Movimenti in Curia: a Lugano l’amministratore apostolico Alain de Raemy ha accolto il nunzio pontificio Krebs e l’ex vescovo Lazzeri
Giochi fatti per il nuovo vescovo ticinese? Più voci raccolte da ‘laRegione’, per il momento non confermate, indicano che la Santa Sede avrebbe optato per una scelta di continuità indicando il vicario generale don Nicola Zanini, classe 1970, originario del Gambarogno. Voci insistenti che coincidono con visite eccellenti in Curia a Lugano, dove l’amministratore apostolico Alain de Raemy avrebbe accolto il nunzio pontificio a Berna, arcivescovo Martin Krebs, e l’ex vescovo Valerio Lazzeri dimessosi lo scorso ottobre e di cui don Zanini è stato il braccio destro. Una visita di cortesia o strategica? Fra i temi affrontati, oltre a questioni puntuali e gestionali ereditate in questa fase transitoria, c’era quasi certamente anche la scelta del Vaticano per la successione alla testa della Diocesi ticinese. Interpellato in serata dalla redazione, don Zanini ha detto di non saperne nulla e rimandato all'addetto stampa della Curia. «Ad oggi – dice Luca Montagner – non abbiamo indicazioni circa l’eventuale nomina del nuovo vescovo». E, in una nota diffusa nella mattinata di giovedì 6 luglio, il solerte addetto stampa della Curia ha voluto rimarcare tale affermazione, smentendo – fra l'altro – l'incontro fra vertici Vescovili.
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Don Nicola Zanini
Decisione vaticana che più voci indicano cosa fatta o imminente sulla base di una terna di nomi che il nunzio avrebbe trasmesso a Roma. Il condizionale è però d’obbligo, visto che la procedura è coperta dal massimo riserbo e nulla trapela. In soldoni, non è dato sapere se il rappresentante della Santa Sede a Berna abbia effettivamente compiuto questo passo o se lo farà dopo un eventuale approfondimento giuridico delle norme che reggono la procedura sull’origine, attinenza o cittadinanza ticinese dei prelati suggeriti per la carica. Una questione, ricordiamo, sollevata dai promotori del recente appello, corredato da 2’351 firme, per la revisione dell’accordo stipulato tra il Consiglio federale e la Santa Sede nel 1968 affinché il vescovo di Lugano non debba necessariamente ‘essere’ un ticinese.
Un mese fa il Consiglio di Stato ha dal canto suo deciso di astenersi dal pronunciarsi sulla questione ribadendo l’approccio neutrale nei rapporti fra Stato e Chiesa. Nessuna volontà d’intervenire dunque, da Palazzo delle Orsoline, nella nomina del vescovo. Ciò che nelle ultime settimane potrebbe aver sbloccato l’iter da Berna verso la Santa Sede e indotto quest’ultima, evasa con un nulla di fatto la questione dell'appello, a fare la sua scelta. Una tesi ulteriore, fra le molte in circolazione, è che papa Francesco abbia nel frattempo adocchiato un quarto nome al di fuori della terna. In tal caso la procedura potrebbe richiedere altro tempo. Di confermato dunque al momento non c’è nulla, a parte il fatto che oggi a Lugano si sono incontrati tre vescovi. E se tre vescovi non ne fanno uno nuovo, poco ci manca.