Ticino

Pensioni statali, misure di compensazione: sì, ma pronte le urne

Il Gran Consiglio sostiene il messaggio governativo, ma per la prima volta l'aula sceglie di utilizzare l'istituto del referendum finanziario obbligatorio

Non è finita
(Ti-Press)
17 ottobre 2023
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Sarà il popolo a esprimersi in ultima battuta sulle misure di compensazione previste come conseguenza della diminuzione del tasso di conversione per le pensioni dei dipendenti pubblici affiliati all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (Ipct). Tasso di conversione che scenderà dal 6,17 al 5,25% dal 2024 e con una riduzione progressiva nell’arco di otto anni. Dopo il più che prevedibile sostegno da parte del Gran Consiglio riunitosi questo pomeriggio, con 58 favorevoli, 22 contrari e 3 astenuti – e dopo aver cassato in serie gli emendamenti dell’Mps – si è votato sul referendum finanziario obbligatorio e per la prima volta verrà utilizzato questo strumento per chiamare la popolazione alle urne. Bastava un terzo dei votanti in aula, sono stati il 37%.

Caprara (Plr): ‘Il Cantone è il principale datore di lavoro, con le responsabilità che ciò comporta’

Questo dopo una discussione che ha superato le quattro ore inaugurata, con la consueta sobrietà, dall’iniziativista Matteo Pronzini (Mps) che ha sparso buone intenzioni e carinerie: «O siete tutti incompetenti patentati o imbroglioni... politicamente parlando». Il dibattito ha seguito né più né meno il dibattito commissionale di questi mesi. A partire dal correlatore liberale radicale Bixio Caprara, che sottolinea come il rapporto abbia «aspetti puramente tecnici che richiedono interventi mirati per non ridurre massicciamente il potere d’acquisto dei futuri assicurati all’Ipct, ben 17mila persone di cui 10mila impiegati dell’Amministrazione cantonale e docenti: il Cantone è il principale datore di lavoro in Ticino, con le responsabilità che ciò comporta». Perché si arriva adesso con questa decisione? «Si spiega con quanto deciso nel 2012 – ricorda Caprara –, contestualmente al passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi: il decreto legislativo parlava di garanzie transitorie per i nati prima del 1963, qualsiasi variazione del tasso di conversione non avrebbe avuto alcun impatto. Oggi, per evidenti motivi anagrafici, i nuovi pensionati che non beneficiano di quelle norme transitorie aumentano, ed è necessario intervenire per garantire i futuri pensionati».

E parte diretta una stoccata a Lega e Udc, quando Caprara rammenta che «la compensazione delle prestazioni di vecchiaia provocata dalla diminuzione del tasso di conversione non c’entra nulla col grado di copertura della cassa, che è oggetto di un altro messaggio su cui, semmai, si dovrà tornare. Perché è oltremodo scorretto far pagare agli attuali affiliati decisioni di questo parlamento che si sono rivelate improvvide».

Ma Caprara va dritto al punto anche su un altro tema molto d’attualità: «Chi critica i dipendenti pubblici di essere privilegiati sbaglia, poteva valere fintanto era in vigore il primato delle prestazioni. Il primato dei contributi permetterà sul lungo termine di trovare un necessario equilibrio». Ed è «altrettanto evidente che i giovani, o i nati dopo il 1963, soggetti al primato dei contributi e senza garanzie, dispongono di condizioni simili o peggiori del privato».

Finito? Per niente, perché Caprara ne ha anche per gli estensori del rapporto di minoranza Omar Balli (Lega) e Paolo Pamini (Udc): «Hanno palesato sin da subito la loro contrarietà a qualsiasi misura volta ad aumentare i contributi del datore di lavoro, avrebbero potuto benissimo fare come abbiamo fatto noi: lavorare in estate, perché era noto a tutti che il messaggio richiedeva un’evasione rapida».

Durisch (Ps): ‘Senza misure di compensazione andremmo nettamente sotto tutte le altre casse pubbliche’

Il correlatore socialista Ivo Durisch, dal canto suo, ricorda il costo dell’operazione: 14,6 milioni per il Cantone, 3,2 per i Comuni e 4 per gli altri enti affiliati. Fatta la contabilità, il succo per Durisch è che «senza misure di compensazione andremmo nettamente sotto tutte le altre casse pensione pubbliche. Semplicemente, le riportano a uno stato comunque non privilegiato e comunque meno generoso rispetto alle altre: è un atto più che dovuto». Durisch, infine, annota che «la Città di Lugano ha i parametri principali che sono molto più generosi rispetto a quelli che noi diamo ai nostri affiliati».

Dadò (Centro): ‘Per il risanamento serviranno realismo e coraggio’

Fiorenzo Dadò, correlatore per il Centro, inizia pacato: «Contrariamente a quanto furbescamente si cerca di far credere, non si vota il risanamento dell’Ipct». E nel futuro, «se si vorrà avere maggior adesione politica a un piano di risanamento si dovrà richiedere a cassa pensione e politica realismo e coraggio, serviranno delle proposte innovative che sono finora mancate. Se oggi la responsabilità è anche del datore di lavoro, governo e parlamento, non possiamo pensare di far pesare questa situazione ai contribuenti e non tenere conto che fuori non è rose e fiori: compito del governo sarà fare in modo che tutto questo non si proceda ad aumenti di tasse e balzelli». In ogni caso si voterà, e per Dadò è un bene: «Il popolo è il vero datore di lavoro».

Bourgoin (Verdi): ‘Non si mettano in opposizione cittadini e dipendenti pubblici’

Nel suo intervento Samantha Bourgoin dice di essere contraria alla «messa in opposizione tra cittadini e dipendenti pubblici voluta dalla minoranza». Riguardo ai rimproveri mossi da Udc e Lega sul poco tempo a disposizione, Bourgoin rinfaccia loro che lo stesso «l’abbiamo vissuto tutti qui in aula con il decreto Morisoli, ma ci siamo adattati e siamo andati avanti».

Balli (Lega): ‘Impossibile fare i doverosi approfondimenti’

«Di solito prima ascolto, poi rifletto, poi domando» esordisce un cartesiano Omar Balli (Lega): «Da parte nostra è stato impossibile fare i doverosi approfondimenti, siamo arrabbiati e delusi: come Lega abbiamo sempre denunciato le storture del primato delle prestazioni, e non si è voluto fare un tubo di niente». Oggetto di verifica erano «gli accantonamenti dell’Ipct e se si poteva agire altrimenti», ma sia come sia per Balli «manca la componente fondamentale: il popolo. Si parla sempre di datore di lavoro, chi lo finanzia? Elementare Watson, i cittadini che pagano le imposte. Dopo tutti gli errori e orrori del passato ora si approfondisca in maniera seria».

Pamini (Udc): ‘Non ci sono condizioni materiali per una decisione informata’

In un intervento rivolto a «concittadine, concittadini e datore di lavoro, cioè i contribuenti», Paolo Pamini (Udc) va a testa bassa provocando anche, in alcuni passaggi, reazioni piuttosto seccate dal direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta dai banchi del governo. La critica principale rivolta dal rapporto di minoranza, sottolinea Pamini, «riguarda le tempistiche, ma si inserisce in un discorso più generale: il mio invito sincero è di riflettere. Non bocciamo il messaggio, chiediamo di rimandarlo in commissione e fare approfondimenti. Abbiamo sensibilità diverse, ma oggi non ci sono condizioni materiali per prendere una decisione informata con le nostre 47 domande in attesa di risposte da parte del governo e del perito della cassa». E riguardo alle tempistiche, «in audizione ci è stato detto dai rappresentanti della cassa che per le pensioni dal 2025 era vincolante il termine di febbraio 2024». In più, «molte questioni restano aperte sulla governance della cassa». Sulle tempistiche il capogruppo leghista Boris Bignasca tira fuori la sfera di cristallo: «A una settimana dalle elezioni federali...».

Vitta: ‘Proposta equilibrata e sostenibile’

«L’Ente pubblico vuole o no almeno compensare in parte la diminuzione del tasso di conversione così come fatto da altre realtà pubbliche e private? Per il Consiglio di Stato sì, certo» assicura il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta: «Si tratta di mantenere l’attrattività dell’Ente pubblico come datore di lavoro, e ricordo che i dipendenti pubblici saranno chiamati nel corto termine a contribuire allo sforzo per il risanamento dei conti e hanno sempre dimostrato di far fronte nei momenti di necessità: assicurare loro pensioni in linea con altre realtà è definire una delle condizioni d’impiego che ogni persona valuta quando effettua le proprie scelte professionali. La nostra – insiste Vitta – è una proposta equilibrata, sostenibile e nell’interesse dell’Ente come datore di lavoro». Al popolo dire se è così o meno.

La soddisfazione di Bosco (Sit): niente emendamenti peggiorativi, e non era scontato

In attesa del verdetto dei cittadini, i sindacati si dicono soddisfatti del via libera della maggioranza del parlamento al messaggio governativo e dunque all’accordo che avevano trovato e siglato con il Consiglio di Stato. «Il messaggio è stato accolto senza emendamenti peggiorativi, il che non era per nulla scontato», evidenzia il segretario dei Sindacati indipendenti ticinesi (Sit) Mattia Bosco, che dell'accordo è stato uno degli artefici, interpellato dalla ‘Regione’. Non è però finita. «Ora ci sarà la campagna in vista del voto popolare, che dovrebbe tenersi a marzo del prossimo anno: ci attendiamo – continua Bosco – che i partiti sostengano con convinzione e vigore il messaggio governativo che hanno approvato oggi».