La consigliera nazionale dei Verdi sull'Udc: ‘Mischiano temi diversi per creare insicurezza’. E rilancia: ‘Senza la Strategia prezzi senza controllo’
«Senza un cambiamento in favore delle rinnovabili l’aumento dei prezzi potrebbe essere ancora maggiore di quello che denunciano i contrari alla Strategia Energetica 2050». È quanto sostiene la consigliera nazionale dei Verdi Greta Gysin, rispondendo al collega Piero Marchesi che negli scorsi giorni – dalle colonne di questo giornale – aveva affermato: “Decarbonizzare sì, ma con tempi e passi giusti”. Oggetto del contendere: la votazione del 18 giugno sulla Strategia energetica 2050 e la spiegazione data dal Consiglio federale data a un’interpellanza dello stesso Marchesi. Nel testo si spiega come “l’aumento delle tariffe per l’utilizzo della rete elettrica dovuto agli adattamenti richiesti dalla Strategia Energetica 2050 sarà compreso tra il 27 e il 70 per cento”.
Gysin, i contrari sostengono che la Strategia Energetica 2050 porterà a un aumento dei costi per famiglie e piccole medie imprese. In un momento di aumenti generalizzati delle spese, come convincere la popolazione a votare ‘sì’?
Innanzitutto mettendo in chiaro che la Strategia Energetica 2050, approvata dal popolo nel 2017, non è la Legge sul clima su cui voteremo. Gli oppositori alla Legge clima stanno perseguendo la strategia della confusione, con l’intento di creare insicurezza. Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi legati alla Strategia Energetica, bisogna puntualizzare che si tratta dei costi dell’utilizzo della rete, non dei costi energetici complessivi. E bisogna essere anche ben consapevoli delle conseguenze del non agire: senza Strategia Energetica 2050 il rischio è che i prezzi aumentino in maniera esponenziale, e che non potremo più garantire l’approvvigionamento energetico. Come del resto sta succedendo ora: gli aumenti e le difficoltà che stiamo vivendo sono il frutto della nostra forte dipendenza dalle energie fossili e dall’estero, che non possiamo in alcun modo controllare. La Legge clima, insieme alla Strategia Energetica 2050 già approvata, ci permetteranno di aumentare l’indipendenza dall’estero, ridurre l’impatto ambientale e stabilizzare i prezzi grazie alla produzione locale.
Un aumento dei costi per i cittadini – insistiamo – però ci sarà. A dirlo è il Consiglio federale…
Il Consiglio federale dice che ci potrebbe essere un aumento delle tasse di utilizzo della rete. Ricordo anche che i costi di rete dipendono dai prezzi dell’elettricità. L’aumento delle tariffe nel 2023 è un ottimo esempio: l’attuale dipendenza dall’estero causa pure un aumento degli oneri di rete per la popolazione. Inoltre grazie all’efficienza energetica, pilastro importantissimo della Strategia Energetica 2050, si ridurranno i consumi energetici fino al 40%. I costi energetici complessivi, che dipendono da molti fattori, potranno quindi diminuire. Gli oppositori della Legge clima stanno volutamente creando confusione sul tema energetico mischiando leggi e temi che non sono oggetto della votazione di giugno.
Qualche esempio?
La Strategia Energetica 2050, la Legge sul clima, gli investimenti da fare alla rete. E poi vengono citati studi, strappandoli dal loro contesto. Come lo stracitato studio dell’Empa, che parla di un forte aumento dei costi dell’energia. Quello che l’Udc non dice: lo studio parte dallo scenario energetico autarchico, basato sul biogas sintetico. Uno scenario puramente teorico, non è contemplato da alcuna Legge né strategia. Inoltre, molti degli investimenti nell’infrastruttura energetica citati dallo studio devono essere fatti a prescindere. Nella stessa Strategia Energetica, nello studio citato dal Consiglio federale si parla di diversi accorgimenti che permetteranno di contenere l’aumento dei costi anche della rete. E non bisogna dimenticare gli esempi innovativi e virtuosi, come quello di Lugaggia, assolutamente da seguire. Grazie a un sistema di messa in rete di un intero quartiere, si è raggiunto il 94% di autoconsumo di energia fotovoltaica. Vuol dire meno carico per la rete, e meno costi.
Allarghiamo il discorso. Per i Verdi il voto del 18 giugno sarà un barometro in vista delle Federali di ottobre? Rispetto a 4 anni fa sembra che l’onda verde ha perso slancio e la crisi climatica è scesa tra le preoccupazioni della popolazione
Il cambiamento climatico resta comunque una delle principali preoccupazioni della popolazione, sia in Svizzera che in Ticino come mostrano diversi sondaggi. È invece un po’ sparito dal panorama mediatico e dalla discussione politica. La votazione del 18 giugno sarà molto importante non tanto per le votazioni Federali, che danno poi solo la misura per i prossimi 4 anni, ma per capire quale strada vogliamo intraprendere in fatto di politica climatica.
Restando in tema Federali, il fronte Rossoverde – dopo il risultato delle Cantonali – è rimasto compatto. C’è l’intenzione di allargare l’alleanza a quelle forze ‘minori’ che in aprile hanno corso da sole?
Le porte non sono mai state chiuse. La questione è se poi qualcuno ci vuole entrare da quelle porte. Credo che sarebbe sensato e responsabile cercare di riunire il più possibile le forze progressiste. Non farlo significa semplificare il gioco a delle politiche che non vanno certo nella direzione della nostra visione della società.