Ticino

Albertoni: ‘Investimenti e stabilità occupazionale pure nel ’23’

La Camera di commercio ticinese presenta la sua annuale inchiesta congiunturale. Nel 2022 colpi riassorbiti, ma energia e costi preoccupano le aziende

Ti-Press
(Il punto della situazione)
20 dicembre 2022
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Il 2022 che va a finire tra una decina di giorni per le aziende ticinesi è stato tutto sommato positivo, ma per il 2023 le tante incertezze portano a previsioni meno favorevoli. È questo in estrema sintesi il risultato dell’analisi congiunturale condotta dalla Camera di commercio del Canton Ticino, presentata oggi alla stampa, cui hanno partecipato 247 aziende.

«Le principali preoccupazioni sono dovute ai costi dell’energia e alla reperibilità e ai prezzi delle materie prime», premette il direttore della Cc-Ti Luca Albertoni. E sì, «le previsioni per il 2023 sono un po’ meno buone rispetto a un 2022 dove sostanzialmente l’economia ha tenuto. Il peggioramento ce lo aspettiamo soprattutto dal settore secondario». Risultati che, certo, «non possono non preoccupare». Ma d’altro canto, rileva ancora Albertoni, quest’anno è stato superato abbastanza bene «perché abbiamo la fortuna di avere un tessuto economico diversificato, che a saldo porta esiti tutto sommato accettabili». Tra questi, a soddisfare è quello dell’autofinanziamento aziendale: «È rimasto costante, con il 33% delle aziende che lo considera buono e il 37% soddisfacente. Valori invariati rispetto agli anni scorsi malgrado la pandemia, la guerra e le infinite discussioni sui crediti Covid». Vuol dire che tutto ciò ha avuto un impatto, come negarlo, «ma le aziende hanno ancora un buon margine di manovra finanziario, in altri Paesi metterebbero la firma su questi dati».

‘Investimenti invariati, un bel segnale’

Il dato sull’autofinanziamento giocoforza finisce col riflettersi su quello degli investimenti, «che è rimasto buono». Nel senso che, approfondisce Albertoni, «c’è un leggero calo rispetto ai valori pre pandemici, ma resta un valore molto interessante perché trovarci davanti a un 44% di aziende che ha investito e dichiara che investirà ancora è davvero significativo, considerato il momento storico che stiamo vivendo». E malgrado le previsioni per il 2023 tendano al brutto, «è interessante notare come gli investimenti previsti restino praticamente invariati. Un bel segnale, perché nonostante le difficoltà si continua a cercare di investire per mantenere sia la competitività delle aziende, sia i posti di lavoro».

Infatti, nell’inchiesta congiunturale della Camera di commercio emerge come «l’effettivo del personale è rimasto in linea e, anche per il 2023, l’annuncio di stabilità aumenta». Tradotto? «Tradotto vuol dire che le aziende ci credono, e per noi è chiaro che l’intervento sul personale resta l’ultima ratio. Anche perché per far funzionare un’azienda non ci si può affidare a un’automazione improvvisa e totale...». Insomma, «segnali positivi che abbiamo il coraggio di sottolineare. L’economia ticinese tiene perché il tessuto è solido e riesce ad affrontare situazioni che non sono in tanti, fuori dai nostri confini nazionali, ad affrontare così».

Energia, la possibilità dei prezzi bloccati

Epperò le previsioni tendono al brutto, si diceva. Già, perché a livello di costi per l’energia, approvvigionamento e materie prime il barometro internazionale segna cattivo tempo. Ma, anche qui, si prova a far qualcosa. «Abbiamo lavorato intensamente con Enerti, la società delle aziende di distribuzione di energia elettrica in Ticino» spiega Albertoni. Con l’obiettivo di «trovare una possibilità d’intervento per contenere i costi». Risultato? «Le aziende elettriche hanno deciso di proporre diversi modelli, fra cui uno abbastanza innovativo e particolare: bloccare il prezzo per un determinato numero di anni, stabilito tra le parti. Uno strumento interessante e siamo riconoscenti che venga adottato e praticato, perché se da un lato è chiaro che bloccare un prezzo significa che il costo potrebbe scendere sotto quella soglia, dall’altro – continua Albertoni – c’è la garanzia di poter pianificare diversi anni con costi magari alti, ma previsti». E, sempre parlando di prezzi, «il compromesso potrebbe essere vantaggioso».

Anche perché «tutti segnalano un aumento dei costi, per un terzo delle ditte del settore secondario si va oltre il 50%. Cifre che non possono non preoccupare, soprattutto dal momento che secondo la nostra indagine le fonti energetiche principalmente sono tre: gas, nafta ed elettricità. Si fa presto a dire energie rinnovabili, e si sta facendo molto, ma non è sempre così facile» avverte ancora il direttore della Camera di commercio.

Le potenzialità del fotovoltaico

Certo, c’è però il fotovoltaico. E sul tema il vicedirettore della Cc-Ti Michele Merazzi ricorda come «moltissime aziende sono partite da subito, anche se hanno dovuto confrontarsi con molti ritardi: se per avere i pannelli si necessitava di un paio di settimane, si è arrivati anche a tre mesi di attesa. E quando i pannelli hanno cominciato ad arrivare più rapidamente, si è registrata una maggior lentezza nel reperire inverter e batterie». Un campo minato. Ad ogni modo «alcune aziende stanno pensando di installare pannelli non solo sui tetti, ma anche sulle facciate. Vero, la resa è inferiore, ma aiuta a colmare il gap invernale in quei mesi dove c’è meno luce».

L’energia preoccupa, infatti, dice ancora Albertoni, «i timori di dover sospendere almeno parzialmente la produzione sono considerevoli, con conseguenze importanti sulle forniture, sui prezzi, sui margini e sugli investimenti».

Gehri: ‘Niente da invidiare ad altri cantoni’

Sia come sia, «l’economia ticinese è ancora in salute e non abbiamo nulla da invidiare a svizzero tedeschi e svizzero francesi» afferma il presidente della Camera di commercio Andrea Gehri: «Il Ticino è un Cantone sano, le statistiche lo dimostrano». Rimane il problema dei costi, «un problema reale». Perché «quest’anno sono stati assorbiti per la massima parte dalle aziende, e dimostra la stabilità e la forza del tessuto economico. Ma le ditte non potranno sopportare questi aumenti a lungo termine, pena gli investimenti per il futuro». Il messaggio è chiaro.