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Valli, Speziali e Dadò attaccano Zali: ‘Parole inaccettabili’

I presidenti di Plr e Centro interrogano il governo e contestano quanto detto dal direttore del Dt. Zanetti (Alpa): ‘Valutare tutto, ma investire ancora’

In sintesi:
  • Il liberale radicale e il centrista: ‘Decrescita irreversibile? Fatalismo politico che ci preoccupa’
  • ‘Vitta, Rösti, Amherd e Cassis hanno detto ben altro’
  • Il presidente dell'Alleanza patriziale: ‘Non è assolutamente finito niente, le regioni periferiche devono continuare a vivere’
Grande battaglia
(Ti-Press)
19 settembre 2024
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Tanto poté la difesa delle valli e delle zone periferiche, da arrivare a leggere un'interrogazione parlamentare cofirmata da Alessandro Speziali e Fiorenzo Dadò, presidenti di Plr e Centro. L'evento è di quelli importanti.

L'interrogazione prende le mosse dall'intervista al direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, sul ‘Corriere del Ticino’ del 6 settembre. Intervista con dichiarazioni “che non ci trovano per nulla d'accordo e non possono lasciarci silenti. Esse – scrivono Speziali e Dadò – sono in netto contrasto con gli intendimenti della politica regionale federale e cantonale come pure delle molte associazioni presenti sul territorio proprio con l'obiettivo di promuoverlo – stimolando il rilancio demografico”.

Ma di cosa si sta parlando? Che ha detto Zali? Gli interroganti lo ricordano: “In particolare a seguito delle alluvioni che hanno drammaticamente segnato la Media e Alta Vallemaggia, il direttore del Dt ha affermato di intravedere ‘un’ineluttabilità di determinate dinamiche che colpiscono le regioni periferiche’: ossia che la decrescita demografica delle Valli sia irreversibile e, soprattutto, che il loro destino sia segnato”.

‘Non possiamo in alcun modo condividere questa visione’

Queste affermazioni, per i presidenti di Plr e Centro, rappresentano “una sorta di fatalismo politico che ci preoccupa, vista soprattutto la ricca eterogeneità del nostro Cantone. Non possiamo dunque condividere in alcun modo visioni per cui le periferie ticinesi attendano ormai un destino segnato, che porterà al loro inesorabile abbandono – attaccano Speziali e Dadò –. Ciò determinerebbe tra l'altro conseguenze negative per tutto il Ticino, anche in termini economici e turistici”.

Per questi motivi, gli autori dell'interrogazione scrivono di “deplorare qualsiasi azione politica improntata a un disimpegno e al disfattismo; serve, invece, attivarsi per invertire lo spopolamento delle zone più discoste e a individuare nuove opportunità socio-economiche per queste regioni che meritano dignità e attenzione politica”. Il tema, si legge ancora nell'interrogazione, “non è di semplice soluzione e non è privo di ostacoli; ma è dovere di ogni gremio politico, a maggior ragione del Consiglio di Stato, impegnarsi a fondo anche per queste zone del Canton Ticino”.

Anche perché, affondano Speziali e Dadò, “quanto letto nell'intervista è invece in netto contrasto con le parole espresse dal presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta durante i festeggiamenti del Primo di agosto con la comunità valmaggese, come pure dei Consiglieri federali Albert Rösti, Viola Amherd e Ignazio Cassis”.

Le domande al governo

Ciò argomentato, chiedendosi retoricamente se davvero “dobbiamo aspettarci un disimpegno generale perché il trend sociale è ineluttabile”, i presidenti di Plr e Centro domandano al Consiglio di Stato “se condivide in toto le considerazioni espresse dal direttore del Dipartimento del territorio sul destino delle zone periferiche e se quindi intende nel prossimo futuro procedere con graduale disimpegno” e se, in caso contrario, “con quale strategia si intende agire per un sostegno concreto alle comunità, ai municipi, ai patriziati e ai vari enti coinvolti”.

ALLEANZA PATRIZIALE

Zanetti: ‘Zone periferiche? Non è assolutamente finita’

È davvero finita per le zone periferiche, per le valli, per le regioni di montagna? «Ma assolutamente no!», esclama interpellato da ‘laRegione’ per un commento il presidente dell'Alleanza patriziale ticinese (Alpa) Tiziano Zanetti. Anche se su molto serve fare «attentissime valutazioni». Zanetti si riferisce, per prima cosa, «alla questione economica». Nel senso che «negli ultimi vent'anni circa, come Alpa e i Dipartimenti delle istituzioni, del territorio e finanze ed economia, con la promozione dell'economia di montagna e i fondi di aiuto patriziale per le zone periferiche, abbiamo portato quasi un quarto di miliardo di franchi di indotto. Occorre quindi – continua Zanetti – che questi investimenti continuino a portare i loro frutti e che i soldi pubblici investiti siano utilizzati con questo scopo: abbiamo ristrutturato alpi, messo a posto strade, molte altre cose che continuiamo a voler fare».

‘Un valore per la nostra storia, ma valutare bene cosa serve davvero fare’

Poi c'è la drammatica attualità di questa estate, che porta Zanetti a una seconda riflessione, «che nasce da tutte le volte che in questi ultimi mesi mi sono recato in Vallemaggia». E la domanda da porsi, per il presidente dell'Alpa, è «se sia ancora opportuno investire decine e decine di milioni per ripristinare dei disastri. Per me è chiaro che andrà fatta una valutazione particolare facendo moltissima attenzione e tenendo conto delle situazioni e delle contingenze particolari». Quindi nessun proclama in un senso o nell'altro, perché «le regioni di montagna sono un valore per la nostra storia, la nostra cultura e la nostra identità. Ma anche per la nostra economia, quindi andrà tutto valutato nel modo migliore». Un esempio? «Beh, pensiamo alla pista di Prato Sornico. Cosa facciamo? Qualcuno se lo sta chiedendo. Rifarla esattamente dove era, con i rischi che può comportare, o ragionare magari di ricostruirla da un'altra parte? La dislocazione non porta sempre effetti negativi, ma anche opportunità che vanno colte e concordate con tutti gli attori coinvolti».

‘Spesso rivalorizzate le zone’

Insomma, tante analisi e ragionamenti che però hanno una linea guida: «Non è assolutamente finita né per le valli, né per le regioni periferiche», rimarca ancora Zanetti. «Chi avrebbe mai pensato anni fa che gli ex lazzaretti militari di Olivone avrebbero portato a 10mila pernottamenti annui con il centro di ‘Gioventù e sport’ che genera indotto, cultura, formazione e dà a tantissimi giovani la possibilità di vivere e sfruttare l'alta Valle di Blenio? Sempre rimanendo a Olivone – ricorda ancora Zanetti – la ristrutturazione del Polisport con una nuova struttura che fa capo al Tcs porterà a una rivalorizzazione di tutta la zona». Due esempi tra i tanti, per ribadire che «dal punto di vista dei patriziati le valli e le zone di montagna hanno ancora tantissimo da dire».