Ticino

‘La Banca nazionale ha voluto favorire la crescita economica’

Per GianLuigi Mandruzzato, senior economist presso la banca Efg, la scelta dell'istituto (in controtendenza rispetto alla Bce) è un cambio di linea guida

Rialzi futuri non sono però esclusi
(Keystone)
21 settembre 2023
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Favorire la crescita economica, anche se comporta una minore attenzione all'inflazione. Può essere letta così la decisione della Banca nazionale svizzera (Bns) di lasciare invariato il suo tasso guida all'1,75%, senza però escludere un nuovo inasprimento a medio termine. Una scelta in controtendenza rispetto a quanto fatto settimana scorsa dalla Banca centrale europea. Ne abbiamo parlato con GianLuigi Mandruzzato, senior economist presso la banca Efg.

Signor Mandruzzato, è sorpreso da quanto comunicato questa mattina da parte della Banca nazionale svizzera?

Solo in parte, l’incertezza era parecchia. C’erano buone probabilità, e anche ragioni, sia per un nuovo aumento dei tassi di interesse sia per restare nella situazione attuale. Con la decisione di oggi la Bns ha spostato due sue linee guida. La prima: un po’ meno attenzione all’inflazione, a favore della crescita. La seconda: più leva sul tasso di cambio, come fattore con il quale contenere i rischi verso l’alto dell’inflazione, rispetto all’uso dei tassi d’interesse. La Bns non ha comunque escluso nuovi aumenti di tassi. Ha in un certo senso messo le mani avanti. Una strategia comunicativa appropriata, per evitare scomode retromarce.

Cosa poteva far pensare a un nuovo rialzo?

L’inflazione, nonostante sia scesa e rientrata nella fascia obiettivo dello 0-2%, rimane ancora nella parte alta della fascia. Vi sono poi alcuni elementi già noti, che fanno pensare a un possibile nuovo aumento. Questo è riflesso anche nelle proiezioni della stessa Bns, che vedono l’inflazione tornare sopra il 2% l’anno prossimo.

Cosa invece a lasciare invariata la situazione attuale?

Alcuni elementi indicano che la politica monetaria ha già raggiunto un livello adeguato per riportare l’inflazione verso l’obiettivo, quello citato prima dello 0-2%. In particolare c’è l’evidenza che ormai da sei mesi a questa parte i prezzi dei servizi, esclusi alimentari ed energia che dipendono molto dal mercato estero, viaggiano a un ritmo già in linea se non inferiore all’1 per cento.

Energia e generi alimentari, come ha detto lei, continuano in ogni caso a salire…

Sono però le componenti meno sensibili alle decisioni di politica monetaria della Banca nazionale svizzera. L’energia, ed esempio, dipende in larga parte da quanto succede a livello internazionale. La Bns ha quindi sicuramente preso in considerazione che l’inflazione possa aumentare, ma ha ritenuto che gli elementi che possono favorire una nuova inflazione non sono figli di una crescita della domanda. Dipendono piuttosto dalla decisione del Consiglio federale di far pagare all’utente finale alcuni costi energetici che prima erano coperti dalle aziende di distribuzione locali. In particolare quelli legati al mantenimento dei bacini idroelettrici.

Parliamo del mercato immobiliare, cosa cambia per questo settore che ha visto gli affitti crescere parecchio nell'ultimo periodo?

Gli affitti in Svizzera hanno due indicizzazioni. Una è l’inflazione passata, che non si può modificare. L’altra è quella legata ai tassi sulle ipoteche, che sono salite a seguito delle azioni della stessa Bns. Quindi giustificare un nuovo aumento dei tassi d’interesse perché rincarano gli affitti avrebbe rischiato di generare un circolo vizioso. È quindi possibile che la Bns abbia voluto prevenire questo rischio.

Settimana scorsa la Banca centrale europea ha alzato i tassi. La Bns ha preso una decisione diversa. Questo cosa comporta?

Le conseguenze sono positive. A tutto tondo. Una banca centrale deve guardare e rispondere all’area economica di sua competenza e non rifarsi alle altre Banche centrali. Ovviamente c’è una connessione e delle influenze. Ad esempio, se la Bce alza i tassi ci sarà meno inflazione in Europa e quindi meno inflazione sui prodotti importati in Svizzera. Con questa azione la Bns afferma, una volta ancora, di non essere una mera replicante della Banca centrale europea o della Fed, la Banca centrale statunitense. Un atteggiamento che aveva già avuto a giugno dell’anno scorso, quando alzò i tassi, in maniera aggressiva, anticipando la Bce.

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