In un fiorire di citazioni e metafore l'attenzione è rivolta più alla prossima e dolorosa manovra di rientro che ai 3 milioni di utile dell'anno scorso
In un a tratti desolante fiorire di metafore marittime con navi, tempeste o porti dove attraccare e citazioni – sono stati tirati in ballo Sisifo, gli argonauti e il Vello d’oro, i mostri marini che risucchiano nel gorgo, Seneca, Antonio Machado, La Rochefoucauld, Joseph Stiglitz e, buon ultimo, il film ‘Titanic’ – il dibattito in Gran Consiglio questo pomeriggio ha confermato senza alcuna sorpresa quel che si sa da settimane: il Consuntivo 2022 è appeso a un filo e la manovra di rientro sarà dolorosa.
Con ordine. Il relatore del rapporto di maggioranza Michele Guerra (Lega), che invita ad approvare i conti dell’anno passato chiusi con un avanzo di 3 milioni di franchi, ha provato a trasmettere tutto il suo ottimismo: «La bellissima notizia è che partendo da un Preventivo con un rosso di 135 milioni si chiude con un grosso miglioramento, a contare è il risultato. Incoraggiamoci un pochino, con un occhio alla bussola e uno all’orizzonte (si era ancora nel pieno delle metafore marittime, ndr)».
Tornando sulla terra ferma, «va ammesso che in questa sorpresa positiva non è tutto oro quello che luccica, perché ci sono pure sorprese negative: il miglioramento non è avvenuto perché si è speso meno, perché la spesa è aumentata di 45 milioni. Ad aver salvato la situazione – illustra Guerra – sono le entrate fiscali cresciute di 125 milioni, perché l’economia è andata meglio del previsto». Si ritorna in mare, passando attraverso vari autori, quando Guerra ammonisce che «il vento favorevole ci ha gonfiato le vele, ma non permettiamo che un vento occasionale ci trascini ciecamente».
Una semplice esegesi porta a concludere che il vero problema non siano i conti consuntivi dell’anno scorso, con soldi già ampiamente spesi, ma quello che si prospetta davanti a governo, parlamento e popolazione: un preconsuntivo dell’anno in corso che, aggiornato ad aprile, fa tremare i polsi coi suoi -224 milioni. E la manovra di rientro in affinamento da parte del governo che, col Preventivo 2024 che sarà presentato in settembre, farà capire il suo orientamento.
«Tutti ribadiscono che le finanze sane servono per garantire servizi e prestazioni per non lasciare il debito sulle spalle dei giovani, e per questo il governo deve tagliare servizi e prestazioni: questo è il chiaro mandato della destra. È questo il paradosso neoliberista», attacca frontalmente il relatore del rapporto di minoranza, il capogruppo del Ps Ivo Durisch. Che aggiunge come «da un lato dite di tutelare le famiglie del ceto medio con uno sgravio sui premi di cassa malati per i figli riducendo le entrate, poi si aumenta il prezzo dell’abbonamento del 10% colpendo quelle stesse famiglie: il ceto medio basso pagherà di più, il ceto medio pagherà lo stesso, i benestanti saranno gli unici ad avere un beneficio». Il problema è uno, per Durisch: «Copiate in salsa ticinese gli anni di Reagan e Thatcher, sapendo che senza i 164 milioni della Banca nazionale questo consuntivo sarebbe in profondo rosso, esattamente come succede adesso nel 2023 nonostante fino all’ultimo si siano mascherate le cifre in modo poco trasparente e al limite del ridicolo».
La causa, va da sé, «sono gli sgravi fiscali, che portano ora a ridurre servizi e prestazioni aumentando le disuguaglianze, quando servirebbe una politica finanziaria equa e solidale, capace di affrontare tutte le emergenze che ci attendono.
«Da parte della sinistra non potevano mancare le classiche critiche di una politica sbagliata per colpa degli sgravi, ma d’altra parte ancora ieri il popolo ha bocciato il referendum della sinistra sulla nostra proposta di uno sgravio per i premi di cassa malati per i figli», replica Alessandra Gianella, capogruppo di un Plr che sosterrà il Consuntivo 2022. Più in generale, continua, «entrambe le riforme fiscali degli ultimi anni sono state accompagnate rispettivamente da 21 e 32 milioni di interventi nel sociale: ma questa parte non viene mai citata». Ciò detto, per Gianella «il risanamento dei conti è la condizione per investire, rispondere ai bisogni della società che evolvono nel tempo senza pesare su chi verrà dopo di noi: per questo il Consiglio di Stato deve stabilire delle priorità, e dirci dei suoi messaggi cosa deve essere portato avanti subito e cosa può magari aspettare un po’».
Il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni, che sostiene il Consuntivo, invita a «stare lontani dalle leggende nere su alcune misure per il rientro che a volte aleggiano anche da qualche membro del Consiglio di Stato, con un sentimento di rivalsa sulla popolazione che ha votato il decreto per il contenimento della spesa». Ebbene, al netto di tutto quindi, per Agustoni, «ogni misura per il 2024 e per il 2025 dovrà attenersi al duplice mandato popolare, i conti vanno risanati senza aumentare le imposte e senza pregiudicare le prestazioni per le persone più fragili». Sul presente, l’accento di Agustoni si pone sul fatto che «si ha la dimostrazione che senza il contributo della Bns i nostri conti sono stabilmente in rosso».
Se l’approvazione del Consuntivo 2022 è appesa a un filo «è perché la popolazione ticinese è stufa» tuona il capogruppo della Lega Boris Bignasca. Stufa «e sempre più tartassata, mentre non capisce perché dentro l’Amministrazione cantonale succedano sempre più fatti che lasciano costernati, perché si spendano i soldi dei contribuenti per la Conferenza sull’Ucraina o gli asilanti, per pagare l’assistenza per i permessi B…». Per Bignasca «va ricostruito il rapporto di fiducia con un’Amministrazione forse troppo grande per essere controllata da cinque persone: serve un po’ più di disciplina, urgono risposte per il ceto medio e bisogna avere maggior rigore al di là delle cifre».
Ricordando il Titanic, il copresidente del Ps Fabrizio Sirica afferma che è fondamentale «invertire la rotta» il prima possibile. E lancia un invito urbi et orbi: «Il governo non ha ancora presentato misure di rientro, possiamo promuovere anche in pochi mesi un’altra indicazione e un’altra linea politica, intervenire investendo soldi dove vanno investiti: nella socialità e per un Ticino dove si possa davvero vivere, e non sopravvivere».
La risposta all’appello arriva dal democentrista Paolo Pamini e dalla sua tabella di marcia per il rientro: «35 milioni possono arrivare sostituendo solo metà del personale che parte ogni anno nell’Amministrazione; 15 milioni dal blocco degli scatti automatici; 30 milioni risparmiando su beni e servizi riportandoli al livello pre pandemia; una quarantina di milioni, il 3% della cifra per i contributi a enti terzi, non è impossibile da trovare senza mandare persone sotto i ponti come paventa qualcuno».
Nell’attesa, arriva anche il no dei Verdi. Samantha Bourgoin afferma che «da tempo sappiamo che le condizioni di vita sono minacciate dal riscaldamento climatico, l’inquinamento e l’assottigliarsi delle risorse: per porvi rimedio si deve ridurre e trasformare i consumi, orientarci verso un’economia circolare e rispettosa: questo dovrebbe rispecchiarsi nelle scelte di governo e parlamento, dovrebbe leggersi in un Consuntivo: non è così».
Con il sì annunciato da Avanti con Ticino & Lavoro e Verdi liberali, e i no che arriveranno da Pc, Più donne e Mps finisce il dibattito e comincia la discussione dei singoli dipartimenti. Le nubi sono fosche. Sul mare e sulla terra.