Ticino

C'è posta per Palazzo delle Orsoline. Mittente: ErreDiPi

‘Giù le mani dalle pensioni’. Giornata di mobilitazione contro i tagli per i dipendenti pubblici: consegnata in cancelleria la lettera di protesta

Il momento della consegna della lettera
(Ti-Press)
10 maggio 2023
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L'appuntamento è per le 11.15. Ma a Bellinzona, davanti a Palazzo delle Orsoline, sede del governo cantonale, un primo gruppo di manifestanti, guidato da Giuseppe Sergi, deputato dell'Mps al Gran Consiglio, arriva alcuni minuti prima. È quello proveniente da viale Stazione, radunatosi a metà mattinata, alle porte del mercato cittadino. Ad aprire il corteo è lo striscione che ricorda il motivo per cui sono lì e che poco dopo viene appeso davanti alla sede governativa: “-40% in 15 anni e la politica dov’è?” recita lo slogan. Un altro cartello: “Non è un paese per vecchi”. È il giorno della mobilitazione dei dipendenti pubblici contro il peggioramento delle rendite pensionistiche in seguito alla decisione dell'Ipct, l’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, di ridurre progressivamente il tasso di conversione, dall'anno prossimo, dal 6,17 al 5 per cento.

Soldini: attraverso i dipendenti pubblici si colpiscono tutti

Per la consegna della lettera a firma ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni, occorre attendere ancora qualche minuto. Al gruppo di persone già convenute davanti a Palazzo delle Orsoline si unisce intanto quello proveniente dalla Scuola cantonale di commercio. Lo striscione: “Giù le mani dalle pensioni”. Il gruppo di insegnanti è guidato da Tommaso Soldini, docente anche lui alla Commercio e scrittore.

Poco dopo le 11.15 si materializza il cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri. Tra gli applausi (ironici) del centinaio di manifestanti. Al Cancelliere, Soldini consegna la missiva. Una lettera sui motivi della mobilitazione. «La riduzione del tasso di conversione, e quindi il prospettato peggioramento delle pensioni, è solo una delle misure, decise da governo e Gran Consiglio, che in questi anni hanno colpito i dipendenti pubblici, peggiorandone le condizioni di lavoro – sottolinea Soldini –. A queste persone si dice in sostanza che il loro lavoro vale oggi di meno. Non parliamo solo degli insegnanti, parliamo fra gli altri dei poliziotti, delle persone attive nella sanità, nei servizi socio-psichiatrici, e in altri settori dello Stato. Attraverso gli impiegati pubblici – avverte Soldini – vengono colpiti tutti, perché si pregiudica la qualità delle prestazioni a favore in particolare delle fasce più deboli della società e dei giovani, quei giovani che lo Stato è chiamato a formare». Non solo. Il peggioramento delle condizioni di lavoro e del trattamento pensionistico «riduce l‘attrattività della funzione pubblica».

E in piazza i giovani non mancano. Come l'aspirante docente, che sta frequentando il Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi: «Sono qui per solidarizzare con chi andrà prima di me in pensione, ma anche perché sono preoccupato per il mio futuro e per quello di coloro che come me insegneranno nelle scuole». C’è già chi insegna. «Stiamo lottando per ottenere, dalla politica, delle misure di compensazione adeguate per evitare che la riduzione del tasso di conversione vada a penalizzare eccessivamente le rendite», dice perentoria una docente di scuola media.

Sergi: è il punto di partenza

È Sergi che chiude il momento di protesta in Piazza Governo: «Il messaggio di questa giornata è che moltissime persone che lavorano per l'Amministrazione pubblica oggi scioperano. Come ha affermato ErreDiPi, questo dev'essere il punto di partenza, non di arrivo. Nelle prossime settimane ci saranno proposte di accordi e di soluzione: le valuteremo e le discuteremo tutti assieme. E se riterremo che non siano soddisfacenti, non corrispondendo al nostro bisogno di difendere il valore e il livello delle rendite pensionistiche, dovremo continuare questa nostra mobilitazione: oggi abbiamo dimostrato che questa forma di protesta è possibile».

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