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‘Monsignor Bonnemain ha reagito meglio di De Raemy’

Un recente caso di molestie avvenuto a Zurigo mostra le differenze di reazione fra il vescovo di Coira e quello di Lugano

(Ti-Press)
14 ottobre 2024
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La gestione dei casi di violenza sessuale all'interno della Chiesa continua a far discutere, in Ticino, come Oltralpe. Stavolta a mettere i puntini sulle ‘i’ è stato il portale cattolico Kath.ch che, in un articolo pubblicato giovedì (10 ottobre) ha voluto evidenziare le differenze di atteggiamento – o meglio, di reazione – di due vescovi svizzeri. Da una parte troviamo monsignor Bonnemain, vescovo di Coira, le cui azioni sono state lodate dall'editorialista. Dall'altra invece, nel banco del ‘bacchettato’, compare l'amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, monsignor Alain de Raemy.

Il primo infatti, riguardo a un recente fatto di cronaca che vedeva coinvolto per abusi sessuali un prete di Zurigo, ha deciso di intervenire prontamente, allontanando il sacerdote in questione da cariche o impegni che lo vedevano a stretto contatto con i giovani. La stessa cosa invece non si può dire per un altro caso balzato agli onori della cronaca nel nostro cantone. Stiamo parlando del caso di don Leo a cui, come più volte evidenziato anche dalla nostra testata, nonostante fosse pendente sul suo conto una segnalazione di abusi, la Curia ha permesso comunque di accompagnare giovani e giovanissimi alle colonie estive.

Il caso zurighese

L'articolista di Kath.ch, per poter tracciare il suo commento, trae spunto da un recente caso di "violazione dei confini" avvenuto in una parrocchia del Canton Zurigo quando la presunta vittima "era ancora minorenne". Il termine, alquanto criptico, viene utilizzato dalla stessa Diocesi di Coira nel comunicato stampa (datato 4 ottobre) che dà notizia di una vicenda legata a molestie o abusi sessuali.

Né la Diocesi né le autorità investigative penali hanno voluto specificare in cosa consistesse esattamente questa "violazione del confine", dove e quando fosse stata commessa e quale reato ne potesse derivare.

Se poco spazio viene riservato al fatto in sé, lo stesso non si può invece dire delle azioni intraprese dalla Chiesa di Coira. "La Curia vescovile e il vicariato di Zurigo Glarona hanno avviato la procedura prevista in questi casi" e, pertanto, "sono state immediatamente informate le forze dell’ordine". E ancora: "Nell'ambito dell'indagine preliminare canonica, il vescovo diocesano ha adottato, come di consueto, misure cautelative nei confronti dell'esercizio dell'ufficio da parte del presunto colpevole". In parole povere ciò significa che probabilmente al parroco zurighese sotto accusa è vietato ogni contatto professionale con minorenni.

Il caso è per ora nelle mani della polizia, non ancora presso il Pubblico ministero I del Canton Zurigo, responsabile dei reati sessuali.

‘Bonnemain ha reagito tempestivamente’

Dopo aver illustrato il caso ecco che, giunto ai titoli di coda, l'articolista arriva a parlare anche di monsignor De Raemy: "Una cosa è chiara – scrive il giornalista –, monsignor Bonnemain ha reagito rapidamente. Ha allontanato il presunto sospettato da un ambiente sensibile dopo che il sacerdote in questione è stato segnalato e ha comunicato pubblicamente il caso. In questo modo ha agito in modo più netto rispetto al collega vescovo ausiliare Alain de Raemy, il quale, in qualità di amministratore della Diocesi di Lugano, ha permesso a un sacerdote (don Leo), ora in carcere per presunta violenza sessuale, di recarsi in colonie di vacanza con giovani per un'estate dopo la segnalazione del sospetto.

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