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Il governo: no al Tribunale cantonale della costruzione

Il Consiglio di Stato boccia la proposta avanzata dalla democentrista Roberta Soldati con un'iniziativa parlamentare. ‘Adeguate le attuali vie di ricorso’

Licenze edilizie, appalti pubblici e contenziosi
(Ti-Press)
13 agosto 2024
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Le vie di ricorso attuali “rispondono in maniera appropriata alle esigenze dei cittadini e dello Stato e alla sicurezza del diritto”. Il governo dice no alla proposta della deputata democentrista Roberta Soldati di istituire un “Tribunale cantonale della costruzione”: una nuova autorità giudiziaria, in seno al Tribunale d’appello, che deliberi sui ricorsi in materia di edilizia e commesse pubbliche. Sgravando così di questi incarti il già oberato Tram, il Tribunale cantonale amministrativo. Obiettivo: rendere “più celere” l’iter ricorsuale e dunque le decisioni. Ma come detto il Consiglio di Stato non ci sta. E neppure condivide lo scenario alternativo prospettato dall’iniziativa parlamentare di cui Soldati è prima firmataria. Ovvero: togliere al Servizio ricorsi del governo, cioè alla prima istanza, la competenza sulle materie citate, per demandarle a “una commissione di ricorso di prima istanza avente carattere giudiziario”: una commissione, pure questa, da creare. L’Esecutivo sollecita il parlamento a respingere le richieste della granconsigliera dell’Udc.

‘Servizio ricorsi e decisioni, tempo di evasione congruo’

Tema di sicuro interesse quello sollevato dagli iniziativisti, visto che si parla fra l’altro di licenze edilizie e contenziosi, per giunta in un cantone, il Ticino, affetto dalla cosiddetta ricorsite. In merito all’alternativa suggerita da Soldati e cofirmatari, e quindi in merito alla celerità delle decisioni “emesse dal Consiglio di Stato, per le quali il Servizio dei ricorsi elabora i relativi progetti”, il governo afferma che “il tempo di evasione risulta tutto sommato congruo rispetto alla mole di lavoro e al personale impiegato in ambito di questioni edilizie in particolare”. Tempo di evasione che “dipende anche dalla procedura stessa, che permette fino a tre scambi di allegati tra le parti e la concessione di proroghe per una durata media da quattro a sei mesi (da notare che il terzo scambio di allegati e le proroghe vengono sempre più richiesti dalle parti, patrocinatori e Comuni)”. E allora, osserva l’Esecutivo, “sostituire l’attuale attività del Consiglio di Stato, svolta per mezzo del Servizio dei ricorsi, con una commissione di ricorso giudiziaria, non apporterebbe un miglioramento sostanziale riguardo alla tempistica attuale di evasione dei ricorsi, ritenuto invece come la postulata autorità giudiziaria comporterebbe un sistema di decisione collettivo che – inevitabilmente – allungherebbe ulteriormente la procedura”. Sarebbe semmai “molto più efficace andare ad agire sulle norme procedurali che non sull’organizzazione giudiziaria”.

Dai tempi alla qualità delle decisioni, quelle in ambito edilizio. Sottolinea in proposito il governo: “Nel 2023 circa il 64 per cento delle stesse non sono state impugnate e dunque sono immediatamente cresciute in giudicato”. In altre parole non sono state oggetto di ricorso al Tram. “Un dato che indica come l’attività svolta dal Consiglio di Stato, tramite il Servizio dei ricorsi, funzioni in modo adeguato anche quale filtro verso l’autorità giudiziaria: di conseguenza a nostro avviso non si giustifica un mutamento radicale dell’attuale assetto”, sostiene l’Esecutivo.

‘La nuova autorità giudiziaria? Non è necessaria’

E sempre a detta del governo, venendo alla proposta principale degli iniziativisti, “nemmeno l’istituzione di un Tribunale cantonale della costruzione, competente in materia di edilizia e commesse pubbliche, sarebbe la giusta soluzione”. Perché? “In primo luogo – spiega il Consiglio di Stato – non si comprende il motivo di abbinare edilizia e commesse pubbliche. Non esiste un nesso materiale o giuridico. Dal profilo pratico, non si ravvisa alcun beneficio. Se è vero che l’evasione degli incarti in materia edilizia richiede mediamente tempi lunghi, lo stesso non si può dire di quelli relativi alle commesse pubbliche, dove già la legge prevede procedure più celeri; in ambito di appalti pubblici la legge non prevede un doppio grado di giurisdizione, bensì il ricorso diretto al Tram e una procedura celere (termini di ricorso di 10 giorni, non sospesi dalle ferie giudiziarie)”. Insomma, annota il governo, “di fatto, il Tribunale cantonale amministrativo è in grado di garantire tempi di trattazione più che adeguati; le impugnative in genere sono evase in poche settimane dalla fine dello scambio degli allegati, e senza alcun preventivo giudizio da parte del Consiglio di Stato”. Pertanto “non si intravede né il senso, né tanto meno la necessità di attribuire a un nuovo Tribunale cantonale della costruzione tale compito”. Quanto all’edilizia, scrive il governo, “i lunghi tempi di evasione dei ricorsi vanno posti principalmente in relazione alla complessità della materia, che presenta ormai regolarmente temi multidisciplinari: non si tratta di applicare solo le norme della legge edilizia e dei piani regolatori – che pure spesso divergono fra Comune e Comune (talvolta oltretutto con norme incomplete o incoerenti), ciò che evidentemente non ne facilita l’applicazione –, ma anche la legislazione in materia di protezione dell’ambiente, della natura e del paesaggio, e di molteplici altre legislazioni speciali”. Gli incarti da evadere “comprendono inoltre aspetti molto tecnici, spesso affrontati con perizie specialistiche”. Senza dimenticare “l’estrema litigiosità delle parti in questa materia, che si riflette in un aumento esponenziale delle censure da approfondire e risolvere”. La proposta “di affidare questa materia a una nuova entità, più che sgravare il Tram porterebbe solo a trasferire il problema all’interno del Tribunale di appello”.

‘Costi non indifferenti’

E poi c’è la questione finanziaria. L’istituzione di un nuovo tribunale, avverte l’Esecutivo, “comporterebbe degli ulteriori costi non indifferenti, sia in termini di personale che di logistica, difficilmente giustificabili e sopportabili in un contesto come quello attuale dove il Cantone è tenuto a prediligere delle misure di risparmio per contenere il noto deficit di bilancio”.

Sull’iniziativa parlamentare tocca ora al Gran Consiglio pronunciarsi.