Dipartimento di giustizia e in seguito è stato direttore della Divisione della giustizia e coordinatore del Dipartimento delle istituzioni.
Proprio il direttore del Di Norman Gobbi, raggiunto da ‘laRegione’ per un ricordo, commenta i cinque anni in cui hanno collaborato: «Poter contare sulla sua grande esperienza all’inizio della mia presenza in Consiglio di Stato alla direzione del Dipartimento delle istituzioni è stato un grande vantaggio. Conosceva il settore della Giustizia e tutto il Di in maniera approfondita – continua Gobbi – e ciò mi ha certamente agevolato nella conduzione del Dipartimento». I ricordi di Gobbi vanno oltre la politica, perché «con lui avevo una conoscenza antecedente alla mia elezione in Consiglio di Stato. Risaliva al mio mandato quale deputato in Gran Consiglio, ma con Giorgio c’era un legame anche “familiare”. Aveva infatti fatto parte delle scuole con mia mamma e ciò ha creato una sintonia particolare».
Per il direttore del Di «il dispiacere per la sua scomparsa è direttamente proporzionale alle sue grandi qualità, di cui il Cantone deve essere riconoscente. E qui cito solo un esempio che si potrebbe fare tra tanti: essere riuscito a convincere la Berna federale, supportando il governo e il direttore del Dipartimento istituzioni di allora Luigi Pedrazzini, ad assegnare al Ticino la sede del Tribunale penale federale. In questi giorni sottolineeremo il ventennale della presenza del Tpf a Bellinzona: a lui dobbiamo dire grazie anche per questo. È un momento triste per me personalmente e per tutto il Dipartimento. Un pensiero di vicinanza ai suoi figli e a tutti i famigliari e amici».
Anche le parole di Luigi Pedrazzini parlano di «un ricordo riconoscente per Battaglioni, perché è stato un collaboratore estremamente impegnato e con la capacità di avere visioni dei problemi sempre con uno sguardo completo sull’attività del dipartimento». Forse, continua Pedrazzini, «era proprio questa la sua qualità più importante: come consigliere di Stato sapevo che in Battaglioni avevo un collaboratore che conosceva a fondo l’Amministrazione cantonale e un interlocutore importante e affidabile». Battaglioni, rileva il già direttore del Dipartimento istituzioni, «apparteneva alla categoria dei migliori funzionari che il nostro Cantone abbia mai avuto. Si identificavano, lui e altri, fino in fondo nel loro ruolo di servizio allo Stato. I consiglieri di Stato passano, ma i funzionari spesso restano e sono testimoni del cambiamento. Il Ticino ha avuto la fortuna di avere nella sua storia funzionari come Battaglioni».
Con il ricordo che, giocoforza, va alla battaglia per avere la sede del Tpf a Bellinzona. «Credo di essere stato il primo a lottare per la necessità di avere il Tpf in Ticino, ho agito e subito trovato in Battaglioni un sostegno importante. Di tante cose che abbiamo fatto insieme, forse la vittoria del Tpf quando tutto lo portava ad Aarau è stata sicuramente la battaglia più importante. Se io rivendico il merito di aver agito immediatamente dopo la decisione di Berna di non volerlo qui da noi, Battaglioni deve essere sempre ringraziato per essere venuto da me già con un progetto di sede in modo da non rendere la nostra rivendicazione fine a se stessa ma già con un progetto e una localizzazione».
«Ho conosciuto Battaglioni più di quarant’anni fa – ricorda il già consigliere di Stato e, nei vari ruoli, anche direttore del fu Dipartimento di giustizia Renzo Respini –, era un giovane accademico che dopo aver terminato gli studi in Svizzera interna si stava orientando sulle scelte future. Aveva offerte nel privato, prospettive di vario genere, ma ci siamo confrontati e gli ho proposto un impegno nell’Ente pubblico. Gli avevo parlato della Legge sulla pianificazione politica, con il desiderio di coinvolgere maggiormente l’Amministrazione cantonale nella conduzione della cosa pubblica». Questa prospettiva, continua Respini, «aveva appassionato lui e molti altri accademici giovani, proprio con l’obiettivo di contribuire come funzionari, e quindi nel 1983 fu assunto come segretario di concetto del Dipartimento giustizia». Battaglioni era «una persona raffinata, distinta, portata più al ragionamento che alla bagarre, ed è rimasto coerente con tutti i suoi capi dipartimento». E nell’ambito delicatissimo della giustizia, «ha sempre svolto in modo onesto e chiaro i suoi compiti, i suoi ruoli e la sua funzione di collegamento tra magistratura e Consiglio di Stato. Sicuramente anche grazie a queste sue doti la giustizia ha preservato in quegli anni un’immagine bella e pura». Respini ricorda, infine, anche l’impegno di Battaglioni nel sociale in varie fondazioni: «Portando sempre idee e proposte su come realizzarle».
«Giorgio Battaglioni è stato il mio segretario di concetto quando sono arrivato all’allora Dipartimento della giustizia», racconta l’ex consigliere di Stato Pietro Martinelli. «Da lui ho avuto una collaborazione che posso definire eccellente e necessaria, visto che da granconsigliere non mi ero occupato particolarmente del settore giustizia». Tra i tanti dossier affrontati lavorando a stretto contatto, Martinelli ci tiene a ricordare quello legato al sovraffollamento delle carceri. «A quei tempi – ricorda l’ex direttore del Dipartimento giustizia – gli obiettori di coscienza venivano ancora incarcerati. Su suggerimento di John Noseda volevo fare una disposizione che impedisse l’incarcerazione di chi non voleva prestare servizio militare, tema che proprio in quel periodo era sui banchi della politica federale. Grazie alle preziose indicazioni di Battaglioni capii che era assolutamente possibile e giustificabile. Giorgio – conclude Martinelli – rappresentava al meglio quella classe di funzionari pubblici con un alto senso dello Stato, che svolgevano il proprio compito non solo con diligenza ma anche con passione».
A ricordare l’ex funzionario è anche l’avvocato Niccolò Giovanettina, co-fondatore nel 2020 insieme a Battaglioni e alla figlia Camilla dello studio legale che ha sede a Bellinzona. «Giorgio, grazie alla sua esperienza, ha saputo mettere l’entusiasmo e i giusti consigli per dare il là a questa avventura. Negli anni ci ha insegnato quelle che poi erano le sue caratteristiche principali: un’innata propensione alla discrezione, all’umiltà e alla mediazione. Tre qualità sempre più rare al giorno d’oggi che ci ha trasmesso con una gentilezza di carattere che non potrò mai dimenticare».