Rispondendo a un'interrogazione di Filippini (Udc) il CdS puntualizza le differenze coi dietisti, che sono autorizzati a esercitare a carico della Lamal
L’Ufficio di sanità, autorità di vigilanza per quanto concerne le professioni sanitarie, “ha istruito sette incarti relativi a una presunta attività abusiva da parte di nutrizionisti”. Nella maggior parte di questi casi, “le infrazioni riscontrate riguardavano l’utilizzo improprio della denominazione di dietista e del termine ‘terapia’, costituenti una violazione della pubblicità”. È questo il dato che emerge dalla risposta che il Consiglio di Stato dà a un’interrogazione della deputata dell’Udc Lara Filippini con la quale chiedeva di far luce sul “sottobosco di pseudo professionisti che mettono in pericolo la salute pubblica”.
Già, perché non è questione di lana caprina la differenza tra dietisti e nutrizionisti. Per cominciare, “l’attività di nutrizionista non è un’attività sanitaria” ribadisce il governo. Infatti, “non rientra né nell’elenco della legge federale sulle professioni sanitarie, né in quello della legge cantonale sulla promozione della salute e il coordinamento sanitario”. L’attività di nutrizionista “non è neppure una professione regolamentata in altri ambiti, al di fuori del contesto sanitario” sottolinea ancora il Consiglio di Stato. Questo implica che “per l’accesso e l’esercizio di questa professione non sono necessari una formazione o un diploma particolari. L’esercizio di questa professione soggiace quindi unicamente alle regole generali previste dal Codice delle obbligazioni e dal Codice penale”. Insomma, “il nutrizionista non è un professionista attivo in ambito sanitario e per questo può prendersi a carico solo persone sane. Può, pertanto, occuparsi di allestire diete in soggetti che non presentano patologie e non può effettuare diagnosi e nemmeno prescrivere farmaci”.
Ben diversa è la figura del dietista, vale a dire “un professionista attivo in ambito sanitario ai sensi della legislazione federale che si prende a carico anche pazienti con problemi di salute specifici in relazione all’alimentazione”. L’attività dei dietisti “è regolamentata a livello federale, (...) e l’esercizio della professione è subordinato all’ottenimento di un’autorizzazione, che viene rilasciata se l’operatore sanitario adempie determinate condizioni”. Ne consegue che “chi vuole esercitare questa professione deve quindi presentare domanda di autorizzazione e provare, tra le altre condizioni, di essere in possesso di un titolo di formazione riconosciuto e iscritto nel registro nazionale delle professioni sanitarie”.
In sintesi, ma la premessa benché lunga è d’obbligo, “la differenza tra dietista e nutrizionista consiste nel fatto che il primo è un operatore sanitario, soggiace a una regolamentazione specifica federale e cantonale, necessita di autorizzazione per esercitare la professione, si occupa anche di persone malate e può fatturare le sue prestazioni alla cassa malati”. Il nutrizionista, per contro, “non svolge una professione regolamentata in Svizzera, non è un operatore sanitario, può elaborare piani alimentari solo per soggetti sani e non può fatturare prestazioni a carico dell’Aoms”.
Ciò detto, e tornando ai sette incarti aperti dall’Ufficio di sanità, il governo rileva che “sino a oggi per nessun caso sono stati ravvisati gli estremi per una segnalazione all’autorità penale” ma d’altro canto ribadisce come “i nutrizionisti non essendo operatore sanitari ai sensi della legislazione federale o cantonale non possono identificarsi come dietisti”. In questi casi, “l’Ufficio di sanità interviene imponendo di rimuovere la pubblicità ingannevole ed emanando sanzioni nel caso in cui vengono violate le disposizioni di legge”.
«Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’obesità è una malattia – tiene a ricordare Maura Nessi Zappella, dietista, co-responsabile del gruppo regionale dietiste/dietisti Ticino dell’Asdd, l’Associazione svizzera delle/dei dietiste/i –. Per cui i nutrizionisti – e attenzione non parlo dei medici nutrizionisti, che in Ticino si contano sulle dita di una mano – dovrebbero limitarsi a dispensare consigli su come perdere peso a persone che hanno un semplice, detto tra virgolette, problema di sovrappeso senza altre patologie annesse. L’obesità invece è, ripeto, una patologia. Non solo. Spesso le persone obese soffrono di altre patologie, come ad esempio pressione arteriosa elevata e colesterolo. Sono quindi persone che assumono già dei medicamenti». Senza dimenticare, osserva ancora Nessi Zappella, «i soggetti che presentano allergie e intolleranze alimentari, ai quali i nutrizionisti non dovrebbero fornire consigli». Persone obese o con intolleranze, aggiunge Nessi Zappella, «andrebbero seguite da specialisti, quali appunto dietiste e dietisti autorizzati e medici nutrizionisti, e controllati dall’autorità. Da noi i nutrizionisti, diversi dei quali provenienti dall’Italia, non sono sottoposti a nessuna normativa sanitaria. E non possono fatturare a carico dell’assicurazione malattia: tant’è che c’è chi arriva a fatturare duecento franchi all’ora. Causano per questo anche concorrenza sleale a danno dei dietisti». Insomma, «la politica deve essere consapevole di questa situazione perché adotti le misure necessarie non solo per tutelare adeguatamente dietiste e dietisti riconosciuti dalla legge, ma anche e soprattutto per tutelare la salute pubblica». Nel frattempo? «L’invito ai pazienti è di non fermarsi alla targa ‘Nutrizionista’, ma di raccogliere tutte le informazioni possibili su chi promette perdite di peso miracolose e in ogni caso, a chi soffre di obesità, di far capo a specialisti autorizzati», afferma Nessi Zappella.
Obesità e sovrappeso. Sul sito del Dipartimento sanità e socialità figurano dati relativi al 2017. In quell’anno in Ticino, indicava l’Ufficio del medico cantonale (Servizio di promozione e valutazione sanitaria), “il 42,4% della popolazione risulta sovrappeso o obesa. Gli uomini (50,9%) risultano significativamente più in sovrappeso delle donne (33,8%) e, come si può notare, la tendenza all’eccesso di peso è sensibile alle variazioni di età. Infatti, se sovrappeso o obesità riguardano circa una persona su quattro nella popolazione della fascia compresa tra i 18 e i 34 anni (23,5%), tale percentuale sale fino una persona su due (50,7%) nella fascia dei 65 anni e oltre.