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I presidenti delle Arp: ‘La situazione è preoccupante’

Servizi e tagli. I vertici delle Autorità regionali scrivono a Gran Consiglio e governo. ‘Serve una celere implementazione delle Preture di protezione’

Misure a tutela delle persone vulnerabili. Decisioni delicate
(Ti-Press)
27 giugno 2024
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La lettera è stata inviata in questi giorni all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e ai Dipartimenti interessati dal settore tutele e curatele: quello delle Istituzioni e quello della Sanità e socialità. Cinque dense pagine “per segnalare” a parlamento e Consiglio di Stato “le importanti e crescenti difficoltà che riscontriamo purtroppo quotidianamente nell’ambito dell’esecuzione dei compiti di protezione a favore di minori e adulti oggetto di procedure di nostra competenza”. E per sollecitare l’entrata in funzione delle previste Preture di protezione. A scrivere alla politica cantonale è l’Assemblea dei presidenti delle Autorità regionali di protezione, le Arp, del cui funzionamento e dei cui costi sono responsabili i Comuni.

Distribuite sul territorio ticinese, le Autorità regionali di protezione sono sedici. Secondo la riforma concepita da governo e Gran Consiglio, e avallata dai cittadini nella votazione dell’ottobre 2022, le Arp verranno cancellate. Al loro posto ci saranno delle autorità giudiziarie. Le Preture di protezione, nelle quali magistrati (pretori di protezione) e specialisti (in psicologia, in pedagogia...) decideranno le misure appropriate a tutela degli interessi e del bene di persone vulnerabili. Ovvero di adulti e minori che necessitano appunto di misure di protezione. Tutele, curatele, ricoveri a scopo di assistenza, collocamenti, privazione dell’autorità parentale, collocamenti, regolamentazione dei diritti di visita… La materia è delicata. Con le Preture di protezione si concretizzerà quella specializzazione richiesta dall’articolo 440 del Codice civile svizzero. Dopo il sì del popolo al principio del modello giudiziario, ancorato ora alla Costituzione ticinese, e alla conseguente ‘cantonalizzazione’ del sistema, il dossier è tornato in Consiglio di Stato e parlamento. Restano infatti da definire gli altri aspetti della riforma, come numero delle future autorità di protezione, logistica, norme procedurali e finanziamento (questione non da poco) della nuova organizzazione.

Ebbene, quando saranno operative le Preture di protezione? Ed è da questo tema che parte la missiva dei presidenti delle Arp. “Considerato che il nuovo diritto di protezione, entrato in vigore nel 2013, ha posto quale cardine per l’attuazione dei nuovi precetti un’autorità specializzata e professionista in ogni suo membro (articolo 440 del Codice civile) e che gli articoli 7 e seguenti della Lpma e 6 Ropma (la Legge sull’organizzazione e la procedura in materia di protezione del minore e dell’adulto e il relativo Regolamento, entrambe normative cantonali, ndr) disattendono manifestamente tali esigenze di diritto federale, riteniamo indispensabile una celere implementazione delle Preture di protezione, scelte dal popolo ticinese per trasporre nel nostro ordinamento giuridico tale autorità specializzata”, annotano i presidenti delle Autorità regionali di protezione.

‘Contesto organizzativo attuale inadeguato’

E avvertono: “Il protrarsi dell’attuale inadeguato contesto organizzativo comporta enormi disparità di organizzazione delle Arp del territorio ticinese (siccome ogni Comune sede ha in parte rimediato a modo suo alle attuali carenze legislative cantonali disattendendo virtuosamente alla legislazione cantonale appena citata), con conseguenti differenti funzionamenti delle stesse e inevitabili disparità di trattamento delle persone vulnerabili interessate”. Aggiungono: “Tale risultato è stato forse tollerabile per questi undici anni, ma non può essere protratto: ringraziamo quindi i deputati per l’impegno che sarà profuso al riguardo”.

Criticità e misure di risparmio ‘in primis cantonali’

Non è tutto. “L’attuazione della riforma e le considerazioni alla base della medesima non possono comunque prescindere dall’analisi della situazione territoriale attuale e del contesto in cui, in caso di assenza di intervento, si troveranno a operare anche le nuove Preture di protezione – sostengono i presidenti delle Arp –. Nel corso degli anni, infatti, se la necessità di protezione ha riscontrato un costante e importante aumento, gli strumenti a nostra disposizione sono via via diminuiti, sia per quanto attiene alla disponibilità di supporti valutativi, sia in termini di misure di protezione. Alla base di ciò vi sono molteplici aspetti, come le misure di risparmio messe in atto a più livelli, cantonale in primis, ma con conseguenze dirette su enti pubblici, e non, a noi più prossimi (Comuni, fondazioni, associazioni di natura sociale ecc.), che si assommano ad aspetti imprevedibili, come la risposta sempre minore da parte dell’Italia per quanto attiene all’inserimento di minori ticinesi nelle loro strutture terapeutiche o il riconoscimento delle prestazioni psicologiche da parte della LAMal (la Legge federale sull’assicurazione malattie, ndr), che ha portato alla drastica diminuzione degli psicologi disposti a svolgere mandati peritali”. Non da ultimo, si rileva nella lettera, “pesa l’incertezza legata al passaggio di competenze dalle autorità comunali a quella cantonale previsto dalla riforma attualmente al vaglio del Gran Consiglio, che auspichiamo venga portata avanti quanto prima, e che porta alcuni Comuni a disinvestire o a rispondere in modo più cauto alle nostre necessità”.

Questo dunque il quadro generale, tutt’altro che edificante, della situazione odierna. Poi si va nel dettaglio. Nella missiva dei presidenti delle Arp si evidenziano così una serie di “criticità”. Qualche esempio. “Solo una piccola parte dei Comuni ticinesi dispone di servizi sociali e di prossimità (...). Riteniamo – prosegue la lettera – che la creazione di nuovi servizi di questo tipo a livello comunale/locale debba essere promossa e debbano essere sostenuti anche dall’autorità cantonale, così da limitare il deterioramento del tessuto sociale e contenere i costi futuri”. E ancora: “I Servizi medico psicologici e quelli psicosociali (...) sono pure sotto forte pressione (...). Spesso non riescono ad assolvere i mandati da noi conferiti (...). Inutile dire che un potenziamento sarebbe auspicabile”. E sono soltanto alcune delle criticità menzionate nella lettera.

Occhio ai tagli

Conclude la missiva a governo e parlamento: “Questa panoramica, che è doveroso sia portata alla vostra attenzione, in quanto finanziatori della maggior parte dei servizi elencati, già di per sé preoccupante, lo è ancor di più se si pensa che l’erosione degli strumenti di protezione stia man mano aumentando e i tagli che la politica e le scelte popolari impongono non sono di buon auspicio”. Secondo i presidenti delle Arp, andrebbero apportati “dei correttivi a questa costante tendenza che, se nel corto termine porta benefici ai conti pubblici, sul lungo termine non potrà che portare a una crescita esponenziale dei costi sociali, sanitari e di sicurezza pubblica. Sarebbe invece a nostro avviso necessario anticipare le misure che sembrano imporsi con la urgente riforma delle Arp”.

A Consiglio di Stato e Gran Consiglio gli spunti di riflessione in vista del Preventivo 2025 del Cantone non mancano davvero.