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Il Comune siamo noi: fra Legge tributaria e referendum

Dopo la modifica votata dalla maggioranza Plr-Lega-Udc in Gran Consiglio, gli enti locali hanno la facoltà di mobilitarsi

In sintesi:
  • Sarebbe un’occasione utile per orientare i cittadini paganti e votanti su quali sono i rapporti Cantone-Comuni
  • Associazione dei Comuni vera interlocutrice del Cantone? Perso per strada lo ‘spirito’ con cui nacque nel 2012
Una delle proteste organizzate a Bellinzona
(Ti-Press)
30 dicembre 2023
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Oltre al comitato interpartitico ‘Stop ai tagli’ anche i Comuni, con un apposito referendum, potrebbero dunque dire la loro sulla modifica della Legge tributaria cantonale votata il 12 dicembre dalla maggioranza Plr, Lega e Udc del Gran Consiglio nell’ambito delle misure a favore della fiscalità delle persone fisiche. In soldoni: giù l’aliquota generale d’imposta dell'1,66% come compensazione dell’aumento del 3% del coefficiente cantonale d’imposta che tornerà al 100% e riduzione dal 15 al 12% fino al 2030 dell’aliquota per i redditi più alti. Sorride chi pagherà un po’ meno imposte, piangono (anche) le casse comunali. La Città di Bellinzona ha stimato una perdita di introiti annua pari a 1,3-1,5 milioni, taluni Comuni di valle fra i 100 e i 200mila franchi. Risorse tutto sommato limitate ma che – per dirla con i sindaci di Bodio e Faido, entrambi del Centro, che da queste colonne prima di Natale hanno lanciato il sasso nello stagno senza nascondere il braccio – fanno la differenza fra chiudere i conti in positivo o in perdita.

Il loro auspicio è che non solo le località periferiche aderiscano a un eventuale referendum dei Comuni che dovrà essere ufficializzato alla Cancelleria dello Stato entro il 13 febbraio con un’adesione minima di un quinto dei 106 enti locali sparsi fra Sopra e Sottoceneri, ma anche i centri più grandi. Molto dipenderà dall’influenza partitica che il cosiddetto ‘nuovo triciclo’ Plr-Lega-Udc riuscirà a esercitare su sindaci e municipali. Una prova la si è già avuta nella capitale il cui Consiglio comunale il 18 dicembre ha bocciato a maggioranza di entrare in materia su una proposta di risoluzione dell’Mps volta, appunto, a ingaggiare la Turrita in un referendum. In questo ambito il Municipio di Bellinzona gode di piena autonomia e così, come la mattina del 12 dicembre aveva scritto ai deputati cercando di convincerli a votare no, nelle prossime settimane potrebbe unirsi alla cordata dei Comuni referendisti (sempre che una cordata si formi), nonostante il sindaco abbia già fatto sapere di volersi distanziare da questa eventualità non ritenendola un buon metodo, in questo momento, per confrontarsi col Cantone.

Eppure sarebbe un’occasione utile per orientare i cittadini paganti e votanti su quali sono i rapporti che regolano i complicati flussi finanziari tra Cantone e Comuni. Ogni autunno a Palazzo civico presentando il preventivo comunale immancabilmente e tinte rosse il Municipio non manca di segnalare quanto sia ridotto il suo margine di manovra, essendo per la stragrande maggioranza sottoposto alla regia delle Orsoline. Un concetto che ha scarsa presa sul cittadino e che rimane un nodo sempre indigesto per chi si ritrova, anno dopo anno, a cercare un equilibrio fra entrate e uscite.

Un punto da chiarire è anche il ruolo di collettore che l’Associazione dei Comuni ticinesi potrebbe giocare approfondendo al proprio interno un malcontento abbastanza diffuso. Parliamo del sodalizio mantello nato nel 2012 dalle ceneri di quelle che un tempo furono l’Acuti (Associazione dei Comuni urbani ticinesi) e la Coreti (Comuni e regioni di montagna ticinesi). I cui comitati “già da diversi anni collaboravano su vari aspetti – riportava il sito internet dell’Act al momento della sua costituzione – e avevano individuato nella creazione di una nuova entità associativa la via da percorrere nel medio termine per assumere il ruolo di vero interlocutore del Cantone in rappresentanza dei Comuni”. Parole vuote considerando che proprio i Comuni oggi lamentano il fatto di non essere stati consultati sulla riforma di Legge tributaria.

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