I granconsiglieri interrogano il Consiglio di Stato sulle ragioni delle contraddizioni tra le risposte del governo ticinese e del Consiglio federale
I controlli a campione dei filtri antiparticolato. Questo l’oggetto dell’interrogazione inoltrata lo scorso 2 novembre al Consiglio di Stato dai granconsiglieri Verdi Matteo Buzzi, Samantha Bourgoin, Giulia Petralli, Marco Noi e Nara Valsangiacomo. Già lo scorso 30 maggio i deputati ecologisti avevano posto alcune domande riguardanti i filtri antiparticolato difettosi e questo con un’interrogazione al governo ticinese. Sempre a maggio 2023 il Consiglio federale aveva risposto a un’interpellanza della consigliera nazionale dei Verdi Marionna Schlatter. Le risposte sono però state ritenute in contraddizione dai granconsiglieri Verdi che hanno dunque inviato questa nuova interrogazione.
“In media il 9,3% dei filtri antiparticolato testati in Ticino è risultato difettoso – scrivevano in maggio i Verdi –. Si tratta di un numero significativo. Riteniamo dunque che i controlli sistematici, già introdotti in alcuni cantoni, si impongano”. Un filtro antiparticolato funzionante trattiene quasi tutte le particelle di fuliggine o di polveri sottili. Se dovesse invece presentare anche solo una fessura sottile, il motore soffia queste particelle ultrapiccole nell’ambiente circostante. Un’auto diesel con un filtro difettoso emette tante particelle quante ne emette oltre un migliaio di auto con un filtro funzionante, con conseguenze spiacevoli. Il corpo umano è infatti in grado di assorbire le particelle di fuliggine più piccole che possono entrare direttamente nel sangue e nel cervello. Le persone che vivono lungo delle strade molto trafficate hanno in tal senso maggiori probabilità di ammalarsi di cancro ai polmoni. L’aumento della pressione sanguigna, l’arteriosclerosi, i problemi di ritmo cardiaco e la demenza sono altri rischi che possono presentarsi a causa di un’esposizione a queste particelle.
Nel merito, il Consiglio di Stato aveva risposto che “i controlli sono eseguiti a campione, nell’ambito dei controlli successivi dei gas di scarico sui veicoli alimentati a diesel, cercando di mirare a veicoli che presentano residui carboniosi all’uscita dello scarico o in sua prossimità. Questo approccio è stato raccomandato dal Datec (il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni, ndr) durante gli incontri informativi svolti nel primo semestre del 2022”. Il Consiglio federale aveva invece argomentato che “l’ordinanza del Datec sulla manutenzione e il controllo successivo degli autoveicoli per quanto concerne le emissioni dei gas di scarico e di fumo prevede almeno una misurazione della concentrazione numerica di particelle per i veicoli per cui è prescritto un filtro antiparticolato. Una procedura a campione non è conforme ai requisiti del diritto federale”.
La nuova interrogazione dei Verdi chiede quindi al Consiglio di Stato di spiegare questa contraddizione, per quale motivo il Canton Ticino prosegua con la prassi “illegale” dei controlli a campione ed entro quando sia previsto il passaggio a dei controlli sistematici anche in Ticino.