Il rapporto d'attività della commissione parlamentare sulle carceri. Gli aspetti logistici. Le detenute incinte o con prole
Il penitenziario della Stampa, riservato alle persone condannate a una pena detentiva, è stato costruito nel 1968; mentre il carcere giudiziario della Farera, destinato a coloro che finiscono dietro le sbarre per esigenze di inchiesta o in attesa di giudizio, è stato inaugurato nel 2006. “Il penitenziario dimostra appieno i suoi cinquantasei anni di età, non solo sotto il profilo logistico ma anche gestionale, e in futuro appare chiaro che sia il Consiglio di Stato sia il Gran Consiglio dovranno chinarsi sul tema”. È quanto ricorda la commissione parlamentare chiamata a vigilare sulle condizioni di detenzione in Ticino nel rapporto sull’attività svolta dal giugno 2023 all’aprile di quest’anno. È da tempo che si parla della necessità di un nuovo penitenziario, di edificare una ‘nuova’ Stampa, ma fino a oggi dal governo non è arrivato nulla di concreto al riguardo. “Ciononostante – scrive Maruska Ortelli, relatrice – sono state apportate diverse migliorie di tipo strutturale, quali l’ottimizzazione degli spazi dell’infermeria, il rinnovo del passeggio e la creazione del comparto di sicurezza rinforzata”. Non solo: “Non appena vi sarà un minor numero di detenuti alla Stampa”, verranno avviati i lavori per il ripristino della sezione femminile.
Inevitabili gli accenni agli aspetti logistici nel rapporto redatto dalla deputata leghista. Aspetti che tornano d’attualità quando le Strutture carcerarie cantonali si trovano confrontate con situazioni di sovraoccupazione. Come nel periodo preso in considerazione dal documento stilato da Ortelli. E che verrà discusso dal plenum del Gran Consiglio nella seduta che si aprirà dopodomani, lunedì, l’ultima prima della pausa estiva.
La commissione parlamentare, riferisce la relatrice, “è stata coinvolta il 20 febbraio e il 6 maggio di quest’anno nelle riunioni del Consiglio di vigilanza riguardanti il sovraffollamento”. Riunioni “indette dal Dipartimento istituzioni e dalla Divisione giustizia proprio per tematizzare la questione e cercare eventuali accorgimenti soprattutto per i picchi di arrivi in Farera, ma anche per l’aumento di detenuti (attualmente al 100,69% della capacità): vi sono stati infatti periodi molto critici e per ovviare alla mancanza di celle ordinarie i detenuti in attesa di essere trasferiti sono stati collocati in quelle di sicurezza (per al massimo un giorno)”. E nei momenti di sovraffollamento è anche sollecitato il Servizio medico interno, un servizio “di qualità”.
Sempre in tema di sovraoccupazione, il Dipartimento, si afferma nel rapporto, “sta valutando l’eventuale messa a disposizione di quattro container – adibiti e certificati per tale uso – collocandoli all’interno del perimetro delle Strutture carcerarie cantonali”. «Abbiamo definito i bisogni e ora la Sezione della logistica sta quantificando i costi con la ditta fornitrice dei container – spiega, da noi interpellato, il direttore delle Strutture carcerarie Stefano Laffranchini –. Dopodiché il dossier tornerà alla Divisione giustizia. A dipendenza dell’importo preventivato, potrebbe rendersi necessario un messaggio governativo da sottoporre all’approvazione del Gran Consiglio».
Riguardo al comparto di sicurezza, si legge nel rapporto commissionale, “si tratta di celle particolari, le quali offrono protezione contro effrazioni, fuga, atti vandalici, lesioni e suicidi, per accogliere quei casi che creano notevoli problemi di gestione e che in una cella ‘normale’ potrebbero causare danni a sé stessi oltre che alla cella: la gestione dedicata a queste celle è particolarmente attenta vista la tipologia di detenuti che vi sono collocati”. E gli agenti di custodia hanno ricevuto “una particolare formazione e istruzione – secondo protocolli già attuati in altre carceri in Svizzera – per lo svolgimento di tale mansione”.
Si diceva della prevista, e attesa (dopo il sì di governo e parlamento al relativo credito), sezione femminile, che al penitenziario della Stampa verrà riservata alle donne condannate a una pena privativa della libertà. Ebbene, c’è un tema connesso che, stando al rapporto, si sta affacciando ed è quello delle “detenute incinte o con prole (soprattutto neonati)”. Sia le Strutture carcerarie sia gli operatori sociali sono “molto attenti nel fornire in questi casi, quando possibile, una cella più ampia per l’inserimento della culla nonché tutto il necessario alla madre per una gestione del neonato/bambino”, evidenzia la commissione, rammentando due cose. La prima: “I bambini, per legge, possono restare con la madre (o il padre) in carcere fino a tre anni d’età”. La seconda: “All’interno della struttura è a disposizione un locale chiamato ‘Pollicino’ – pieno di giochi ecc. – usato anche dai detenuti di lunga detenzione per gli incontri mensili con i propri figli”. Questo locale, rileva la relatrice, “permette di umanizzare un luogo di certo non a misura di bambino e di rendere più piacevoli e confortevoli gli incontri”.
Tra il giugno dello scorso anno e l’aprile 2024 la commissione ha potuto visitare “una cinquantina di detenuti e prevenuti, a seguito di puntuali richieste pervenutele nella maggior parte dei casi dai diretti interessati o con visite a campione nelle celle”. Particolare attenzione, annota ancora la relatrice, è stata rivolta “ai detenuti momentaneamente incarcerati presso la specifica cella di rigore, come pure ai minorenni e alle donne: tutto è risultato a norma”.