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Appello alla politica contro i tagli: ‘Ripensamento immediato’

Dodici associazioni attive nel sociale e nel mondo scolastico: il momento è gravissimo, aumentano i bisogni ma si tolgono le risorse

Fronte comune
27 maggio 2024
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Chiedono alla politica “un ripensamento immediato”. Sollecitano un’inversione di rotta affinché le finanze del Cantone non vengano più risanate a suon di tagli “a spese dei più deboli”. E avvertono: “I compiti pubblici essenziali non possono essere oggetto di decisioni lineari o repentine”. Occorrono preliminarmente “analisi, ascolto e un dibattito che comprenda l’interesse generale e i bisogni della popolazione”. È un “appello pubblico” quello rivolto a governo e Gran Consiglio da, per ora, dodici associazioni da tempo attive in Ticino nel sociale e nel mondo della scuola: Conferenza cantonale dei genitori (Ccg), Atgabbes (Associazione di genitori e amici dei bambini bisognosi di educazione speciale), Vask Ticino (Associazione familiari e amici delle persone con disagio psichico), Pro Juventute, Pro Familia, Fondazione Aspi (Aiuto, sostegno e protezione dell’infanzia), Atfmr (Associazione delle famiglie monoparentali e ricostituite), Atfa (Associazione famiglie affidatarie), Adat (associazione che mira a promuovere una migliore conoscenza dei disturbi specifici di apprendimento, Dsa, e del disturbo dell’attenzione e dell’iperattività, Adhd ), Famiglie Arcolabeno, FaftPlus (Federazione associazioni femminili Ticino Plus) e Cemea (Centri d’esercitazione ai metodi dell’educazione attiva: l’ente si occupa della formazione degli animatori delle colonie estive e del personale dei nidi d’infanzia).

‘Tolte risorse alla scuola e al sociosanitario’

L’appello, nero su bianco, è stato presentato oggi alla stampa in vista anche della manovra bis di risparmi e quindi del Preventivo 2025 del Cantone per conseguire entro la fine del prossimo anno il pareggio dei conti. Una nuova manovra di rientro, che stando a quanto preannunciato dal Consiglio di Stato, si profila più incisiva, più dolorosa di quella su cui è stato modellato il Preventivo 2024 uscito pochi mesi fa dal Legislativo cantonale e che ha colpito in particolare il settore socioeducativo. “In febbraio la maggioranza del Gran Consiglio – si ricorda nel documento illustrato da Pierfranco Longo, presidente della Conferenza dei genitori, prima firmataria dell’appello – ha deciso che a partire dal 2024 il governo non sostituisca il 20% del personale partente nei settori non regolati con Ppa (Piano dei posti autorizzati), rivedendo se necessario alcuni parametri di legge”. In altre parole, il parlamento ha stabilito che “il Consiglio di Stato risani le finanze riducendo il proprio personale nelle strutture sociosanitarie cantonali, dove purtroppo vengono presi a carico sempre più giovani e minori, e riducendo il personale nelle scuole pubbliche cantonali, dove ogni giorno vengono accolti circa 30mila allievi: 500 nelle scuole speciali, 12mila nelle scuole medie e 17mila nel medio superiore, professionale di base e nelle scuole specializzate superiori”. Pertanto “è appropriato parlare di tagli al personale nella scuola e nel sociosanitario, ambiti dove per loro natura il personale deve essere adeguato ciclicamente ai bisogni: numero di allievi, di sezioni, di casi speciali ecc.”.

Insomma, “il taglio al personale scolastico e sociosanitario per risanare le finanze cantonali a partire dal 2024, toglie risorse alla scuola pubblica, che deve rispondere ai bisogni di tutti gli allievi, anche di quelli con bisogni particolari, e al settore sociosanitario, che deve avere risorse adeguate alla presa a carico dei giovani con gravi problemi di salute mentale”. Le dodici associazioni non hanno dubbi: “È un passo nella direzione sbagliata, perché in questi ambiti ogni mancata risposta a bisogni quotidiani essenziali aumenterà difficoltà e sofferenze tra le famiglie, peggiorando la qualità di vita della società ticinese”.

‘I cittadini non sono solo dei contribuenti’

Da “troppo tempo”, prosegue il documento, nel dibattito politico “si parla dei cittadini quasi esclusivamente nel ruolo di contribuenti, senza discutere dei bisogni”, dei bisogni “dei giovani e dei genitori”. Per i firmatari dell’appello “è fortemente problematico affermare il primato finanziario, per di più nel breve periodo, su quello dei bisogni essenziali quotidiani, strutturali e non rimandabili di migliaia di giovani: ogni taglio di risorse pubbliche avrà una conseguenza immediata e per certi versi irrecuperabile, in termini di percorsi scolastici e maggiori sofferenze”. La vita delle persone “toccate da queste misure cambierà in peggio, le famiglie toccate staranno peggio, e solo una parte minoritaria avrà le risorse e riuscirà a trovare risposte ai propri bisogni rivolgendosi altrove”, ovvero “al privato”. Non solo: “È incomprensibile che si continui a investire in progetti ‘materiali’ pubblici, ma che per farlo si tagli sulla scuola e sulla salute dei giovani. Quest’ordine di priorità non trova corrispondenza in quello delle famiglie ticinesi, e tagli a servizi essenziali renderanno meno attrattivo il canton Ticino per le future famiglie”.

‘Sfide educative e formative sempre più complesse’

Per gli enti che hanno sottoscritto l’appello “è un momento gravissimo”. E si dicono “molto preoccupati di veder rimandare a oltranza il sostegno politico in ambiti essenziali, per giovani e genitori, per mancanza di risorse”. Fra i dossier in ballo citati: la riforma delle Autorità di protezione, l’organizzazione di “ulteriori strutture dedicate a giovani e minori con forti disagi mentali”, la diffusione “della prevenzione primaria nella scuola dell’obbligo contro gli abusi sessuali”, la conciliabilità tra lavoro e famiglia.

Con il documento le dodici associazione intendono dunque “ribadire pubblicamente che le sfide educative e formative che genitori e Stato devono affrontare sono sempre più complesse e in rapida evoluzione: il disagio crescente tra i giovani è lì a testimoniare che dobbiamo continuare a investire su di loro come genitori, con presenza e accudimento adeguati, e come Stato con l’educazione, la formazione e la cura”. Osservano: “Ci pare quindi del tutto evidente che tagliare il personale della scuola e del sociosanitario non sia una decisione politica a favore dei giovani e dei genitori, ma piuttosto una decisione sbagliata e controproducente, oltre che un pessimo segnale alle famiglie ticinesi di ogni estrazione politica e sociale”.

Poi c’è la manovra di rientro bis: dal Consiglio di Stato si attendono le relative proposte. “L’incertezza sulla disponibilità di risorse pubbliche nello Stato, sui contenuti e l’esito delle future discussioni sul Preventivo 2025 e possibili altri tagli a servizi essenziali per le famiglie, sono fonte di ulteriore e grande preoccupazione: siamo già una regione fortemente anziana e con bassa natalità, non ci possiamo permettere di diventare meno attrattivi per giovani e genitori”.

‘In altri cantoni si investe per rimuovere le situazioni di fragilità’

L’appello? «Vuole essere un segnale d’allarme per evitare che l’erosione di risorse pubbliche comprometta l’erogazione di servizi fondamentali per la società», sottolinea Longo. Emanuela Di Campli Marzari (Adat): «Negli ultimi anni dal Decs, tramite la Sezione della pedagogia speciale, sono arrivate regolamentazioni e linee guida atte a migliorare le condizioni di apprendimento. Un miglioramento che ha reso possibile a molti dei ragazzi di cui ci occupiamo l’accesso alle formazioni secondarie superiori e anche accademiche. Il nostro timore è ora di veder ridimensionate determinate utili misure». Alessia Di Dio (Atfmr): «A ben guardare le finanze cantonali non versano in una situazione realmente preoccupante, le condizioni economiche di numerose famiglie si fanno invece di anno in anno sempre più drammatiche. E le più colpite sono le famiglie monoparentali: in Ticino una su tre è in condizioni di povertà». Ilario Lodi (Pro Juventute): «La scuola, la formazione e i settori extrascolastici: in questi ambiti occorre investire massicciamente per fare fronte alle importantissime necessità educative che i giovani più di ieri presentano». Michela Trisconi (Pro Familia): «In altri Cantoni a fronte di situazioni di fragilità sociale si tende a investire, anziché a risparmiare sulle risorse». Tiziana Jurietti (Atgabbes): «È importante che le forze politiche siano consapevoli dell’impatto che le loro decisioni possono avere sulla vita delle persone, soprattutto di bambini e ragazzi che si trovano in una situazione di fragilità»: è in gioco il concetto di «inclusione». Paolo Bernasconi (Cemea): «I nidi dell’infanzia e dei centri extrascolastici devono poter disporre di un’adeguata dotazione di personale formato così da garantire la migliore presa a carico educativa di bambine e bambini». Luigi Maffezzoli (FaftPlus): «Per noi un tema cruciale è la conciliabilità lavoro-famiglia. Per questo chiediamo ai Comuni asili nido per tutte le famiglie e a prezzi accessibili, tempo prolungato per il doposcuola nelle scuole dell’infanzia ed elementari, nonché mense scolastiche a prezzi accessibili in tutte le sedi».