Il Consiglio di Stato riduce il punto Tarmed (che si riflette sulle fatture). Ma c'è aria di ricorso. Dal 2025 limitazione al numero di medici.
Il Cantone vuole stringere i bulloni ai costi della salute. E lo fa intervenendo sui medici attivi nel settore ambulatoriale, una delle voci di spesa che ha registrato l’aumento maggiore negli ultimi anni. Due le decisioni prese ieri dal Consiglio di Stato. La prima: la messa in consultazione fino al 31 agosto del Regolamento che “limita il numero massimo di medici in alcune specializzazioni”, dando seguito così al decreto legislativo urgente votato lo scorso mese dal parlamento cantonale. La seconda: la fissazione del punto Tarmed – il valore che si applica alla struttura tariffale per le prestazioni mediche, e che determina quindi il prezzo delle singole prestazioni – a un valore più basso di quello attuale: da 0,93 franchi si scende a 0,91. Contro questa decisione non è escluso un ricorso da parte dell’Ordine ticinese dei medici al Tribunale amministrativo federale.
Ma andiamo con ordine. La revisione della Legge federale sull’assicurazione malattia (Lamal) ha attribuito ai Cantoni il compito di contenere il numero dei nuovi medici autorizzati a fornire prestazioni nel settore ambulatoriale. Ora ci troviamo nella “fase di transizione”, durante la quale i numeri attuali di dottori attivi in un determinato settore potranno essere ritenuti quelli massimi. Dal 1° luglio 2025 entrerà invece in vigore il cosiddetto “modello di regressione” con la possibilità, sempre per i Cantoni, di pilotare il numero massimo di medici stabilendo anche delle soglie inferiori a quelle attuali oltre le quali non rilasciare nuove autorizzazioni. Il Regolamento in consultazione – che arriva dopo il recente via libera del Gran Consiglio ai decreti legislativi su questo tema – riguarda proprio quest’ultima fase.
Il secondo intervento deciso dal Consiglio di Stato nella seduta di ieri riguarda, come detto, il valore del punto Tarmed (Vpt). Il decreto esecutivo del governo fissa il punto a 91 centesimi, due centesimi più basso di quello attuale. “Una cifra comunque tra le più alte in Svizzera e di oltre il 10% superiore al Vpt ospedaliero”, annota l'Esecutivo. La misura entra retroattivamente in vigore al 1°gennaio 2021. Cosa vuol dire? “Il nuovo valore non ha un effetto diretto sulle fatture pagate nel frattempo – precisa il Consiglio di Stato nella nota stampa –. Le (eventuali) modalità di restituzione saranno infatti definite direttamente tra assicuratori e Ordine cantonale dei medici quando la decisione crescerà in giudicato”.
«Con queste due misure si vuole agire proprio dove la spesa aumenta di più, ovvero il settore ambulatoriale», spiega Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss). Spesa condizionata anche dal punto Tarmed, che il Cantone ha fissato ora a 0,91 centesimi. «La Legge prevede che siano i partner tariffali a condurre le trattative e stringere gli accordi. In questo caso assicuratori malattia e medici non hanno trovato un’intesa e il valore è stato quindi stabilito dal Cantone. Decisione che diventerà definitiva solo con la crescita in giudicato. I partner tariffali – precisa De Rosa – hanno infatti la facoltà di ricorrere». Per stabilire il valore, non essendoci una approccio analitico uniforme a livello nazionale, il Dss ha adottato un approccio pragmatico: «quello ticinese è uno dei valori più alti a livello nazionale, con anche una differenza del 10% rispetto al punto Tarmed per le cure ospedaliere ambulatoriali. Inoltre, proprio questo settore ha avuto una crescita marcata della spesa». Il cambiamento, che porterà a una riduzione sull’importo delle fatture, potrebbe però non fare felici i medici. «Lo posso comprendere. Con questa decisione però non si vuole punire o penalizzare nessuno. Riconosciamo il ruolo centrale che hanno i medici nella presa a carico dei pazienti. Riteniamo però – aggiunge il direttore del Dss – che tutti devono fare la propria parte con senso di responsabilità per contenere l’aumento dei costi e di conseguenza dei premi di cassa malati, che stanno diventando sempre più insostenibili per un’ampia fascia della popolazione».
Nella stessa logica di contenimento dei costi si inserisce il regolamento che limita il numero dei medici – e che viene ora posto in consultazione fino al 31 agosto – il cui obiettivo è quello di limitare l’arrivo di nuovi medici in quelle discipline in cui si osserva già oggi una spesa di molto superiore rispetto al fabbisogno. Dal 2025 entrerà quindi in vigore il modello di regressione, che permetterà di ridurre il tetto massimo delle autorizzazioni. «Occorrerà trovare il giusto equilibrio garantendo cure di qualità e in quantità adeguata alla copertura delle necessità», rileva ancora De Rosa. «Alcune discipline che riteniamo fondamentali che non saranno toccate da questi limiti. Ad esempio i medici di famiglia. Sono figure centrali sia nelle cure di base a tutta la popolazione sia nel contenimento dei costi. E quindi da sostenere». In ogni caso, aggiunge De Rosa, «è un sistema nuovo introdotto su scala nazionale e quindi certamente perfettibile, attendiamo con interesse i riscontri alla consultazione».
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Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento sanità e socialità
In sede di consultazione, come peraltro si ricorda nel rapporto stilato dal deputato liberale radicale Matteo Quadranti per la commissione ‘Sanità e sicurezza sociale’, l’Omct aveva espresso perplessità sul decreto urgente riguardante i numeri massimi di medici nel settore ambulatoriale. Perplessità che il presidente dell’Ordine ticinese dei medici Franco Denti, da noi contattato, ribadisce. «Resto molto critico. Intendiamoci, come Ordine vogliamo anche noi una fotografia, specialità per specialità, della popolazione medica in Ticino – e dunque in quanti siamo, cosa facciamo eccetera – per poi procedere con il Consiglio di Stato a una pianificazione», afferma il dottor Denti. «Proprio per questo abbiamo collaborato con il Dipartimento sanità e socialità nella realizzazione di un censimento che si è concluso pochi mesi fa, con risultati molto rappresentativi – assicura il presidente dell’Omct –. Poi però è arrivato questo decreto urgente, che si basa sui dati dell’Obsan, l’Osservatorio svizzero della salute: dati che sono contestati in tutto il Paese, Tant’è che proprio in questi giorni l’Obsan sta rivedendo le sue statistiche e il metodo di calcolo». Sottolinea Denti: «Noi chiediamo di lavorare sulle cifre ticinesi, sui dati reali, quelli che scaturiscono dal censimento cui accennavo prima: quanti medici sono attivi nel nostro cantone, in quali ambiti lavorano, quanto del loro lavoro in termini percentuali si svolge nei rispettivi studi. Dati reali, concreti. Non i volumi dell’Obsan che rendono oltretutto improponibili paragoni fra i Cantoni». Di più. Secondo il presidente dell’Omct, «in questo discorso dei numeri massimi vengono praticamente esclusi ospedali e cliniche. Per finire si andrà quindi a colpire la medicina sul territorio. Le citate strutture si riempiranno di conseguenza di medici. Sul territorio rimarranno in pochi. La conseguenza per i pazienti? Lunghe liste d’attesa. Con conseguenze facilmente immaginabili».
Poi c’è la riduzione del valore del punto Tarmed per le prestazioni ambulatoriali negli studi medici. «Non escludiamo di ricorrere: faremo le nostre valutazioni e vedremo – dice Denti –. Personalmente la ritengo una riduzione ingiustificata, perché da diversi anni il costo per paziente in Ticino è sotto la media svizzera e lo è da tempo: e noi curiamo pazienti, le persone, non degli assicurati. Inoltre le casse malati in questi anni di trattative non hanno mostrato un solo dato a sostegno delle loro richieste. Non solo. In questi anni, e in particolare durante la pandemia, il corpo medico ticinese si è messo a disposizione delle autorità e ha collaborato strettamente con il Dipartimento sanità e socialità, talora anche a titolo gratuitamente. Di fronte a questa riduzione del valore del punto Tarmed non si può che provare delusione e amarezza. Oltretutto una riduzione del valore del punto con effetto retroattivo, il che significa che i medici dovranno ridare alle casse malati una parte del loro fatturato per gli anni 2021, 2022 e 2023. In pratica un regalo del Consiglio di Stato alle casse malati, che penalizza anche una parte dell’ambulatoriale ospedaliero dell’Eoc».
Eppure l’aumento dei premi di cassa malati è da ascrivere in particolare alla crescita del settore medico-ambulatoriale. «Sono d’accordo che la medicina ambulatoriale sia aumenta in Ticino. Ma ha una spiegazione molto semplice – indica il presidente dell'Ordine dei medici –. La politica federale ha indotto i Cantoni a spostare determinati interventi chirurgici che prima si facevano nello stazionario, dove i costi sono coperti per il 55 per cento dal Cantone e il restante 45 dalle casse malati, all’ambulatoriale, dove il costo viene coperto interamente dalle casse malati e dunque dai pazienti. Così i Cantoni risparmiano e i cittadini pagheranno sempre di più…».
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Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici ticinesi