I risparmi annunciati dalla Confederazione avranno un impatto anche sui Cantoni. Farinelli: ‘Tutti devono fare la loro parte’. Carobbio: ‘Toccati servizi’
«Si andranno a toccare dei servizi e delle prestazioni ai cittadini», teme Marina Carobbio. «Tutti saranno chiamati a fare la propria parte, anche i Cantoni», mette le mani avanti Alex Farinelli. Le notizie che arrivano da Berna sui conti in rosso e la prospettiva di un taglio trasversale mettono in allerta anche il Ticino. Di fronte al deficit strutturale di 1,6 miliardi comunicato due giorni fa dal Consiglio federale, lo stesso sta approntando un piano con misure di risparmio in tutti gli ambiti. A pesare è anche la previsione secondo cui per i prossimi anni non saranno distribuiti dividendi dalla Banca nazionale.
Davanti a questi scenari si dice molto preoccupata la consigliera agli Stati socialista e membro della commissione finanze della Camera alta Marina Carobbio: «Siamo di fronte a delle vere e proprie emergenze come la diminuzione del potere di acquisto a seguito dell’aumento dei premi di cassa malati, dell’inflazione, dell’incremento dei costi dell’energia e invece di investire la Confederazione prevede dei piani di risparmio che andranno a toccare dei servizi e delle prestazioni ai cittadini». Il rischio per Carobbio è inoltre che si aggravino le difficoltà finanziarie delle casse pubbliche ticinesi: «Una delle misure presentate prevede un disimpegno della Confederazione, caricando oneri sui Cantoni affinché assumano maggiormente il carico delle strutture di accoglienza per i bambini. Sappiamo che è un tema centrale non solo per la parità tra uomo e donna ma anche per favorire la partecipazione al mondo del lavoro, anche laddove ci sono dei settori in cui manca personale, come quello sanitario». Per Carobbio è anche molto problematico che si voglia risparmiare sulla cultura: «In questione potrebbero esserci pure i sussidi per manifestazioni culturali nelle regioni periferiche e nelle minoranze linguistiche col rischio di compromettere la coesione sociale. Mentre in contemporanea si annuncia l’aumento del budget per l’esercito di 600 milioni». Una misura che il governo federale presenta dal canto suo come un rallentamento della spesa militare rispetto a quanto ipotizzato a piano finanziario 2024-2026.
Ma non solo, riprende Carobbio: «Sotto attacco c’è anche la cooperazione allo sviluppo. Questo è dannoso per chi vive in situazioni di estrema povertà e fragilità ma ha anche per il conseguente effetto migratorio che a sua volta crea dei costi». Proprio in merito alle spese in questo settore, secondo la consigliera agli Stati «è peccato che non vengano calcolate tra quelle straordinarie. Questo andrebbe attuato anche per provvedimenti volti a garantire l’approvvigionamento energetico, senza prevedere misure di compensazione». Una delle ricette di Carobbio per far fronte alla situazione va proprio in questo senso: «A Berna si potrebbe rivedere il meccanismo del freno all’indebitamento, rinunciando a compensare spese straordinarie, come appunto quelle per la migrazione o per l’approvvigionamento energetico. Inoltre la Confederazione, come anche il Cantone, dovrebbero rinunciare a proporre ulteriori sgravi fiscali. Si dovrebbe quindi agire sulle entrate». A livello ticinese c’è però il vincolo del Decreto Morisoli, notiamo. «Una delle soluzioni potrebbe essere rinviare l’applicazione fissata per il 2025 della decisione di diminuire le aliquote per le persone giuridiche al 5%», replica Carobbio.
«Quella arrivata da Berna è un’indicazione chiara: la Confederazione deve risparmiare e non potrà quindi assumere nuovi compiti e nuovi oneri». Per il consigliere nazionale Alex Farinelli (Plr) – membro della commissione finanze della Camera bassa – alcune richieste e progetti "in lista d’attesa" dovranno quindi aspettare ancora un po’. E in una situazione d’incertezza come quella attuale, con i contributi della Bns che potrebbero mancare anche nei prossimi anni, «tutti saranno chiamati a fare la propria parte, anche i Cantoni. Non si può pensare che il problema venga affrontato e risolto da un solo livello istituzionale». In ogni caso per Farinelli sarebbe sbagliato parlare di un riversamento sui Cantoni. «Bisogna considerare che dove ci saranno delle necessità ci vorrà un controfinanziamento. Ci troviamo davanti a quello che anni fa il consigliere di Stato Generali definì ‘effetto zattera’: se si vuole uscire da questo momento difficile bisogna remare tutti nella stessa direzione». Un esempio concreto? «C’è sul tavolo un progetto di finanziamento diretto alle famiglie con figli all’asilo nido. Quello che Berna propone è: se si andasse in questa direzione bisognerebbe pensare, per esempio, di ridurre parte della quota dell’imposta federale diretta che viene versata ai Cantoni».
Quello annunciato dal governo federale è un taglio trasversale, che tocca molti settori. «Sarebbe sbagliato in questa circostanza fare una classifica delle priorità tra settori», afferma il consigliere nazionale. «Le diverse sensibilità dei partiti non permetterebbero infatti di agire tempestivamente in un momento dove serve invece che ognuno faccia la sua parte. Si tratta in ogni caso – sottolinea Farinelli – di un taglio stimato del 2%». Tra i settori toccati dal taglio trasversale ci sono anche cultura, agricoltura e trasporto regionale. «Si vuole intervenire negli ambiti che hanno una percentuale minore di spesa vincolata, dove quindi si può agire più tempestivamente». Il Consiglio federale ha infatti chiesto ai Dipartimenti di effettuare gli accertamenti entro fine marzo. «Pensare di agire sulle entrate è inutile in questo momento. Ci vorrebbero anni per modificare le aliquote, che sono stabilite a livello costituzionale». Ed è sempre la Costituzione, conclude il deputato liberale, «a indicare come sul medio termine le uscite non possano superare le entrate. La pandemia ha forse fatto pensare a molti che la questione finanziaria non è un problema. Ora però siamo in una situazione diversa dove anche per questo aspetto serve trovare una stabilità».