Il Centro è fiducioso in vista delle Federali dopo i risultati delle Cantonali, anche se sa che l'impresa ‘sarà difficile’
Difendere i due seggi al Consiglio nazionale, senza nascondere l’ambizione di riconquistare il posto agli Stati perso quattro anni fa. Con queste premesse il Centro ha svelato questa sera durante il Comitato cantonale a Sant’Antonino le sue carte in vista delle elezioni federali di ottobre. Un appuntamento al quale «arriveremo con fiducia dopo la vittoria ottenuta alle Cantonali di aprile. Ma coscienti che sarà una sfida difficile», ha affermato il Presidente cantonale Fiorenzo Dadò. Sulla lista per il Nazionale – ratificata dal Comitato – ci saranno: il consigliere nazionale uscente Fabio Regazzi, che sarà anche il candidato unico per gli Stati; Giorgio Fonio, deputato in Gran Consiglio; Lorenzo Pianezzi, consigliere comunale di Lugano ed ex direttore di HotellerieSuisse Ticino; Sabrina Gendotti, deputata in Gran Consiglio; Michele Roncoroni, consigliere comunale di Mezzovico-Vira; Giuseppe Cotti, vice sindaco di Locarno; Margot Broggini, consigliera comunale di Bellinzona; Giovanni Berardi, deputato in Gran Consiglio.
«È una lista di candidati con una vasta gamma di conoscenze e competenze nella nostra società», ha affermato Marco Passalia a nome della commissione ‘Cerca’. «Abbiamo sentito più di 50 persone e siamo felici perché nel nostro partito c’è un humus molto fertile per candidati e idee». I profili scelti rappresentano per Passalia «il giusto mix di esperienze e innovazione. Una lista assolutamente coerente con il progetto di rinnovamento del partito che è stato iniziato ormai diversi anni fa e che ha portato a cambiamenti importanti».
Il presidente cantonale Fiorenzo Dadò, durante il suo discorso, ha anche dichiarato da quale schieramento politico arriveranno gli attacchi più decisi al seggio lasciato libero in Consiglio nazionale dall’uscente Marco Romano: «È oramai chiaro, perché è stato dichiarato, che il seggio lasciato libero da Marco Romano è nelle mire espansionistiche dell’Udc, il quale non si accontenta più di attaccare e cercare di portare all’estinzione nel minor tempo possibile la Lega di Gobbi Zali, Quadri e Bignasca, ma vorrebbe colonizzare anche il Centro politico, iniziando proprio da noi».
Su una sua eventuale candidatura – della quale si è parlato nelle scorse settimane – Dadò ha voluto chiarire: «il mio personale coinvolgimento nella contesa elettorale per il mantenimento del secondo seggio al Consiglio nazionale era visto da più parti come necessaria se non addirittura scontata. Dopo una non evidente valutazione e attenta riflessione – ha aggiunto il presidente cantonale –, consapevole del molto lavoro abbiamo fatto e che c’è ancora da fare, ho comunicato alla commissione cerca che il mio ruolo in questo momento è e rimane quello che mi avete affidato alla conduzione del partito, a supporto della campagna elettorale».
«Ho riflettuto a lungo prima di accettare la doppia candidatura. Tra i motivi che mi hanno spinto a mettermi a disposizione c’è la sconfitta di 4 anni fa agli Stati, che non riesco ancora a digerire», è un Fabio Regazzi «outsider» convinto di potersela giocare anche per l’entrata alla camera dei cantoni quello che ha ‘arringato’ il Comitato cantonale. «Non ho sete di vendetta, ma una grande voglia di riscatto. Il Ticino deve evitare di avere due rappresentanti che votano uno l’opposto dell’altro. È una situazione paradossale perché si annulla la posizione del nostro cantone. Non è così che si fa politica». Specificando di rifiutare «l’etichetta del politico di destra», Regazzi ha voluto sottilineare «l’unicità di questa lista, dove si possono trovare sia un imprenditore come me che un sindacalista come Giorgio Fonio». l’attuale consigliere nazionale ha poi voluto sgombrare il campo da eventuali speculazioni: «Non intendo attaccare il seggio di nessuno (il riferimento è al senatore dell’Udc Marco Chiesa, ndr), ma conquistare uno dei due disponibili. Non farò inoltre nessuno ‘alleanza’ ma correrò per la mia strada». Regazzi ha anche voluto elogiare la scelta del consiglio di Stato ticinese di non indire elezioni suppletive per il seggio lasciato vacante alla camera dei Cantoni da Marina Carobbio. «È stata una scelta coraggiosa ma ragionata. Avrebbe creato una situazione grottesca con due campagne sovrapposte. Il responsabile di tutta questa situazione difficile è comunque Marina Carobbio, che con un po’ più di modestia avrebbe potuto evitarci questo problema».
A prendere la parola a inizio serata è stato anche il presidente nazionale Gerhard Pfister: «Abbiamo buone possibilità di portare a termine queste elezioni con successo. Conservare i seggi che abbiamo già ora e conquistarne di nuovi. Il successo è più vicino di quanto lo sia mai stato negli ultimi 40 anni. La Svizzera ha bisogno di un centro forte, senza di noi non c’è consenso e coesione». Pfister ha poi voluto mettere l’accento sulle elezioni Cantonali di aprile «dove siamo stati l’unico partito storico a non indietreggiare». La strada la si vuole affrontare «con fiducia. Il cambio di nome non è stato un momento facile per il partito, soprattutto all’interno, ma sono convinto che è la scelta giusta. Siamo l’unica forza politica capace di rispondere ai bisogni di tutta la popolazione, dai più ricchi ai meno abbienti. Senza di noi non si riesce a trovare delle soluzioni condivise».