Ticino

Quasi 11mila firme a sostegno della formazione musicale

Ampiamente riuscita l'iniziativa che chiede di aumentare al 50% il contributo da parte del Cantone. Oggi è del 20-25%, la media intercantonale del 60%

In sintesi:
  • Tutti i gruppi d'interesse hanno lavorato insieme per l'obiettivo
  • Sostegno della politica da destra a sinistra passando per il centro
  • La guida è l'applicazione dell'articolo 67a della Costituzione federale
Per rispettare l’articolo 67a della Costituzione federale
(Ti-Press)
24 maggio 2023
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Quasi 11mila firme, precisamente 10'583, che portano con loro un messaggio chiaro: per la formazione musicale occorre fare molto di più, e il Cantone deve allargare (un po’) i cordoni della borsa rispettando quanto scritto nell'articolo 67a della Costituzione, articolo votato dalla stragrande maggioranza del popolo svizzero nel 2012.

La raccolta firme per l’iniziativa popolare ‘100 giorni per la musica’, promossa e sostenuta dalle principali organizzazioni musicali riconosciute in Ticino, «è stata un successo, anzi, un piccolo trionfo» afferma soddisfatto davanti alla stampa riunita al Conservatorio della Svizzera italiana il primo proponente Matteo Piazza, presidente della Federazione delle scuole di musica ticinesi (Fesmut). «Un successo», perché «noi proponenti siamo musicisti, non raccoglitori di firme o politici, abbiamo fatto tutto con i nostri mezzi senza alcuna esperienza, improvvisando postazioni e piccole animazioni con dei concerti».

Piazza (Fesmut): ‘La popolazione ha confermato che è un'esigenza sentita’

Ma anche perché, continua Piazza, «è il risultato di una grande collaborazione tra tutti i gruppi di interesse attivi nella formazione musicale, quindi le scuole di musica, la Federazione bandistica ticinese, la Federazione ticinese società di canto... Tutti attori che si sono impegnati sulla base di una carta d'intenti sottoscritta nel 2018, che sanciva l'intenzione di collaborare sia in campo artistico, sia in campo politico dove avessimo avuto interessi condivisi: questo è stato il primo, vero banco di prova e il risultato è stato appagante».

La soddisfazione è ampia, ma la consapevolezza che questo sia «solo il primo passo» c’è. Soprattutto facendo i conti con la situazione delle finanze cantonali. E Piazza sgombra il campo: «In un momento delicato per i conti, avere una risposta simile da parte della popolazione quando si chiede un aumento dell'aiuto della mano pubblica la dice lunga su quanto sia sentita l'urgenza di risolvere questo problema. Una risposta che ci dà tanto ottimismo ed entusiasmo, perché era tutto tranne che scontata».

L'obiettivo di questa iniziativa è che il Cantone assuma un ruolo più marcato nel supporto alla formazione musicale, dando (finalmente) seguito all'articolo 67a della Costituzione, che afferma come tutte le persone possano avere accesso a una formazione musicale di qualità. Ma oggi, nel confronto intercantonale, il Ticino è fanalino di coda: mentre negli altri Cantoni l'investimento pubblico copre circa il 60% della formazione musicale, questa percentuale da noi scende al 20-25%. Il testo dell'iniziativa quantifica i contributi cantonali al 50% dei costi, determinando quindi una riduzione dei costi e un miglior accesso per le famiglie.

Medici (Conservatorio): ‘Uno spartiacque che fissa un prima e un dopo’

E guardando al futuro, il direttore della Scuola di musica del Conservatorio della Svizzera italiana Luca Medici auspica che questa raccolta firme «sia uno spartiacque a livello cantonale, che fissi un prima e un dopo. Il sostegno ricevuto conferma che non è un'iniziativa ‘pro domo nostra‘, ma che al centro ci sono le famiglie e il dare a tutti la possibilità di offrire un'educazione e una formazione musicale di qualità perché non si tratta solo di suonare uno strumento, ma crescere come persona senza subire disparità di trattamento».

Tra i promotori anche l'arpista Elisa Netzer, che ricorda come «ci siamo messi in gioco in prima persona per parlare con la popolazione, suonando, portando con noi gli allievi, è stata una bella occasione per incontrare l'interesse della popolazione nei confronti di questo tema». Ed è stato «davvero rincuorante trovare conferma nel fatto che sia un'esigenza sentita, le tantissime persone che hanno firmato l'iniziativa hanno dimostrato che sicuramente è un momento finanziariamente delicato, ma che sono proprio questi i momenti in cui le famiglie rischiano di trovarsi davanti alla domanda se possono permettersi di iscrivere un figlio a una scuola di musica: se queste decisioni sono dettate solo da questioni economiche a rimetterci è la popolazione». In più, per Netzer «da musicista ticinese è stato molto bello vedere con quanta sensibilità si è voluto approfondire questo aspetto, ed è stato altrettanto importante notare come la questione non riguardi solo gli addetti ai lavori ma abbia avuto un sostegno molto ampio di cui siamo felicissimi».

E adesso? Adesso «partiamo dalla consapevolezza che questa proposta, questa iniziativa è stata condivisa da tutte le forze politiche in parlamento – annota ancora il presidente della Fesmut Piazza –, e la grossa rispondenza anche da forze politica di destra, centro e sinistra ci lascia ben sperare». Così come «non nascondiamo un velato ottimismo considerando che la nuova direttrice del Decs, Marina Carobbio, si è mostrata più volte sensibile a questa causa per la parità di trattamento. Non ne abbiamo ancora parlato, si è insediata da poco, capiamo che le priorità sono tante: sarà nostra premura informarla al riguardo».

Il sostegno della politica

Defilata ma presente è stata anche la politica. La già deputata socialista Anna Biscossa, anche lei nel comitato promotore, è netta: «È chiaro che bisogna trovare le risorse per finanziare questa iniziativa, agire per la scuola e la formazione musicale è un investimento, non una spesa. È fondamentale per i giovani sviluppare un'intelligenza larga, varia, flessibile e un'emotività che di questi tempi è necessaria come non mai. Queste oltre 10mila firme mostrano che la nostra è una richiesta giusta». Biscossa, dal canto suo, aggiunge anche come «l'insegnamento di qualità dipende dalla qualità delle scuole, e questa qualità va finanziata: bisogna riconoscere salari corretti in base alle competenze e alla qualità di professori e musicisti competenti che hanno studiato tanto, è un atto dovuto».

Nel comitato anche la granconsigliera dei Verdi Samantha Bourgoin, per la quale «questo è un messaggio importante per riflettere sul sistema di valori nella nostra società» e, soprattutto, «il cammino verso questo cambiamento passa dal riconoscere la dignità ai musicisti come professionisti. Quando sarà finalmente normale pensare che il musicista è un professionista, un insegnante che svolge un vero lavoro e non un hobby, saremo già arrivati a un ottimo punto».

Assente in conferenza stampa per motivi di lavoro, ma tra i più attivi nel comitato promotore, il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni raggiunto da ‘laRegione’ adesso si aspetta che «il Gran Consiglio accolga presto questa richiesta, la popolazione ha lanciato un segnale: la situazione finanziaria è delicata, ma allo stesso tempo segnala che la qualità di vita di una comunità non si misura solo con aspetti contabili o di bilancio. Bensì, anche, con la possibilità di far crescere culturalmente tutti i membri della società indipendentemente dal loro reddito».

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