Ticino

Riforma tutorie, Vanetti: ma molto possono fare le associazioni

Il presidente di Agna: ‘Condividiamo l'analisi dei presidenti delle Arp, vediamo però due ostacoli: i risparmi pubblici e i lunghi tempi della politica’

Pietro Vanetti
(Ti-Press)
9 luglio 2024
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«Come associazione siamo d’accordo con la dettagliata analisi fatta dai presidenti delle Autorità regionali di protezione (Arp, ndr) nella loro recente lettera a parlamento e governo. Prendiamo inoltre atto della volontà dei deputati Mazzoleni e Forini di accelerare, perlomeno in Gran Consiglio, l’attuazione della riforma, e quindi l’introduzione in Ticino delle Preture di protezione. Purtroppo è assai poco probabile che le cose cambino in tempi brevi». È la previsione, di certo non confortante, di Pietro Vanetti, presidente dell’Associazione genitori nell’accudimento, già Associazione genitori non affidatari (acronimo immutato: Agna). È assai poco probabile che le cose cambino in tempi brevi nell’organizzazione del settore tutele e curatele perché, spiega Vanetti, «la richiesta delle Arp di più personale adeguatamente formato – come del resto esige la normativa sulla protezione di adulti e minori vulnerabili – nei servizi sociali ai quali fanno capo, cozza contro la necessità di far quadrare i conti dello Stato secondo le disposizioni vigenti sulla gestione finanziaria”. Il riferimento è alle finanze del Cantone e al pareggio di bilancio da conseguire entro fine 2025, come (anche) da Decreto Morisoli. Da qui il pacchetto di risparmi che ha caratterizzato il Preventivo 2024 e la manovra bis di tagli preannunciata dal Consiglio di Stato con il prossimo Preventivo.

La lettera delle Autorità regionali di protezione

La preoccupazione del responsabile di Agna in relazione al contesto finanziario è la stessa che l’Assemblea dei presidenti delle Autorità regionali di protezione ha manifestato nella missiva inviata lo scorso mese all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e ai dipartimenti Istituzioni e Sanità e socialità. Nella lettera i vertici delle Arp – oltre a ritenere “indispensabile una celere implementazione delle Preture di protezione”, in seguito all’approvazione in votazione popolare nell’ottobre 2022 del principio del modello giudiziario e dunque della ‘cantonalizzazione’ del settore (oggi vige il sistema amministrativo e si basa su sedici Arp, del cui funzionamento e dei cui costi sono responsabili i Comuni) – segnalano “le importanti e crescenti difficoltà che riscontriamo quotidianamente nell’ambito dell’esecuzione dei compiti di protezione a favore di minori e adulti oggetto di procedure di nostra competenza". Osservava il deputato socialista Danilo Forini, da noi interpellato sulla citata missiva: “Tutele, curatele, ricoveri a scopo di assistenza, collocamenti, privazione dell’autorità parentale e altre misure: insomma, abbiamo a che fare con una materia molto sensibile, che riguarda i soggetti più fragili della società. E cosa ci dicono i presidenti delle Autorità regionali di protezione? Ci descrivono una situazione organizzativa che è molto preoccupante. Riferiscono di servizi e strutture sociali e sociosantarie d’appoggio alle Arp che sono sempre più sollecitati, ma che sono a corto di personale a causa dei risparmi, dei tagli, decisi in primis dal Cantone, e che quindi non sono in grado di rispondere, come dovrebbero o vorrebbero, ai bisogni”. Dal canto suo il leghista Alessandro Mazzoleni, relatore in seno alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ sul progetto di riforma (modello giudiziario), condivideva l’appello dei presidenti delle Arp: “Hanno ragione: l’entrata in funzione delle Preture di protezione è urgente. Come politici dobbiamo accelerare”.

‘Spazio anche alla società civile’

L’esperienza, riprende Vanetti, «ci dice però che i tempi della politica sono lunghi, e in questo caso lo saranno ancora di più anche alla luce delle altamente probabili discussioni in Gran Consiglio sul Preventivo 2025». Per il responsabile di Agna «molto allora possono fare, già oggi, la società civile e quindi le associazioni attive da tempo in quest’ambito, se le si coinvolgono senza pregiudizi». Da gennaio «la nostra propone ad esempio il servizio denominato ‘Separazione collaborativa’. Si tratta di sottoporre alla ratifica del giudice civile o delle Autorità di protezione una bozza di convenzione elaborata da entrambi i genitori. Si responsabilizzano così quest’ultimi, si alleggeriscono le autorità competenti di un po’ di lavoro e si accelera la definizione di un modello di accudimento dei figli post-separazione o divorzio che assicuri relazioni ottimali tra figli e genitori». Lunedì 16 settembre a Bellinzona Agna presenterà il servizio «alle istituzioni coinvolte nelle pratiche di separazione o divorzio».

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