Il mondo sanitario è sceso in piazza unito per la prima volta in Ticino. Denti (Omct): ‘Necessitiamo della fiducia delle istituzioni, non solo a parole’
«Oggi voltiamo le spalle a palazzo delle Orsoline. Come mai? Perché non c’è nessuno di loro qui presente. Semplicemente la sanità è un tema politico che torna utile soltanto tra settembre e ottobre, quando vengono comunicati i premi di cassa malati, o quando si è in prossimità delle votazioni. Oggi per fortuna sono finite anche le elezioni comunali, e vedete l’interesse della classe politica». Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino (Omct), va dritto al punto. Oggi in Piazza Governo a Bellinzona il mondo sanitario ticinese si è riunito per sensibilizzare i cittadini sulle criticità del settore. La manifestazione odierna si inserisce all’interno della campagna a livello nazionale dell’Associazione dei medici svizzeri (Fmh) lanciata il 22 gennaio con lo slogan ‘Per voi’. «È la prima volta in Ticino, forse anche in Svizzera, che gli operatori sanitari scendono in piazza per discutere insieme. È un messaggio forte», ha rimarcato Denti dal palco, aggiungendo: «Dopo quindici anni abbiamo deciso di ritornare in piazza, visto che a livello politico le cose per la sanità si stanno mettendo male. Diciamo basta alla politica del produrre a minor costo, basta al razionamento occulto delle cure, basta ai premi di cassa malati che non riflettono il costo delle nostre prestazioni».
In gioco oggi e nei prossimi anni, è il futuro del sistema sanitario svizzero e ticinese. «Durante il Covid – afferma Denti – tutto il mondo sanitario ticinese ha dato prova di grande disponibilità, capacità organizzative e unione di intenti. Fattori che hanno permesso di fronteggiare adeguatamente la pandemia che ci ha colpito come uno tsunami. La politica ci ha ringraziato, ci ha dato una pacca sulle spalle, ma ha poi continuato ad accusare noi tutti di essere i principali responsabili del rialzo dei premi delle casse malati».
La situazione, per il presidente dell’Omct, non va sottovalutata. «Il mantenimento delle cure di qualità e di prossimità – rileva – è fortemente messo in discussione. L’intenzione della politica federale e cantonale è di ridurre il nostro lavoro a un mero gesto tecnico che si contrappone alla nostra visione che ambisce a dedicare tempo di ascolto ed energie a sufficienza al cittadino-paziente». Non solo. «Noi operatori sanitari non curiamo gli organi, né le malattie. Ci prendiamo cura delle persone. Per farlo, però, necessitiamo della fiducia delle istituzioni, non solo a parole – puntualizza Denti –, degli assicuratori malattia e dei cittadini-pazienti ticinesi».
E ancora. «Il disagio del sistema sanitario ticinese – osserva il medico – è dai più ignorato, non se ne parla mai, sembra che tutto vada bene, quando invece viviamo quotidianamente delle condizioni di lavoro non soddisfacenti. Si tratta di un disagio generale e le misure messe in atto a livello politico mirano solo a ridurre i costi». E sottolinea: «La medicina avrà sempre un costo sociale in crescita, del 2-4% annuo. Nel mentre i premi di cassa malati sono aumentati negli ultimi dieci anni del 130%. Pertanto non siamo sicuramente noi ad aver prodotto un aumento del 130% dei costi».
A prendere la parola in piazza, anche la presidente della sezione cantonale dell’Associazione svizzera infermiere e infermieri Luzia Mariani Abächerli, il presidente dell’Associazione ticinese dei medici di famiglia Alberto Chiesa, la covicepresidente di Physioticino Tamara Roncati, la copresidente della sezione ticinese della Fondazione svizzera levatrici Veronica Grandi, Maurizio Noseda per l’Ordine dei chiropratici del Canton Ticino e il presidente dell’Associazione ticinese medici assistenti e capiclinica Davide Giunzioni.
Per una reazione sulla manifestazione organizzata dall’Omct abbiamo raggiunto il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, alla testa del Dipartimento sanità e socialità. «Questa giornata – ricorda il presidente del governo – ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alle condizioni di lavoro e all’aumento della burocrazia nell’ambito sanitario e sociosanitario. Sotto questo punto di vista – illustra – c’è certamente comprensione riguardo sia al fatto di garantire delle buone condizioni di lavoro in un settore essenziale per la nostra popolazione, sia rispetto alla volontà di ridurre il carico di burocrazia, che purtroppo sta pervadendo tutti i settori della nostra vita». Ma, mette in luce il direttore del Dss, «nel campo sanitario è utile fare una precisazione: il quadro è retto e determinato essenzialmente da regole federali. Il sistema sanitario è infatti fortemente condizionato da norme federali». Di più. «Penso sia sotto gli occhi di tutti – riflette De Rosa – che a Berna nel parlamento ci siano numerose lobby che, attraverso veti incrociati e interessi divergenti, nel settore sanitario hanno nei decenni purtroppo ostacolato l’adozione di quelle riforme di cui invece il sistema ha urgentemente bisogno».
Quali sono i mezzi a disposizione del Cantone? «Il margine di azione a disposizione dei Cantoni – riprende De Rosa – è limitato. Cerchiamo però di sfruttarlo appieno. Penso al messaggio ProSan portato avanti dal Decs e dal Dss, che mira a promuovere la formazione professionale in campo infermieristico, approvato già nel 2022 dal parlamento, quindi con molto anticipo rispetto alla prima tappa dell’iniziativa popolare federale ‘Per cure infermieristiche forti’. Queste misure per migliorare l’attrattiva della formazione professionale – sostiene De Rosa – sono state già implementate dal nostro cantone». E continua: «C’è attesa per la seconda tappa, le cui proposte saranno poste in consultazione dal Consiglio federale nei prossimi mesi». Inoltre, stando al direttore del Dss, «come Cantone promuoviamo anche la medicina di famiglia, che riteniamo un elemento essenziale non solo nei processi di presa a carico e di cura della popolazione, ma anche quale utile possibilità per contenere i costi. Ci impegniamo poi anche nell’ambito della promozione e della prevenzione della salute».
Per De Rosa, «il sistema della LAMal è perverso per più di una ragione: oltre a generare tantissima burocrazia, si basa su falsi incentivi che non permettono di tenere sotto controllo le quantità. Più un operatore sanitario propone trattamenti, terapie e medicamenti, più il suo reddito aumenta. Non c’è quindi un incentivo, se non parziale, a contenere l’evoluzione della spesa sanitaria che sappiamo avere un riverbero estremamente importante sui premi di cassa malati».
Denti però non ci sta. «Non siamo d’accordo sul fatto che il governo sfrutti appieno i suoi margini di manovra. Non approva per esempio un adeguato riconoscimento finanziario ed economico agli operatori sanitari. Anzi, le misure di risparmio vengono spesso e volentieri indirizzate proprio contro il settore sanitario». E affonda: «Direi al contrario che, non solo il governo non fa quello che dovrebbe fare, ma quello che sta facendo lo fa male».