Il vicesindaco di Locarno Cotti: sulla riforma fiscale niente consultazione adeguata. Giovannacci (finanze): favorevole al referendum degli enti locali
Allora, sarà referendum dei Comuni contro la riforma fiscale appena approvata dalla maggioranza del Gran Consiglio, e meglio contro quel taglio dell’1,66 per cento dell’aliquota d’imposta sul reddito delle persone fisiche, un taglio, che traducendosi in minori gettiti per gli enti locali, potrebbe compromettere investimenti e servizi per la collettività? Sarà referendum allora? «Non posso escluderlo». Felice Dafond, presidente dell’Associazione dei comuni ticinesi (Act), sindaco di Minusio e già deputato liberale radicale al parlamento cantonale, si dice preoccupato, ma sui prossimi passi per ora non si sbilancia. Tuttavia vuole vederci chiaro e prendere posizione a breve come responsabile dell’Act: «Per questo ho chiesto ai competenti uffici cantonali di poter disporre dei necessari dati per capire l’impatto di questa riforma su un numero sufficientemente rappresentativo di Comuni».
Il referendum degli enti locali è previsto dall’articolo 42 della Costituzione ticinese (può indirlo un quinto dei Comuni). Il Movimento per il socialismo (Mps), come da noi riferito nell’edizione di lunedì, invita gli enti locali a lanciarlo, avvertendo che gli sgravi li penalizzano. Davide Giovannacci, municipale Plr di Locarno, capodicastero Finanze, non ci gira intorno: «Personalmente, se dovesse arrivare la richiesta, sarei favorevole» al referendum. L’impatto sulla Città della riforma fiscale – nel suo complesso – è tutt’altro che indifferente. «Nel 2024, dai calcoli fatti, avremo un ammanco di 1’165’000, nel 2027 di 1’490’000, fino ad arrivare a un minor gettito di 1’830’000 franchi nel 2030 – rileva Giovannacci –. A questo si aggiungono solo nel 2024 gli oneri supplementari scaricati dal Cantone per circa 1,8 milioni di franchi, parliamo di case anziani, trasporti e soprattutto cure a domicilio. Insomma, con riferimento sempre all’anno prossimo, per recuperare il minor gettito e le spese per oneri supplementari dovremmo aumentare di 10 punti il moltiplicatore. Ciò che però non faremo avendo delle sopravvenienze. In futuro si vedrà. Ma di questo passo come fai a diventare un Comune fiscalmente attrattivo».
Il vicesindaco di Locarno Giuseppe Cotti (Centro) rilancia: «Il problema non è tanto il merito di questa riforma, ma il metodo con il quale si è giunti a questo risultato. Non vi sono state adeguate condivisione e consultazione con gli enti locali. È ormai un dato di fatto – prosegue Cotti – che come Comuni siamo vieppiù considerati uno sportello amministrativo del Cantone».
Qualche ora prima della seduta di Gran Consiglio il Municipio di Bellinzona aveva spedito un messaggio ai deputati della regione: “ll nostro Comune desidera attirare la sua attenzione quale membro ‘bellinzonese’ del Parlamento cantonale circa le pesanti ripercussioni finanziarie sui bilanci comunali della ‘riforma fiscale’ (...) Ci permettiamo di osservare che se l’attivazione (verso l’alto o verso il basso) del cosiddetto ‘moltiplicatore cantonale’ ha effetto unicamente sulle finanze del Cantone (oltre che, ovviamente, per il cittadino) il ritocco delle aliquote impatta direttamente e in modo massiccio anche sui bilanci comunali: nel nostro caso sottraendo già nel 2024 risorse per circa 1,3-1,5 milioni di franchi (e questo a Conti preventivi già chiusi e da tempo presentati all’attenzione del Consiglio comunale). Ai Comuni si chiede da un lato di prestare attenzione ai servizi di prossimità, di adoperarsi per lo sviluppo del proprio territorio, di fare in modo di assicurare equilibrio alla propria pianificazione finanziaria, salvo però poi mortificare con decisioni mai discusse né condivise ogni sforzo di agire in questo senso. Chiediamo quindi di riconsiderare quantomeno il taglio delle aliquote dell’1,66% quale mezzo per l’’aggiramento’ dei vincoli procedurali e politici relativi all’uso del moltiplicatore d’imposta cantonale”.
Bellinzona pronta a sostenere un eventuale referendum dei Comuni? «Ne discuteremo domani nella riunione di Municipio, nella quale tematizzeremo la decisione presa ieri dal Gran Consiglio», indica il municipale liberale radicale, nonché titolare del dicastero finanze, Fabio Käppeli: «Le città si sono già espresse in maniera critica e chiara nella lettera alla commissione parlamentare della Gestione (era la missiva del 27 novembre, ignorata dalla maggioranza commissionale, che ha tirato dritto, ndr). Per ipotizzare un referendum dei Comuni contro il taglio lineare dell’1,66 per cento delle aliquote d’imposta bisognerebbe anche capire se vi sia l’adesione di altri Comuni».
Intravede nubi all’orizzonte Bruno Arrigoni, sindaco Plr di Chiasso. «Temo – dice – che andremo incontro a due anni difficili per le nostre entrate fiscali. Nel corso del 2024 e nel 2025 ci sono tutta una serie di questioni che sono già state decise e che ci danno molte preoccupazioni». Non solo. Il taglio lineare dell’1,66 per cento «potrebbe avere delle ripercussioni molto negative sulle entrate dei Comuni».
In controtendenza il sindaco leghista di Lugano Michele Foletti che, nonostante i rimproveri esternati a fine novembre tramite anche la sottoscrizione della lettera dei Comuni all’indirizzo dei commissari della Gestione, reagisce con soddisfazione alla notizia dell’approvazione della riforma fiscale. Da noi contattato ammette: «Me lo aspettavo e ci speravo». E continua: «Come Comune preferivo la proposta del Consiglio di Stato, ma va bene anche il rapporto di maggioranza della commissione parlamentare». Unico punto dolente, la mancata comunicazione con i Centri urbani. «A dispiacermi – commenta – è stato il fatto che non ci abbiano nemmeno informati su quello che stavano facendo». Come mai firmare allora insieme all’Act la missiva inviata alla Gestione? «Il discorso non era tanto inerente all’importo – si giustifica Foletti – quanto piuttosto al sistema. Avremmo preferito la soluzione del governo, ma per noi come Città è stato sin da subito chiaro che fosse necessario agire». Sulla possibilità di un referendum lanciato dai Comuni Foletti fa un passo indietro: «Come Città non penso che vi aderiremmo. Se invece una parte del parlamento vuole lanciarlo, lo lanci e raccolga le firme».