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‘Scuola, quelle due nomine vengano annullate’

Uno dei candidati esclusi ha impugnato la decisione con cui il governo ha nominato Mallé e Pini alla testa della Sezione insegnamento medio superiore

In sintesi:
  • Il ricorrente contesterebbe la scelta dei due candidati con riferimento ai requisiti stabiliti nel bando di concorso
  • Intanto il Consiglio di Stato propone (messaggio del 2023) di togliere al Tribunale amministrativo la facoltà di annullare le nomine
Nomine, polemiche e e ricorsi
(Ti-Press)
14 settembre 2024
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Atti del governo ancora sul... Tram. Approda al Tribunale cantonale amministrativo la decisione dello scorso 10 luglio con cui il Consiglio di Stato ha nominato Désirée Mallè e Mattia Pini capi – in seno al Dipartimento educazione cultura e sport (Decs) – della Sezione dell’insegnamento medio superiore in ‘job sharing’ (entrambi con un’occupazione al 50 per cento), in vista del pensionamento, avvenuto alla fine dello scorso mese, di Daniele Sartori. A impugnare la risoluzione governativa davanti ai giudici è uno dei candidati al concorso pubblicato dal Decs il 4 marzo di quest’anno, poi prorogato al 16 aprile. Patrocinato dall’avvocato Gianluca Padlina, chiede al Tram di annullare la decisione di nomina. Una decisione, peraltro, che ha sollevato non poche perplessità nel corpo docente e in sede politica, dove è anche pendente un’interrogazione dell’Mps al Consiglio di Stato.

Il ricorrente ritiene violati aspetti procedurali e diritti costituzionali

Stando a nostre informazioni, il ricorrente contesterebbe la scelta dei due candidati con riferimento ai requisiti stabiliti nel bando di concorso e la presunta violazione di aspetti procedurali e di diritti costituzionali, come per esempio il diritto di essere sentito (del ricorrente) e quello di accesso integrale agli atti.

«Riguardo al caso specifico, visto che la vertenza è pendente dinanzi al Tribunale cantonale amministrativo, posso solo confermare l’inoltro del ricorso – annota, interpellato dalla ‘Regione’, l’avvocato Gianluca Padlina –. Ciò che invece posso dire, parlando a titolo personale, come cittadino, prima ancora che avvocato, è che sono oltremodo preoccupato dalle modalità con cui queste procedure sono gestite e, in particolare, per tutti gli ostacoli che l’autorità cantonale, volutamente, pone al legittimo esercizio dei diritti costituzionali e procedurali delle persone che partecipano a questo genere di concorsi pubblici». Rincara il legale, nonché deputato del Centro al Gran Consiglio: «Trovo in particolare inaccettabile che ai candidati che non sono stati selezionati venga sistematicamente notificata una decisione anonimizzata, celando il nominativo della persona che è stata nominata e, nel contempo, venga pure negato il diritto di accesso agli atti, con l’indicazione per cui lo stesso potrà essere esercitato unicamente in sede ricorsuale». Circostanza, evidenzia Padlina, che «ha quale perversa conseguenza quella per cui un candidato si trova costretto a dover presentare un ricorso per poter conoscere il nome della persona che è stata selezionata al suo posto e, non potendo esaminare gli atti, è costretto a farlo senza nemmeno sapere se la persona nominata disponga effettivamente, o meno, di qualifiche o esperienze superiori alle sue. Per giustificare questo modo di procedere, l’autorità di nomina invoca, strumentalmente, la protezione dei dati personali, svuotando di qualsiasi portata pratica il diritto di essere sentiti e il diritto di accesso agli atti degli altri partecipanti al concorso che, come già ricordato, sono diritti di rango costituzionale. Visto che una procedura ricorsuale comporta dei costi, ben si comprende che l’intero sistema sia pensato per indurre di fatto chi non è stato nominato a lasciar perdere». Non è tutto. «Se ci aggiungiamo che il Consiglio di Stato, in un messaggio licenziato nel febbraio 2023 all’indirizzo del parlamento, propone addirittura di togliere al Tribunale cantonale amministrativo la possibilità di disporre l’annullamento di una nomina, lasciandogli solo quella di poterne accertare l’eventuale carattere illegittimo, il quadro complessivo potrebbe peggiorare ulteriormente». A questo punto, rileva Padlina, «tanto varrebbe sopprimere del tutto qualsiasi possibilità di ricorso e stabilire che in materia di nomine l’Amministrazione cantonale e il Consiglio di Stato hanno il diritto di poter fare e disfare a piacimento, senza poter mai essere chiamati a dover rendere conto a nessuno».

Quel messaggio (pendente) del Consiglio di Stato

Nel messaggio al quale allude Padlina il governo chiede al Gran Consiglio di modificare l’articolo 89 della Legge sulla procedura amministrativa (LPAmm). E questo per togliere appunto al Tram la possibilità di annullare, su ricorso, una decisione di assunzione o di nomina di un dipendente pubblico. Una possibilità introdotta dal Gran Consiglio nel 2020 e in vigore dal 1° gennaio 2021. Insomma, un ritorno al passato quando il tribunale poteva solo esprimersi senza però modificare la nomina.

“Comprendiamo il punto di vista del parlamento e siamo consapevoli che possa apparire ingiustificato impedire a un tribunale di annullare una decisione illegittima. Reputiamo però necessario tenere presente in modo adeguato del contesto in cui si inseriscono le decisioni di assunzione e di nomina”, scrive l’Esecutivo: “La norma vigente costituisce un ostacolo inutile nelle gestione dell’impiego pubblico e non porta in concreto un beneficio ai candidati esclusi, i quali non hanno nessuna garanzia di essere assunti in caso di accoglimento del ricorso”. Il Consiglio di Stato ricorda poi come la Confederazione abbia adottato una norma ben più restrittiva, che toglie addirittura al candidato escluso la possibilità di ricorso.

Dal parlamento si chiedono chiarimenti: interrogazione pendente

Sulla doppia nomina alla testa della Sezione dell’insegnamento medio superiore, il Movimento per il socialismo ha depositato, come detto, un’interrogazione. Lo ha fatto pochi giorni dopo la comunicazione, avvenuta il 10 luglio, del Consiglio di Stato. “La cosa che ha maggiormente colpito coloro che hanno commentato la decisione del governo – scrivono i deputati Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi – è la mancanza di esperienza di insegnamento nelle scuole medie superiori che si desume dalla lettura dei brevi curricola forniti dal comunicato stampa”. Nella nota governativa veniva infatti indicato che “durante la loro carriera professionale, Mallè e Pini hanno assunto i ruoli di autori e periti d’esame di maturità e dal 2022 quello di esperti d’italiano per la maturità professionale e specializzata. Dal 2023 sono inoltre docenti di didattica disciplinare presso la Scuola universitaria federale per la formazione professionale e docenti di italiano presso il Dipartimento formazione e apprendimento/Alta scuola pedagogica della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana”. Nessun riferimento a esperienze di insegnamento nelle scuole medie superiori.

I due parlamentari fanno poi notare come, nella “sintetica comunicazione del governo”, non sia indicato se i due eletti soddisfacciano o meno una serie di requisiti indicati nel bando di concorso. Tra questi: una pluriennale e riconosciuta esperienza di gestione nel settore della scuola, una pluriennale esperienza di gestione amministrativa e del personale e un’esperienza consolidata nella gestione di progetti e nella conduzione di gruppi di lavoro. A proposito di requisiti, i granconsiglieri dell’Mps si dicono stupiti del fatto che tra quelli necessari non sia stata inserita una pluriennale esperienza di insegnamento nel settore medio superiore.

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