A preoccupare sono in particolare i problemi personali. Con i suoi servizi Pro Juventute riesce a intervenire precocemente, ma chiede aiuto alla politica
«Guardi, le lancio una provocazione. Sarei l’uomo più felice del mondo se il 147 – il servizio di consulenza di Pro Juventute per giovani, ndr – divenisse il numero di telefono più conosciuto dai bambini e dai giovani in Svizzera e, nel contempo, smettesse di squillare, perché significherebbe che ho fatto bene il mio lavoro». Come spiega a ‘laRegione’ Ilario Lodi, responsabile regionale della fondazione per Svizzera italiana, la realtà è purtroppo un’altra. La salute mentale di bambini e adolescenti in Svizzera non è in effetti in buone condizioni e sembra al contrario andare sempre peggio. Dal 2019 l’attività di consulenza del 147 in Svizzera è aumentata del 40% e anche nel primo semestre del 2023 è stato registrato un incremento del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il Ticino non rappresenta però un’eccezione. «La Svizzera italiana – riferisce Lodi – si inserisce in una tendenza globale e non si discosta quindi dai dati a livello nazionale. Anzi, questo fenomeno sta toccando allo stesso modo molti altri Paesi. Il costante e continuo peggioramento della situazione è un fenomeno molto ampio, che non può più essere interpretato solo in termini locali».
Per Lodi questa situazione è stata negli scorsi anni esacerbata dalla troppa importanza data all’individualità: «Per questa ragione – sottolinea il responsabile di Pro Juventute – è fondamentale che la politica si attivi ancora di più, in quanto le istituzioni dovrebbero per definizione occuparsi della pluralità. Dalla politica ci aspettiamo innanzitutto che vengano previsti degli investimenti maggiori nelle politiche dell’infanzia e della gioventù e poi che l’educazione dei bambini e dei giovani non sia più soltanto considerata una questione privata».
Tali politiche non godono inoltre della stessa sicurezza di altri ambiti, in particolare quando si tratta di stilare dei bilanci: «Anche se dovrebbero essere considerate alla pari delle politiche per gli anziani, l’economia e l’ambiente – illustra Lodi –, quelle giovanili sono spesso le prime voci che vengono stralciate quando si redige un preventivo».
Negli ultimi anni la priorità è quindi stata data alle competenze individuali. Secondo Lodi «siamo stati spinti verso una competizione esacerbata, in cui essere migliore dell’altro prevale su tutto, e ora ne stiamo pagando le conseguenze. È necessario creare delle occasioni di collettività che permettano ai giovani di tornare a pensarsi nella società».
Per mitigare questa situazione l’aiuto dei genitori non va trascurato, dato che per Lodi «molti ragazzi chiamano perché stanno cercando degli interlocutori». Nelle ultime settimane si è in effetti parlato molto dell’aumento delle fughe di minori. «Questi episodi – prosegue – mostrano che spesso i giovani, non trovando un interlocutore affidabile, decidono di dare un segnale fortissimo. Questo bisogno di visibilità può rappresentare un’estrema ratio, ovvero uno degli ultimi modi per farsi ascoltare. Che i ragazzi se ne vadano di casa non è un problema unicamente per le relative famiglie, ma riguarda la società intera che non li ha saputi considerare come persone per le quali la dimensione affettiva è un fattore essenziale di crescita».
Ma come funziona concretamente il servizio? Lo abbiamo domandato a Mara Foppoli, psicologa, psicoterapeuta e responsabile della consulenza di Pro Juventute per la Svizzera italiana. «Quando un giovane chiama – ci spiega – per noi è molto importante offrirgli un ascolto attivo, proprio perché ci stiamo rendendo conto che spesso queste problematiche non riescono a trovare un riscontro nel mondo circostante, impedendogli di autoregolarsi emotivamente. Tramite il 147 è possibile poi essere reindirizzati sui servizi di triage presenti sul territorio».
Negli ultimi tre anni, la consulenza di Pro Juventute ha registrato un aumento dei problemi personali, cioè legati all’ansia, alla paura per il futuro, ai pensieri suicidi e alla depressione. Foppoli commenta che «questa tendenza si è resa evidente dopo il Covid, ma si sta mantenendo costante. È importante non sottovalutare quando ci sono delle fantasie suicide ricorrenti, perché probabilmente c’è un disturbo esistenziale di cui bisogna prendersi carico».
«I giovani di questa generazione sono più attenti ai disturbi di salute mentale – prosegue la responsabile del 147 – e lanciano l’allarme, mentre gli adulti tendono ancora a stigmatizzare queste tematiche senza riuscire a vederne la gravità». Le richieste d’aiuto permettono al servizio di agire tempestivamente, intervenendo quando il giovane si trova ancora a livello di fantasie e non ancora al passaggio all’atto: «Questo ci fa guadagnare un po’ di tempo, migliorando l’intervento precoce e facendo intervenire anche dei professionisti, così da circoscrivere la sofferenza vissuta dal giovane».
Da aprile dell’anno scorso è possibile in Ticino domandare delle consulenze al 147 tramite WhatsApp, una prima nel nostro Paese seguita dalla Romandia e da fine settembre dalla Svizzera tedesca. «Abbiamo capito – racconta Foppoli – che è un canale molto utilizzato dai giovani. In effetti, la consulenza via chat sta raggiungendo gli effettivi delle chiamate. Stiamo osservando un cambiamento quasi epocale del sostegno da telefonico a scritto».
Pro Juventute chiede dunque sostegno alla politica, poiché «offrire un servizio per i giovani facilmente accessibile e gratuito – conclude Foppoli – aiuta a salvare delle vite. Con più fondi potremmo introdurre anche qui i doppi turni, così da essere più raggiungibili».